Via dal ristorante senza pagare: occhio alla truffa dei "vestiti civetta"

Arriva la truffa dei vestiti civetta, il nuovo metodo studiato dai truffatori per uscire dal ristorante senza pagare: la testimonianza di una vittima. Il fenomeno inizia a diffondersi a macchia d'olio

Via dal ristorante senza pagare: occhio alla truffa dei "vestiti civetta"

Uscire dal ristorante senza pagare, lasciando degli oggetti sul tavolo per convincere proprietario e dipendenti che si tratta semplicemente di una breve assenza: è allarme sulla truffa dei vestiti civetta.

Una truffa inattesa

A fornire la sua diretta testimonianza, e a spiegare a Il Giorno che si tratta di uno stratagemma oramai purtroppo sempre più diffuso tra i truffatori, è il titolare dello storico "Capri" di Busto Arsizio Luigi Savino. Uno sviluppo assolutamente inatteso, dato che, in apparenza, si trattava di una famiglia perbene, composta da due adulti e una bambina. I clienti non si sono fatti mancare nulla, ordinando piatti costosi tra cui ostriche, gamberoni e astice e concludendo il pasto con un dolce. Un conto da 200 euro, mai saldato dai mangiatori a sbafo, che si sono dileguati dopo cena. "Sono spariti. Gli agenti mi hanno detto che non sono l'unico, e che casi simili si stanno ripetendo, anche con conti non pagati ben superiori al nostro", racconta il titolare.

Lo stratagemma

Una truffa messa in atto con attenzione e cura dei dettagli, difficile da prevedere, anche per il fatto che si trattava di una famiglia al di sopra di ogni sospetto, peraltro con una bambina al seguito.

È accaduto di domenica sera, in un momento in cui il ristorante Capri era pieno, ricorda Savino. Una coppia entra nel locale con la bimba, si siede al tavolo indicato e dal menu sceglie delle portate dal costo rilevante: "Hanno ordinato i piatti di pesce più pregiati e costosi: ostriche, gamberoni, astice", spiega il titolare. Dopo aver mangiato anche il dolce, prima dell'arrivo del caffè, mentre il padre va fuori dal ristorante per fumare una sigaretta, madre e figlia si recano in bagno. La situazione non crea tuttavia alcun allarme."Sulle sedie hanno lasciato i vestiti, sul tavolo una borsetta e addirittura dei gioielli", prosegue il titolare del "Capri, "vedendo che c'erano le loro cose al posto ero tranquillo, ritorneranno di sicuro, ho pensato". Ma i tre sparicscono dai radar di proprietario e dipendenti, e il conto da 200 euro resta non saldato.

E i vestiti e gli oggetti apparentemente di pregio abbandonati? Si trattava di uno specchio per le allodole, di abiti "da quattro soldi, probabilmente presi in un mercatino per pochi euro, e anche i gioielli erano bigiotteria di pochissimo valore", precisa Savino.

Come difendersi

Lo studio nei minimi dettagli della truffa lascia atterrito il proprietario del ristorante. "La cosa che mi ha fatto arrabbiare davvero è che questa non la classica ragazzata di chi si prende una pizza e una birra e poi non paga", spiega infatti, "queste sono cose che sono capitate e che, insomma, si prendono con filosofia. Qui invece c'era premeditazione, organizzazione. Con una bambina coinvolta. Una cosa intollerabile".

Per evitare di rimanere di nuovo fregato, il proprietario del "Capri" si è visto costretto ad adottare, suo malgrado, una soluzione rigida. Da quella domenica, infatti, è stato affisso un cartello in cui si fa obbligo a chiunque lasci il tavolo di consegnare un documento alla cassa.

"È assurdo lo so e gli stessi clienti sono rimasti perplessi e mi hanno chiesto come mai tanta fiscalità", ammette Savino. "Mi dispiace spiegare a tutti quello che è successo, ma un'altra fregatura così non la prendo più", conclude.

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