Nella vicenda del presunto omicidio di Saman Abbas c’è un grosso nodo da sciogliere, un inquietante indovinello che prima del processo sarà impossibile risolvere: chi è Shabbar Abbas?
L’uomo - 46 anni, coniugato con Nazia Shaheen al momento latitante in Pakistan, due figli - è accusato di essere stato il mandante del delitto d’onore che avrebbe portato alla morte della figlia Saman, 18 anni. Arrestato a Charanwala, ha trascorso una notte in carcere a Mandi Bahuaddin ed è stato tradotto a Islamabad dove questa mattina si sta svolgendo l’udienza di convalida in cui gli sarà notificato il mandato di cattura internazionale emanato dall’Interpol, cui dovrebbe seguire l’estradizione in Italia.
Ci sarà di sicuro un processo in Pakistan nei prossimi giorni ma non ci sono certezze sull’estradizione, tanto che l’avvocato di parte Simone Servillo smentisce questa eventualità: “Non in tutti i Paesi è possibile l'estradizione in mancanza del cadavere. Si creerebbe un precedente”.
La famiglia Abbas viveva e lavorava a Novellara, in un’azienda agricola. È qui che è scomparsa Saman nella notte tra il 30 aprile e il 1 maggio 2021. Ma gli inquirenti credono che quella della giovane non sia una scomparsa, ma un omicidio organizzato dalla famiglia, poiché Saman si opponeva al matrimonio forzato. Ci sono 5 parenti rinviati a giudizio, tra cui proprio Shabbar e Nazia, nel processo che avrà inizio a febbraio 2023, nonostante il corpo della ragazza non sia mai stato ritrovato.
L’arresto di Shabbar
Il 15 novembre Quarto Grado ha diffuso la notizia dell’arresto di Shabbar con l’accusa di frode ai danni di un connazionale. Ma già nella giornata di ieri la trasmissione ha anche precisato: “Inizialmente la polizia pakistana ha parlato di frode per depistare e tenere nascosti i veri motivi, ma Shabbar Abbas è stato fermato per l’omicidio della figlia Saman e su richiesta dell’Interpol”.
L’uomo si trovava a Charanwala, dove a fine agosto era stato ripreso alla guida di una cerimonia religiosa. Pare che circolasse liberamente con una falsa identità: non si sa se i suoi connazionali credessero al suo alias, avessero paura di lui oppure appoggiassero filosoficamente il delitto d’onore per il quale Shabbar è accusato.
Un ritratto allarmante
Molte cose sono state dette su Shabbar in quasi un anno e mezzo dalla scomparsa. Diverse testimonianze trasmesse in tv, in particolare proprio a Quarto Grado, parlano di un uomo violento e minaccioso, dedito all’alcol e che indulgeva indisturbato in molestie nei confronti delle donne nelle case dei suoi “schiavi”.
Non esiste la schiavitù in Pakistan, ma “è possibile che ci siano forme di sfruttamento del lavoro”, come ha spiegato in passato alla nostra redazione Hussain Sajad dell’associazione culturale islamica Muhammadiah di Brescia. Ma l’utilizzo di quel termine a livello mediatico fa comprendere il presunto clima di paura sorto attorno a quest’uomo. Una paura condivisa da diverse voci.
Una di queste è quella di Saqib, il giovane pakistano residente nel Frusinate che di Saman era innamorato e che Saman programmava di sposare contro il parere della propria famiglia. “Ho molta paura - ha raccontato Saqib in passato a Quarto Grado - in quanto il padre, che si chiama Shabbar Abbas, è legato alla mafia pakistana. È una persona pericolosa e ho paura anche per i miei genitori che sono in Pakistan. Saman in alcune chiamate mi ha fatto chiaramente capire che suo padre ha già ucciso altre persone sia in Italia che in Pakistan”. Saqib, che si è costituito parte civile, chiede una giusta pena, ma nessun risarcimento.
Pare che Shabbar abbia spesso vantato famigliari influenti, come poliziotti, oltre che una ricchezza in termini di proprietà terriera. Quando è stato arrestato l’uomo era da solo e non ha opposto resistenza: tuttavia possedeva un kalashnikov con il quale, di tanto in tanto, sembra sparasse colpi in aria.
Un particolare tipo di migranti
Nell’immaginario collettivo, ci sono tanti tipi di migranti. Ci sono quelli che sfuggono dalla guerra, per esempio, mentre altri sono chiamati “migranti economici”. Volendo semplificare al massimo una questione molto complessa, i migranti economici arrivano in Italia o in Europa per sfuggire alla povertà: talvolta si dedicano ad attività in proprio, sovente di famiglia, talaltra vanno a ingrossare le fila della criminalità. Ma nel caso degli Abbas ci si domanda: come mai una famiglia che vanta una grande ricchezza in termini di proprietà, che aveva organizzato un matrimonio con un famigliare ancor più ricco per la figlia, è venuta in Italia? La risposta possibile, probabile, è nell’accrescimento del proprio benessere.
Così Shabbar Abbas ha accettato un lavoro in un’azienda agricola di Novellara, portando con sé diversi famigliari. Nella zona infatti viveva anche il fratello, Danish Hasnain, ritenuto dagli inquirenti l’esecutore materiale dell’omicidio di Saman e da circa un anno in custodia in Italia.
Quando Saman è scomparsa, Shabbar e Nazia si sono rifugiati in Pakistan, affermando di andare a trovare una zia malata. Hanno rassicurato il datore di lavoro che sarebbero tornati il 10 giugno successivo, promettendo di spiegarsi con gli inquirenti. Ma non sono mai più tornati, rendendosi così di fatto latitanti.
Senza Nazia
Di Nazia al momento si sa che sarebbe andata a vivere dai propri genitori: per questo Shabbar era solo al momento della cattura. Oltre un anno fa, il giornalista Ahmed Ejaz aveva raccontato a IlGiornale.it in tempi non sospetti: "Ci sono 26-27 famiglie della tribù, della casta di Saman. Le tecniche che usa il dipartimento di polizia in Pakistan sono diverse da quelle italiane, non sono molto democratiche ma funzionano. Adesso che arriverà la richiesta dall’alto, sarà molto rapido l’arresto dei genitori. Ci sarà qualche critica, in particolare quando il Pakistan consegnerà la madre, perché una donna solitamente non viene considerata colpevole”.
È difficile
dire molte cose quindi al momento: se anche Nazia sarà catturata, se Shabbar sarà estradato e soprattutto se qualcuno degli accusati parlerà. E se Saman, che si presume morta, riceverà una degna sepoltura.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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