Oltre 2mila arresti, infiltrati e violenze: le università Usa ostaggio dei pro Gaza

Negli Usa le proteste studentesche continuano a mettere a soqquadro i principali campus universitari del Paese. Si contano oltre 2mila arresti e danni ingenti. Biden: "Sì a proteste pacifiche ma senza creare il caos"

Oltre 2mila arresti, infiltrati e violenze: le università Usa ostaggio dei pro Gaza
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È trascorsa l'ennesima notte di fuoco negli Stati Uniti, dove le proteste studentesche continuano a mettere a soqquadro i principali campus universitari del Paese. Il nuovo epicentro delle tensioni coincide con l'Università della California a Los Angeles (Ucla). La polizia, in tenuta antisommossa, proprio come alla Columbia University di New York, ha iniziato a smantellare le barricate innalzate dai dimostranti, rimuovendo cancelli e assi di legno. Nelle ultime settimane, in tutti gli Usa, gli arresti dei dimostranti, la maggior parte dei quali studenti pro palestinesi che protestano contro la guerra in corso a Gaza tra Israele e Hamas, sono almeno 2mila. "Non siamo una nazione autoritaria in cui mettiamo a tacere le persone o reprimiamo il dissenso, ma non siamo nemmeno un paese senza legge. Siamo una società civile e l'ordine deve prevalere", ha intanto dichiarato Joe Biden.

Arresti e proteste: cosa succede nelle università Usa

I dati sono emblematici. Secondo alcune stime effettuate dall'Associated Press sarebbero almeno 2mila gli arresti a seguito delle proteste. Nei soli scontri a Ucla, ha riferito la polizia della California, sono state arrestate oltre 200 persone. Che si sommano alle altre centinaia fermate in altre strutture del Paese che stavano partecipando al movimento in solidarietà con la causa palestinese e per che chiedere che vengano sospesi i legami scientifici e finanziari tra gli atenei ed Israele.

Da Berkeley alla Columbia, dalla California a New York, sono più di quattrocento le università e college americani attraversati dalle proteste studentesche pro Gaza, cominciate all'indomani del massacro di israeliani ad opera di Hamas, il 7 ottobre, ma che si sono intensificate e trasformate in occupazione da metà aprile in sei università. Secondo quanto ricostruito dal Washington Post le prime occupazioni pro-Palestina sono partite da sette università: North Texas, George Washington (Washington Dc), Northwestern (Illinois), Oregon, Brown (Rhode Island), Georgetown (Washington Dc) e Pomona College (California).

Da qui, a partire dal 17 aprile, queste si sono allargate ad altre dieci, tra cui università d'elite come Columbia, Yale e Harvard, oltre a University of Minnesota, Indiana e Southern California. Quella considerata simbolo, alla Columbia, nell'Upper West Side di New York, è cominciata il 17 aprile, non un giorno a caso: era quello in cui la presidente dell'università, Minouche Shafik, era andata a testimoniare al Congresso riguardo le accuse di manifestazioni antisemite nel campus. Cosa che è infine avvenuta con scontri e violenze.

Il sindaco di New York, Eric Adams, democratico che in passato è stato capitano di polizia, ha insistito sul fatto che fra le persone entrate nella Hamilton Hall della Columbia c'erano anche degli studenti, ma che l'occupazione è stata "guidata da persone che non erano affiliate all'università". "C'è un movimento per radicalizzare i giovani. E non aspetterò che sia fatto per riconoscerne l'esistenza", ha detto Adams

La preoccupazione di Biden

Rimasto in silenzio e in disparte per giorni, Biden è stato costretto a intervenire dalla gravità dei fatti. Direttamente dalla Casa Bianca, il presidente americano ha rilasciato una dichiarazione parlando poche ore dopo che centinaia di poliziotti erano intervenuti per sgombrare con la forza la tendopoli nel campus dell'Ucla.

Qui le forze dell'ordine in assetto anti-sommossa hanno sgomberato la tendopoli e secondo la Cnn gli agenti della California Highway Patrol hanno sparato alcuni proiettili di gomma. Gli studenti hanno cercato di fare resistenza schierandosi davanti alla polizia con ombrelli, caschi e scudi di plastica. "Circa 300 manifestanti se ne sono andati volontariamente, mentre più di 200 hanno resistito all'ordine di disperdersi e sono stati arrestati", ha riferito il cancelliere dell'Ucla, Gene Block.

"Le proteste pacifiche sono protette, ma non quelle violente", ha dichiarato Biden, spiegando che "vandalismo, violazioni di proprietà privata, finestre rotte, far chiudere campus, cancellando lezioni e diplomi, intimidazioni e minacce, niente di questo sono proteste pacifiche". "C'è il diritto di protestare, ma non il diritto di creare caos", ha aggiunto lo stesso Biden.

"Abbiamo tutti visto immagini che mettono alla prova due principi fondamentali americani", ha detto ancora il presidente riferendosi alle immagini degli sgombri nelle università occupate.

"Il primo è il diritto alla libertà di espressione e di riunirsi pacificamente per far sentire la propria voce, il secondo è il rispetto della legge, entrambi devono essere mantenuti", ha quindi aggiundo Biden che finora non era formalmente intervenuto sulle proteste contro la guerra a Gaza, che rischiano di creargli gravi problemi con il voto degli elettori più giovani, che è stato cruciale per la sua vittoria nel 2020.

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