Il bunker che nascose Michele Zagaria durante tutta la sua latitanza viene abbattuto. Per Casapesenna, il comune in provincia di Caserta, quella di oggi è una giornata storica per la lotta alla camorra: là, dove il boss dei Casalesi venne arrestato il 7 dicembre del 2011, sono stati rasi al suolo tutti i fabbricati della villa in cui si era rifugiato per 16 anni. Una volta completamente ripulita l'area diventerà un parco pubblico.
È stato il ministro dell'Interno, Matteo Piantesodi, a dare il via alle ruspe alle ore 11 alla presenza anche del governatore Vincenzo De Luca. L'operazione, che ha forte valore simbolico per tutta la comunità dell'agro aversano, nasce infatti da un'intesa siglata tra Regione Campania e Viminale. Il 3 febbraio il sindaco del centro dell’agro Aversano, Marcello De Rosa, aveva firmato il decreto per la demolizione della villa di via Mascagni.
Nel dicembre scorso era stato approvato dalla Giunta il protocollo d'intesa tra Regione e Ministero dell’Interno – e il relativo finanziamento a carico della Regione – finalizzato all'abbattimento dell’immobile. "Oggi è una giornata epocale perché Casapesenna non più il paese di Zagaria ma del popolo di Casapesenna. E dopo tante pagine nere scritte in questo territorio festeggiamo finalmente una pagina bellissima di legalità e di sinergia con lo Stato". Così il il sindaco De Rosa. "La venuta del Ministro Piantedosi, del presidente della Regione e di tanti rappresentanti delle istituzioni - ha aggiunto - ci riempie cuore di gioia e ci fa sentire lo Stato vicino".
Chi è Michele Zagaria
Nato il 21 maggio 1958 a San Cipriano d'Aversa, Michele Zagaria – soprannominato Capastorta – è stato boss del clan dei Casalesi e considerato a livello nazionale il "re del cemento" per i suoi affari negli appalti pubblici gestiti con profitto in diverse regioni italiane. Quello di cui si occupava era il movimento terra (anche con noleggio di attrezzature e macchinari), il ciclo del calcestruzzo, lo smaltimento dei rifiuti inerti. Le sue ricchezze provenivano da lavori svolti nel Lazio, in Toscana, in Umbria, in Abruzzo, in Lombardia e soprattutto in Emilia Romagna.
Più volte condannato per mafia, il blitz che fece concludere i suoi 16 anni di latitanza scattò all'alba del 7 dicembre 2011 e si concluse solo a mezzogiorno, quando Zagaria decise di arrendersi perché alla villetta era stata tolta la corrente e lui, rintanato nel bunker, senza aerazione rischiava di morire soffocato. A stanarlo fu la squadra mobile di Napoli, all'epoca guidata da Vittorio Pisani, che da pochi mesi era stato raggiunto dalla misura cautelare del divieto di dimora a Napoli perché accusato di rivelazione di notizie riservate, abuso d'ufficio e favoreggiamento: accuse tutte poi crollate.
A coordinare le operazioni l'allora pm della Dda Catello Maresca, oggi capo dell'opposizione in consiglio comunale a Napoli e giudice a Campobasso. Nella giornata odierna, ecco quindi l'inizio della demolizione (non solo) simbolica del bunker.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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