Accetti, i telegrammi, le rune: quel legame tra Emanuela Orlandi e la baronessa scomparsa

Riaperta l’indagine sulla morte della baronessa Rothschild: una teoria la collega a Emanuela Orlandi, Mirella Gregori e Katy Skerl

Accetti, i telegrammi, le rune: quel legame tra  Emanuela Orlandi e la baronessa scomparsa
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Il sequestro di Emanuela Orlandi avvenne in un quadro estremamente complesso. Roma consumava gli ultimi strascichi, in termini di conseguenze, degli Anni di Piombo, la criminalità organizzata dilagava con la Banda della Magliana, senza dimenticare che gli anni ’80 furono quelli dei grandi sequestri a scopo estorsivo. Ma una suggestione spunta ora da un altro cold case di recente riaperto.

Il giornalista Fabrizio Peronaci sul Corriere della Sera traccia una linea rossa tra la scomparsa della 15enne con la fascetta e la morte, si indaga per omicidio, di una nobildonna, avvenuta quattro anni prima rispetto a quel 22 giugno 1983. Non solo: le scomparse di altre due coetanee, talvolta associate alla giovane Emanuela, potrebbero far capolino nel caso.

La baronessa Rotschild

A fine novembre 2024 Quarto Grado aveva annunciato che il cosiddetto “giallo dei mondi Simbruini” era stato riaperto dalla procura di Macerata. Il 29 novembre 1980 Jeannette Bishop May, baronessa di Rotschild, scomparve con l’interprete e amica Gabriella Guerin, durante un percorso in automobile, mentre le due donne soggiornavano a Sarnano. I loro resti furono ritrovati, devastati dagli animali selvatici, il 27 gennaio 1982, ma nel 1989 le indagini furono chiuse: continuò ad aleggiare, per gli inquirenti, lo spettro dell’omicidio. No, la baronessa non poteva essere morta per assideramento.

Torna il nome di Marco Accetti

Marco Accetti è un fotografo che nel 2013 si autoaccusò del rapimento Orlandi, affermando di essere in possesso del flauto della ragazza, cosa poi smentita dalle indagini. Tuttavia nel 2013 Accetti si recò alla procura di Roma consegnando un memoriale in cui compare diverse volte il nome della baronessa Rothschild.

Ispirandoci alla strategia di alcuni giornalisti del Rudé pràvo, testata del partito comunista cecoslovacco pensammo di coinvolgere in una falsa testimonianza la baronessa Rothschild, che avrebbe dovuto riferire di aver appreso informazioni riservate sullo Ior durante una liason con monsignor Marcinkus”, ha scritto Accetti. Sostanzialmente si cercava di “incastrare” Marcinkus, personaggio all’epoca non esattamente popolare in Vaticano, nell’incipit di quello che sarebbe passato alla storia come lo scandalo Ior-Ambrosiano.

La Rotschild sarebbe stata scelta per le sue amicizie in ambiente ecclesiastico, ma alla fine “la falsa testimonianza rimase allo stato di progetto”. Tanto più che la baronessa scomparve, in una ridda di sospetti tra coloro che avrebbero spinto per il suo coinvolgimento e coloro che li ostacolavano.

I telegrammi

Nelle stesse ore in cui la baronessa scompariva nel nulla sui monti Simbruini, ci fu un mega-colpo alla casa d’aste Christie’s di Roma. In quest’ultima sede fu inviato un telegramma: “Se volete ritrovare la refurtiva recatevi in via Tito Livio 130, interno 3”. Normalmente questa potrebbe essere considerata una richiesta di riscatto o un “cavallo di ritorno”, ma in questo caso non lo è, perché lo stesso indirizzo viene menzionato in altri due telegrammi.

Uno di essi è giunto alla pensione di Sarnano in cui la Rotschild con l’interprete alloggiavano: “Ti aspettiamo giovedì in via Tito Livio. Roland”. La data di arrivo è il 4 dicembre 1980, ma la baronessa era già scomparsa. Un altro telegramma, firmato Cespedes, arrivò invece alla famiglia di Valerio Ciocchetti, imprenditore rapito il 3 dicembre 1980 e poi ritrovato morto nel Tevere. Giunti all’indirizzo specifico e all’appartamento specifico, i carabinieri trovarono solo un gruppo di migranti latini. Tuttavia nello stesso edificio avrebbe avuto un ufficio Pippo Calò, il cosiddetto “banchiere della mafia”.

La crittografia runica

Infine nel giallo c’è anche una lettera, o meglio due lettere, identiche, sibilline e scritte con caratteri runici, giunte a due donne il 25 marzo 2013, ovvero due giorni prima che Accetti si autoaccusasse. Le due donne erano Raffaella Monzi, ovvero l’amica di Emanuela Orlandi che l’aveva vista per ultima, e Antonietta, sorella di Mirella Gregori.

Il messaggio: “Non cantino le due belle more per non apparire come la baronessa e come il ventuno di gennaio martirio di S. Agnese con biondi capelli nella vigna del Signore”.

Difficile dire cosa significhi, ma è interessante l’utilizzo del termine “baronessa” - si riferisce alla Rothschild? - e il cenno al giorno di sant’Agnese e alla vigna. Sant’Agnese cade il 21 gennaio, lo stesso giorno in cui, nel 1984, scomparve Katy Skerl, poi ritrovata morta in una vigna di Grottaferrata.

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