Guai in casa Netanyahu. A quasi un mese dall'attacco di Hamas che ha riacceso il conflitto tra Israele e Palestina, la vita privata del rampollo del primo ministro israeliano accende i media internazionali, gettando benzina sul fuoco in casa.
Chi è Yair Netanyahu
Yair Netanyahu, 32 anni, laurea in Relazioni Internazionali alla Hebrew University di Gerusalemme, è stato spesso additato come l'ingrato figlio di Bibi, mai partecipe delle sorti avverse del suo Paese, ma soprattutto beneficiario di "sconti" non concessi ad altri suoi coetanei in Israele. Il giovane si trova in Florida dallo scorso aprile e non si sarebbe precipitato in patria come hanno fatto molti connazionali riservisti all'indomani dell'attacco del 7 ottobre scorso. Quanto basta a mettere in cattiva luce il padre, alle prese con la più grave crisi politica in Medio Oriente da decenni.
Un cursus honorum comune a molti scapestrati figli di, dalla messa alla berlina di un personaggio del calibro di Ytzhak Rabin (accusato di aver "ucciso i sopravvissuti all'Olocausto") passando per le simpatie sovraniste in Europa fino ad una serie di colpi di testa che non lo rendono poi così diverso da un giovane Henry d'Inghilterra pre-Megan Markle. Ed è proprio per tamponare le numerose bravate e mettere a tacere voci su simpatie poco consone, scandali semi-politici e flirt con numerose top model, che i suoi lo avevano spedito negli Stati Uniti nel momento più complesso della vita politica del padre, alle prese con la faida politica scatenatasi in Israele per via della famigerata riforma della giustizia.
Netanyahu jr e l'accusa di diserzione
Così, anche tabloid e stampa nazionale avevano derubricato la vita del giovane Netanyahu come non degna dei rotocalchi, preferendo concentrarsi sulle peripezie politiche del padre. Almeno fino a poche settimane fa. La vita dorata di Yair continua, infatti, indisturbata Oltreoceano, mentre in casa monta la rabbia dei suoi coetanei. Ma soprattutto è calata sul giovane l'ombra del disonore: non si tratta solo di un israeliano abile al combattimento, ma del figlio del leader del Paese, per giunta nipote di un eroe nazionale ("Yoni", fratello di Bibi, morto a Entebbe nel 1976). "Perché lui è al sole mentre noi rischiamo la vita?", "Cos'ha lui di diverso da noi?", "Anche lui è un cittadino israeliano, deve tornare a casa!", "Vive imboscato a Miami mentre noi qui rischiamo la vita" sono solo alcuni degli sfoghi dei coetanei in mimetica che, da qualsiasi parte del mondo, sono tornati a casa per combattere. Di fronte alla prime rimostranze, Yair, presumibilmente consigliato dalla regia di casa, si è mostrato in pubblico abbandonando l'ozio di Miami Beach: e lo ha fatto in grande stile dalla cornice di Fort Lauderdale, per promuovere una raccolta fondi promossa da un'organizzazione ebraica.
La sortita in pubblico, tuttavia, non è riuscita a placare gli animi. Su Yair, infatti, non pendono banalmente piume di codardia lanciate dal popolo, bensì l'accusa - giuridica e "politica - di diserzione, che ora rischia di travolgere il padre. Su questa vicenda Bibi, infatti, rischia di giocarsi la sua credibilità politica ma anche militare: come si può, infatti, mettere su in poche ore quasi quattrocentomila riservisti chiedendo loro e alle loro famiglie un enorme tributo e poi lasciare il proprio "ragazzo" alla vita dorata in Florida.
Più di qualcuno, dalla stampa israeliana, sottolinea che la misura serve proprio per tutelare il governo: Yair, infatti, sarebbe stato spedito in America anche per le numerose, troppe, denunce per diffamazione ricevute dopo aver bollato come "terroristi" i suoi connazionali scesi in piazza contro la riforma del padre. Una mina vagante, insomma, foriera di guai.
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