Nell’audiocassetta inviata all’Ansa il 17 luglio 1983 c’è la voce di Emanuela Orlandi? E le torture che si ascoltano sono autentiche? Sono le due domande più ricorrenti ogni volta che si parla di questo argomento. Ora un’inchiesta di “Chi l’ha visto?” ha stabilito la possibilità un parallelismo tra il caso Orlandi.
In trasmissione è stata fatta ascoltare la registrazione dell’udienza di un processo non specificato, che si è concluso il 15 luglio 1983, due giorni prima della comparsa della cassetta. Gli imputati di questo processo sarebbero stati funzionari dello Stato e alcune giovani donne, tra cui quella che parla, registrata in aula, hanno raccontato di botte e torture choc: “Mi spogliarono e mi misero su un tavolo, dicendo che mi avrebbero violentata con un bastone”. Vengono annoverate percosse inoltre sulle zone genitali e privazione del sonno.
L’interrogativo che la trasmissione di Rai 3 si è posto è questa: e se questa e altre giovani donne coinvolte nel caso giudiziario fossero state registrate? È possibile che sia la voce di una di loro nell’audiocassetta inviata all’Ansa? D’altra parte stando alla narrazione in aula, anche una di loro, durante le torture, chiede che le si permetta di dormire.
Nella documentazione del Sismi, risalente al 1983 ma resa nota solo nel 2016, si legge che la registrazione possa essere verosimilmente autentica e che vi si possono ascoltare 3-4 voci maschili, tra cui una con una spiccata intonazione romanesca.
A un certo punto della registrazione, è come se la bocca della ragazza che subirebbe le sevizie venga tappata: in realtà altre somiglianze sono state trovate nella narrazione delle torture fatta da Enrico Triaca, accusato di essere stato un fiancheggiatore delle Brigate Rosse, che ha detto di aver subito waterboarding, un tipo di tortura che simula gli orrori dell’annegamento. Triaca è stato poi condannato per calunnia, anche se un commissario di polizia di Genova ha affermato di essere stato presente e che con Triaca ci fosse anche una donna. Si tratta tuttavia di una suggestione interessante, per via del contesto storico, gli anni di piombo, che fu lo sfondo non collegato del sequestro Orlandi, avvenuto il 22 giugno 1983.
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“Da un lato provo una sorta di sollievo. Quella persona non è Emanuela. Ma dall’altro lato c’è una persona che ha sofferto”, ha commentato in studio Pietro Orlandi dopo aver ascoltato la registrazione del tribunale.
E ha espresso speranze in relazione che la cassetta sia solo l’ennesimo depistaggio: “Può liberare la storia di Emanuela dalla questione dell’audiocassetta se non c’entra niente. E rimane solo da capire perché hanno voluto legare queste due cose all’epoca e a chi era indirizzato quel messaggio? Era come un messaggio a qualcuno”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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