Lo stallo nei negoziati per un cessate il fuoco potrebbe costringere la leadership politica di Hamas ad abbandonare il Qatar. Stando a quanto rivelato dal Wall Street Journal, che ha citato fonti arabe, i vertici dell’organizzazione terroristica starebbero valutando di lasciare l’Emirato e hanno contemporaneamente subito minacce di espulsione qualora non dovessero accettare un accordo sugli ostaggi.
Pare che il movimento islamico abbia già contattato altri due Paesi per chiedere ospitalità. Uno di questi sarebbe l’Oman, i cui rappresentanti non hanno voluto commentare le indiscrezioni del quotidiano americano. Se Hamas dovesse lasciare il Qatar, i colloqui diplomatici potrebbe essere compromessi e sarebbe più difficile per Israele e Stati Uniti trasmettere messaggi al gruppo. Ulteriori rallentamenti del processo negoziale, questi, che si aggiungerebbero alla situazione già molto difficile. “I colloqui si sono già arenati di nuovo, senza quasi nessun segnale o prospettiva di ripresa a breve, e la sfiducia tra Hamas e i negoziatori sta aumentando", ha dichiarato un negoziatore arabo. Un altro ha rivelato al Wall Street Journal che "la possibilità che i colloqui vengano completamente ribaltati è molto reale".
Il premier dell’Emirato Mohammed bin Abdulrahman al-Thani ha inoltre dichiarato che il Qatar ha intenzione di rivalutare il suo ruolo di mediatore tra Tel Aviv e l’organizzazione terroristica, sostenendo che “alcuni politici ci stanno usando per i loro obiettivi”. Il premier Benjamin Netanyahu, inoltre, ha accusato Doha di non essere imparziale e al Congresso Usa è stata presentata una proposta di legge per ritirare al Paese del Golfo lo status di alleato principale non della Nato fino a quando non espellerà tutti i leader di Hamas o li consegnerà alle autorità americane. Una situazione molto complessa per il Qatar, dunque, che si trova schiacciato tra la pressione del blocco occidentale e il “ritorno di fiamma” di quella che potrebbe essere visto dal mondo musulmano come l’abbandono della causa palestinese.
Dall’inizio del conflitto, Doha non ha mai denunciato le azioni di Hamas ma si è immediatamente posta in un ruolo di mediazione tra le parti.
I suoi negoziatori sono stati fondamentali per il raggiungimento della tregua di novembre 2023, ma la reticenza dell’organizzazione palestinese nell’accettare le condizioni poste da Israele ha reso impossibile un nuovo cessate il fuoco, nonostante i mesi di colloqui e pressioni diplomatiche da parte della comunità internazionale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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