"Devono essere ricollocati". L'appello dei residenti sul prete pro-migranti

Il Comitato dei residenti di Vicofaro ha espresso preoccupazione per il fatto che pochissimi migranti ospiti di don Biancalani si sarebbero sottoposti al test Mantoux voluto da Asl. E hanno invitato le istituzioni a ricollocare gli occupanti della chiesa in strutture di accoglienza più attrezzate

Don Massimo Biancalani, parroco di Vicofaro
Don Massimo Biancalani, parroco di Vicofaro
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“Invitiamo nuovamente tutte le istituzioni coinvolte nel Comitato provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica a farsi parte attiva affinché venga eseguito un vero screening di tutti gli occupanti della chiesa. E affinché venga trovata un’altra sistemazione, consona, per tutti loro”. Questo è quanto chiedono i membri del Comitato residenti per Vicofaro, invitando indirettamente le istituzioni a procedere comunque (quando sarà possibile) allo sgombero degli spazi della parrocchia di don Massimo Biancalani. Sulla struttura pende ancora l'ordinanza di sgombero dei locali della chiesa firmata dal sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi, a seguito della "persistenza delle problematiche igienico-sanitarie già più volte evidenziate, con aggravamento delle stesse" emerse nel corso di un recente sopralluogo di Asl.

Ma l'edificio non è ancora stato sgomberato, perché alla luce del ricovero di un migrante nel reparto malattie infettive del nosocomio locale concretizzatosi di recente, Ausl Toscana Centro ha disposto uno screening sanitario volto ad accertare ed eventualmente a circoscrivere il rischio di diffusione della tubercolosi. Gli esiti delle prime analisi, resi noti nei giorni scorsi dall'azienda sanitaria, avrebbero se non altro escluso rischi legati al contagio e gli operatori avrebbero peraltro provveduto a sanificare i locali della parrocchia. Ma i controlli sarebbero stati effettuati su un campione numericamente fin troppo esiguo: secondo il Comitato, degli oltre 150 migranti ospitati sino a poche settimane fa nei locali della parrocchia, solo una minima parte avrebbe deciso di sottoporsi al test.

Quasi tutti gli stranieri si sarebbero infatti allontanati da Vicofaro e proprio per questo motivo, a detta dei componenti del comitato, il "rischio contagio" non può ancora considerarsi del tutto scongiurato (perlomeno in linea potenziale). E questi ultimi hanno invitato Asl a prolungare le operazioni, ribadendo poi la necessità di ricollocare i migranti della comunità di don Biancalani in strutture maggiormente attrezzate per l'accoglienza.

"Come si può anche solo parlare di assenza di rischio o minimizzare il problema se gli esami non possono essere nemmeno eseguiti? Appare evidente che se qualcuno non si sottopone agli esami strumentali, non potrà mai sapere se è portatore di malattia o meno - si legge in una nota del Comitato residenti per Vicofaro - inoltre, se gli occupanti della parrocchia di Vicofaro non effettueranno lo screening della malattia, come si può anche solo pensare di curarli e prevenire un eventuale peggioramento del loro stato di salute? Non è certamente con la semplice pulizia dei locali che verrà risolto questo grave problema".

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