Diritti sempre più a rischio in Afghanistan. A tre anni dal ritorno al potere, i talebani hanno annunciato l’ennesimo attacco alla libertà: annunciata l'attuazione di una legge che vieta ai media locali di pubblicare immagini di esseri viventi. Il provvedimento si applica in tutto il Paese e verrà implementato gradualmente, ha reso noto il portavoce del ministero per la Promozione della virtù e la Prevenzione del vizio, Saiful Islam Khyber.
“La coercizione non ha posto nell’attuazione della legge”, ha evidenziato il portavoce dei talebani, sottolineando che sarà compito delle autorità convincere i cittadini che le immagini di esseri viventi sono contrarie alla sharia, ossia alla legge islamica. La legge rientra nella rivoluzione normativa legata ai media e prevede anche il divieto di deridere o umiliare l'Islam o contraddire la sharia. Il ban però sembra interessare solo i “comuni mortali”: i funzionari talebani stanno continuando a pubblicare regolarmente foto di persone sui loro account social.
Ieri i funzionari della provincia centrale di Ghazni hanno convocato i giornalisti locali e hanno detto loro che la polizia morale avrebbe iniziato a implementare gradualmente la legge. Il portavoce dei talebani ha evidenziato che“finora, per quanto riguarda gli articoli della legge relativi ai media, ci sono sforzi in corso in molte province per implementarla, ma non è iniziata ovunque", rimarcando che "i lavori sono iniziati" nella roccaforte talebana meridionale di Kandahar e nella vicina provincia di Helmand.
Scattare foto da più lontano e filmare meno eventi, il primo consiglio dato ai giornalisti. Un modo per “prendere l’abitudine”, la linea dei talebani, che già dal 1996 al 2001 imposero il divieto della pubblicazione di immagini di esseri viventi. Dal 2021, invece, i funzionari hanno sporadicamente costretto i titolari di attività a seguire alcune regole di censura, come cancellare i volti di uomini e donne nelle pubblicità, coprire la testa dei manichini dei negozi con buste di plastica e così via.
Un altro duro colpo alla libertà di stampa, già messa a dura prova come testimoniato dal 178esimo posto su 180 Paesi nella classifica sulla libertà di stampa stilata da Reporter senza frontiere.Un altro passo nella deriva oscurantista del regime, già recentemente al centro delle polemiche per aver soffocato i diritti delle donne, alle quali viene impedito persino di parlare in pubblico.
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