Quello "strano" disordine. Cosa non torna nella scomparsa di Gino Panaiia

Il 25enne è stato immortalato l'ultima volta a Rozzano (Milano) dopo una serata con gli amici e la fidanzata. Poi più nulla

Quello "strano" disordine. Cosa non torna nella scomparsa di Gino Panaiia
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Il fratello Nicolò lo ha detto fin troppo chiaramente lunedì sera in diretta ai microfoni di Riccardo Barlacchi della trasmissione televisiva di Antenna 3 «Orario Continuato»: «Cosa penso gli sia successo? Secondo me Gino è morto».

Gino è Gino Panaiia, milanese di 25 anni, artigiano nell’impresa edile del fratello e residente alla Barona. Il ragazzo è introvabile dalla notte di Halloween, quella tra il 31 ottobre e l’1 novembre.

Cosa è successo

Le telecamere di sorveglianza lo immortalano mentre entra, in sella al suo scooter Piaggio Liberty 125 grigio, in una strada di campagna a Zibido San Giacomo a Rozzano, località dove quella sera si era incontrato in un locale con il solito gruppo di amici e la fidanzata, Federica, ultima a sentirlo mentre il ragazzo era diretto sulle due ruote verso casa. «Sono in campagna» le ha risposto mentre era in scooter. Poi più nulla. Dopo ho tentato di chiamarlo ancora, il telefono suonava a vuoto. Alle 2 ha smesso di suonare, come se si fosse scaricato».

Gli oggetti ritrovati e lo «strano» disordine

Lungo quel percorso sterrato sono poi stati trovati alcuni oggetti che appartengono al 25enne: il suo giubbino smanicato, il casco, una sola scarpa, e lo stesso motorino rinvenuto in un fosso, con il frontalino rotto, la sciarpa regalatagli da Nicolò. «Un pezzo qui, un altro là, in un disordine strano che fa pensare a qualcosa di calcolato, fatto apposta. Come se qualcuno avesse voluto far credere a tutti a un gesto disperato. Per poi magari portarselo via in macchina. Anche perché tutte quelle tracce dovrebbero alla fine portare a Gino. E invece Gino non si trova» ha detto ancora il fratello.

Cosa è successo quella sera nel locale

La ragazza Di Gino è stata l’ultima a sentirlo: era preoccupata per lui perché, all’uscita dal locale e prima di andarsene, non si reggeva in piedi. «Prima di tornarsene verso casa Gino ha avuto un battibecco con uno dei nostri amici, ma solo perché aveva bevuto troppo e l’amico non voleva lasciarlo andare a casa da solo in quelle condizioni - racconta -. Gino ha insistito ad andare ugualmente, anche perché conosceva bene quella strada. Così ha strappato all’amico le chiavi del Liberty che l’altro gli aveva tolto per indurlo a farsi accompagnare. E se n’è andato».

«Quella strada la conosce benissimo, l’ha percorsa per tanti anni proprio per andare a casa di Federica - le fa eco la sorella del giovane scomparso, Anna -. Gino, dritto o storto a casa c’è sempre tornato, gli deve essere successo qualcosa, non sappiamo più cosa pensare, è un ragazzo normalissimo. Accanto a quel casolare dove sono stati rinvenuti gli oggetti che gli appartengono (la cascina Casiglio, ndr) c’era passato centinaia di volte».

La zona della scomparsa

Si tratta di un grande casolare, casette qua e là, e poi stalle, magazzini, fienili, la maggioranza sono abbandonati. Di notte i campi vicini, pieni di buche e pozzanghere, sarebbero frequentati da pusher, con gruppi di nordafricani che avrebbero «esportato» il modello del bosco dello spaccio di Rogoredo in quest’area, tra il Naviglio Pavese e il Parco del Ticino, seppur non con grande successo.

«Tutte le mattine viene a lavorare con me nella mia impresa edile e non si è mai allontanato - insiste ancora il fratello. In passato è capitato che avesse litigato con qualcuno. Una volta lo abbiamo ritrovato su una panchina che aveva un taglio a un braccio, ma non è mai sparito nel nulla. E con me ha sempre parlato, non penso che se ne sarebbe andato senza dirmi niente».

«In questi giorni ho fatto un giro con la mia macchina in quella zona insieme a un’altra persona, il giorno dopo siamo andati a piedi perché così potevamo cercare meglio. Ed è così che abbiamo ritrovato i primi oggetti- prosegue Nicolò Panaiia -. Poi i carabinieri hanno sorvolato l’area con dei droni e lunedì sera sono arrivati anche i cani molecolari. Ma di Gino non c’è traccia.

Un incidente stradale? Ma a quest’ora lo avrebbero già trovato! Io temo che qualcuno possa avergli fatto del male».

Anche la sorella Maria non crede al gesto estremo. «Lo conosco, mi sembra strano che possa essersi fatto del male da solo. Ti aspettiamo Gino, facci sapere qualcosa».

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