"Ha deluso la città": New York (e la sinistra) si ribellano contro Biden sui migranti

L'emergenza migranti mette in ginocchio New York, ma la Casa Bianca resta sorda agli appelli del sindaco Adams che sfodera il pugno di ferro

 "Ha deluso la città": New York (e la sinistra) si ribellano contro Biden sui migranti

La questione migranti fa salire la tensione a New York: il sindaco Eric Adams non riesce più a destreggiarsi con l’afflusso di disperati in ingresso nella Grande Mela a qualsiasi ora del giorno e della notte. Scarseggiano i posti letto, il personale necessario, ma anche la gestione pratica delle richieste è ormai al delirio burocratico. Da mesi, la fotografia dell’emergenza è la sede dell’Immigration and Customs Enforcement davanti alla quale, ogni giorno, centinaia di richiedenti sono in fila dalle prime ore dell’alba, sperando di essere fra i seicento fortunati che ogni giorno vengono ricevuti.

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Richiedenti asilo in coda fuori dal Roosevelt Hotel di Midtown Manhattan di New York

La storica accoglienza dei migranti a New York

Quasi 113mila persone che, nel giro di soli dodici mesi, sono arrivate a bussare alle porte del paradiso: qui nella città ove sussiste l’obbligo legale di offrire un posto letto a chiunque chieda assistenza. Ma se l’ordine delle centinaia era gestibile con le risorse locali, l’aumento dei flussi ha mandato in crisi la città, invocando la crisi umanitaria. Tra arrivi e partenze, circa 60mila migranti restano in città e sono affidati stabilmente all’accoglienza locale, ridotta ora a soli due mesi per gli adulti senza famiglia: un provvedimento che ha fatto molto discutere, cozzando contro la politica dell’accoglienza cittadina vecchia di decenni. Per questa ragione, nelle prossime ore, tutti coloro i quali sono in città da più di due mesi, finiranno in strada senza alloggio né lavoro. Una politica di “deterrenza” l’ha definita il sindaco, nella città dove l’assicurazione di un posto letto sarebbe divenuta una “calamita”.

Il problema dei migranti distruggerà New York” ha tuonato Adams, raccogliendo il sostegno degli avversari del Gop, pronti a chiedere l’abolizione della Right-to-Shelter Law del 1981 che prevede che chiunque arrivi, presso un rifugio per senzatetto, in città dopo le 22.00 ha diritto ad avere subito un letto se si tratta di famiglie con bambini, entro un giorno se si tratta di adulti single. Negli anni Settanta e Ottanta, emergenze sociali legate alla salute mentale e al consumo di droghe, così come le carenti politiche abitative e degli affidi dei minori posero sotto pressione l’area urbana e i servizi sociali newyorkesi: così tanto da invocare una regola generale di accoglienza, per non lasciare in strada nessuno, in una metropoli già popolata da centinaia di homeless.

Chi sono i migranti che arrivano a New York

Ma chi sono gli uomini, le donne e i bambini che arrivano a New York? I flussi giungono prevalentemente dal Venezuela, dal confine meridionale, attraversando quell'inferno in Terra che prende il nome di Darién Gap: la vera crisi umanitaria ha origine qui, nel Paese che nel febbraio scorso ha fatto registrare sette milioni di persone in fuga su un totale di 29 milioni di abitanti traviati dal regime di Maduro e dalla fame. Gli arrivi, in continuo aumento, hanno costretto i funzionari locali a invocare l’aiuto federale di fronte alla penuria di spazio e di risorse: il sistema dell’accoglienza rischia il collasso per un’operazione che Adams stima costerà circa 12 miliardi di dollari in tre anni.

Sempre più spesso, i nuovi arrivi provengono anche da Paesi africani: si tratta di migranti che giunti in Sud America decidono di intraprendere il pericoloso viaggio attraverso il continente: molti di loro sono arrivati fin qui con il benestare di funzionari del Texas, dove il governatore Abbott si è reso protagonista di una singolare rimostranza, inviando con i suoi bus migliaia di migranti verso New York, nel tentativo di suscitare l’indignazione federale. Singolare il caso di El Paso, città a guida democratica, che ha organizzato il trasferimento di centinaia di migranti verso New York, dietro richiesta di quest’ultimi.

Una situazione esplosiva quanto basta a mettere la Casa Bianca e New York una contro l’altra. Adams, infatti, ha intrapreso la via per Washington richiedendo un maggiore impegno del governo centrale, soprattutto in fatto di fondi e permessi di lavoro. Velocizzare queste procedure, infatti, renderebbe l’accesso alle offerte occupazionali più semplice e più rapido, permettendo a chi è in grado di lavorare di poterlo fare da subito, aiutando a decongestionare la prima accoglienza in città. Ma su questo punto il presidente Joe Biden non ha voluto sentire ragioni, “deludendo” la città, come ha sottolineato Adams.

Migranti: la faida tra democratici tra carenze e fallimenti

Della faida tutta interna ai democratici sulla vicenda ha pagato anche le spese la commemorazione nazionale dell’11 settembre, che pare aver fatto emergere lo scontro tra Washington e New York: la stampa newyorkese, infatti, si è rifiutata di accettare la tesi dello scalo in Alaska di due settimane fa. L’assenza del presidente Biden alle cerimonie a New York sarebbe un’ulteriore conferma delle tensioni con Adams e la governatrice Kathy Hochul, entrambi democratici, per la posizione che hanno assunto sulla questione migranti, denunciando da mesi l’eccessivo afflusso di rifugiati nell’intero Stato e, più ingenerale, nella Grande Mela. Se, infatti, Adams e Hochul, erano stati a lungo in disaccordo sulle politiche migratorie, ora concordano sul pugno di ferro: a maggio vi era già stata una stretta sulle associazioni di volontariato che accolgono i bus notturni traboccanti di disperati in cerca di assistenza. Solo poche settimane fa, invece, è sopraggiunta la confisca dei motorini parcheggiati nei paraggi dei dormitori. Una misura autolesiva, poichè, la maggior parte degli accolti si autosostenta lavorando come pony express, nella nazione che ha fatto del delivery a domicilio un lusso quotidiano.

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Se in passato amministrazioni come quella dei sindaci Dinkins e Giuliani avevano provato a smantellare il sistema di accoglienza di New York, ora Repubblicani e amministrazioni democratiche al collasso chiedono a gran voce di agire.

Ma come? Ad Adams la responsabilità storica eventuale di abrogare le politiche di protezione della città, mentre al presidente Biden quella di ripristinare il Remain in Mexico. Un tema che non potrà essere trascurato nella battaglia delle primarie, ancora prima di quella per la Casa Bianca.

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