Schiave sessuali e tratta dei bianchi: ecco chi sono i nuovi schiavi

In una serie di report realizzati nel 2023 dal dipartimento di Stato Usa sul traffico di esseri umani, emerge la tragica realtà dei paesi dell’Europa orientale ancora troppo deboli per contrastare la tratta

Schiave sessuali e tratta dei bianchi: ecco chi sono i nuovi schiavi

Un milione di persone mancano all'appello: donne bianche e uomini asiatici vittime di una tratta che, pur seguendo rotte meno note, si aggiunge a quei venti, trenta milioni di disperati che vivono ancora in schiavitù.

Libano ed Emirati centri di sfruttamento

Fu nella Libia italiana ad essere intercettata l’ultima carovana di schiavi. Era il 1929 e le rotte terrestri che per millenni avevano “rifornito” prima Roma, poi Costantinopoli di africani continuavano ad essere battute. E lo sono ancora oggi, fino ai porti del Mediterraneo, con l’immigrazione clandestina.

Parallelamente all’allarmante sfruttamento delle rotte migratorie dal Nord Africa, cui si è discusso anche all’ultimo G7, la rotta balcanica verso l’Europa e verso il Medio Oriente continua ad avere un ruolo drammaticamente importante quanto poco noto.

In una serie di report realizzati nel 2023 dal dipartimento di Stato statunitense sul traffico di esseri umani, emerge la tragica realtà dei paesi dell’Europa orientale ancora troppo deboli per contrastare la stessa richiesta di merce che tre secoli fa interessava gli ottomani. Donne, in particolare giovani e bianche da avviare ai mercati della prostituzione in Medio Oriente o lavoratori a basso costo.

Bulgaria, Romania, Moldavia, Russia, Serbia, Slovacchia sono nazioni esposte ad una tratta che si presenta talvolta sotto forma di “lover boy”: uomini che seducono ragazze giovanissime, spesso emarginate ed in una situazione di debolezza per poi avviarle alla strada o venderle ai trafficanti.

Operai asiatici e donne dell'est Europa

Altra "procedura", orrenda quanto nota, è la falsa promessa di lavoro all’estero che si trasforma in incubo una volta giunti a destinazione. Pratica che ora tocca addirittura gli uomini, specie asiatici: i vietnamiti in Serbia, invitati da agenzie di collocamento e poi ritrovatisi a lavorare sotto pagati o costretti a ripagare le spese di viaggio e di documentazione. Succede anche nel Libano in crisi economica dove, negli ultimi tre anni, Beirut ha continuato a rilasciare permessi di lavoro ad immigrati asiatici ed africani che, all’arrivo, o erano sfruttati con paghe da fame o proprio non pagati. Motivo? La crisi, appunto. Un secondo tipo di visto, destinato alle donne russe, ucraine e nordafricane, è l’ “artistico” per esibirsi nei night club. Tre mesi di permesso. Ma accade che all’arrivo le giovani vengano private del passaporto, risultando essere fuori legge trascorso il periodo e, impossibilitate a mettersi in regola, finiscano per essere preda dei datori di lavoro/sfruttatori.

Altro paese da incubo gli Emirati Arabi Uniti la cui popolazione si stima essere, ad oltre l’80% costituita da stranieri. Indiani, pakistani e bengalesi lavorano nel ramo delle costruzioni in condizioni orribili; le ragazze dell’est Europa sono invece sfruttate per il mercato sessuale: in un Paese in cui la prostituzione è illegale ma tollerata nei grandi alberghi per occidentali, finire nella rete dei trafficanti significa non poterne più uscire. E denunciare servirebbe davvero a poco.

Le guerre che cancellano le tracce

La guerra siriana prima e ucraina poi hanno inoltre esposto milioni di donne e bambini siriani ed ucraini ad uno sfruttamento senza precedenti: profughi in Paesi stranieri (Libano, Moldavia, Romania, Bulgaria), senza protezione, attanagliati dalla fame e dalla mancanza di aspettative è facile per essi finire nelle mani di organizzazioni criminali, facendo perdere alle vittime ogni traccia.

D'altronde, chi avrebbe premura di cercare un nome o un volto nel mezzo di un conflitto armato? Ultima categoria, ma non per importanza, gli orfani, i figli di immigrati in Europa occidentale, i disabili ed i rom che, privi di garanzie e con poche tutele, possono essere rapiti, ceduti da chi dovrebbe occuparsi di loro o comprati a povere famiglie per essere avviati al lavoro nei campi, alle costruzioni o alle strade per le elemosina. Un fenomeno triste e anch’esso poco noto seppure rappresenti un problema di non poco conto in quella Europa orientale i cui paesi (ormai quasi tutti) fanno addirittura parte dell’Unione Europea.

La vita umana non conta

Abituati a valutare il mondo con la nostra ottica di occidentali, cercando di dare centralità ed importanza ad ogni vita umana, talvolta dimentichiamo che in alcune aree del mondo la miseria, le difficoltà del quotidiano e i retaggi di un passato che non vuole passare. Nell'est Europa il degrado economico e sociale causato dalle dittature comuniste prima e dalla transizione democratica poi contribuito ad abbassare i valori di rispetto e di considerazione umani. E non lo dicono solo i report: fra i mediatori del traffico di donne ucraine, moldave, rumene verso il Medio Oriente e l'Europa occidentale vi sono talvolta familiari, fidanzati, amici. O agenzie senza scrupoli che coprono la loro azione criminale dietro un paravento di legalità. Una specie di lotta per la sopravvivenza che sfrutta problemi mai risolti (corruzione diffusa, disoccupazione, disparità sociali, assenza di prospettive) a scapito della propria gente o di disperati di altri paesi.

Peggio di Dragut e di Barbarossa

Il paradosso storico è che fu Giuseppe Mameli (padre di Goffredo) a distruggere una delle ultime basi della corsa barbaresca nel Mediterraneo. Era il 1825, gli schiavi cristiani nelle mani islamiche erano ormai pochi, dopo quattro secoli di razzie e distruzioni che avevano sottomesso e venduto nei mercati di schiavi fra un milione ed un milione e mezzo di europei dall'Islanda alle coste della Calabria. Poi, meno di due secoli dopo ecco che quel traffico orrendo si è ripropone, segno che l'interesse per la "carne bianca" è ancora alto.

Oggi non ci sono i corsari Dragut e Bararossa, o i "nostrani" Uluc Alì e Cıgalazade (italiani convertiti), esistendo semmai un perfetto coordinamento fra le organizzazioni criminali europee e mediorientali che gestiscono tali traffici facilitati, per giunta, della completa ignoranza del fenomeno da parte dell'opinione pubblica internazionale.

Delle incursioni barbaresche si aveva presto notizia mentre, nel 2024, della sorte dei "bianchi" si sa poco o nulla. Nemmeno le più agguerrite associazioni femministe hanno mai trattato questo scottante tema.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica