Alessia Pifferi lascia il carcere di San Vittore: trasferita a Vigevano

La 38enne è stata condannata in primo grado all'ergastolo per aver lasciato morire di stenti la figlioletta di 18 mesi, abbandonata in casa per sei giorni. L'avvocato: "Non ne sapevo nulla. Alessia non sta bene"

Alessia Pifferi lascia il carcere di San Vittore: trasferita a Vigevano
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Alessia Pifferi è stata trasferita dal carcere di San Vittore, dove è rimasta reclusa per due anni, a quello di Vigevano. Lo scorso 13 maggio la 38enne è stata condannata in primo grado all'ergastolo per l'omicidio pluriaggravato della figlioletta Diana, 18 mesi, abbandonata in casa per sei giorni e poi morta di stenti. Le due vivevano in appartamento a Ponte Lambro, alla periferia di Milano.

Il trasferimento

Stando a quanto apprende Adnkronos, il trasferimento sarebbe avvenuto nelle prime ore di sabato 6 luglio. La notizia è stata accolta con grande stupore e incredulità dal legale di Pifferi, l'avvocato Alessia Potenani, che sostiene di non aver ricevuto anticipazioni al riguardo. "Non sappiamo le motivazioni di questo improvviso trasferimento che sembra punitivo, a 50 chilometri da casa - ha dichiarato Pontenani in una intervista a Fanpage.it - Ho appreso la notizia dalle agenzie stampa. Sono molto dispiaciuta".

"Problemi di salute, deve fare dei controlli"

La donna era detenuta nel carcere di San Vittore da luglio del 2022, quando è stata arrestata. Nelle scorse settimane si erano fatte sempre più insistenti le voci su un presunto un malore che avrebbe colto di sorpresa la 38enne. Sulla vicenda era intervenuto anche il garante dei detenuti Francesco Maisto, nel tentativo di spegnere i rumors: "Nessun evento critico è stato registrato", aveva puntualizzato. Ora, però, l'avvocato Pontenani rivela che Pifferi avrebbe qualche "problema di salute". "Doveva fare dei controlli e aveva dei lividi strani sulle mani e sulle gambe, oltre alle punzecchiature delle cimici da letto", le parole del legale.

"Il carcere non è il luogo adatta a lei"

Durante il processo davanti alla Corte d'Assise, la donna era stata sottoposta a una perizia psichiatrica che l'aveva ritenuta "capace di intendere e di volere".

La difesa, invece, aveva chiesto l’assoluzione dall’accusa di omicidio, sostenendo che Alessia Pifferi non avesse intenzione di uccidere la figlia. "Il carcere non è il luogo adatto a lei. - aveva detto Pontenani durante l'arringa - ha bisogno di cure".

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