Emanuela Orlandi, punti fermi e figure chiave di un giallo che dura da 41 anni

La "ragazza con la fascetta" scomparve il 22 giugno 1983. Una commissione d'inchiesta si propone di far luce su una vicenda dai contorni ancora sfocati

Emanuela Orlandi, punti fermi e figure chiave di un giallo che dura da 41 anni
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Non è una figura sfocata quella di Emanuela Orlandi: il viso della “ragazza con la fascetta” è impresso nella mente di tutti gli italiani. Eppure, anche se oggi la commissione bicamerale d’inchiesta appare foriera di grandi speranze - già ravvivate dall’apertura delle indagini del Vaticano e della procura di Roma nel 2023 - restano solo pochi punti fermi.

Uno: Emanuela scompare il 22 giugno 1983 dopo una giornata apparentemente routinaria, tra scuola, amiche e musica. Due: in questi oltre quarant’anni si sono affastellate piste, presunte indiscrezioni e depistaggi. Tre: il destino di Emanuela, compreso se sia ancora in vita, non è mai stato noto. Quattro: ci sono delle figure chiave, di cui una positiva, importantissime per questa vicenda.

Pietro Orlandi

Pietro Orlandi

Una delle figure chiave, quella positiva, nelle indagini sul rapimento di Emanuela è sicuramente il fratello Pietro Orlandi, che non ha mai smesso di cercarla - naturalmente insieme alla famiglia, della quale è stato, per così dire, in tutti questi anni, una sorta di portavoce, il volto del dolore, del coraggio e della caparbietà. Secondogenito di Ercole Orlandi e Maria Pezzano, Pietro ha svolto anche una grande opera di sensibilizzazione, sia attraverso la pubblicazione di volumi sul caso, sia attraverso l’organizzazione di sit in per chiedere periodicamente verità sul caso della sorella.

Mehmet Ali Ağca

Mehmet Ali Agca con Giovanni Paolo II

Per chi era in Vaticano quel 13 maggio 1981 per la processione mariana e l’udienza generale del pontefice, il nome di Mehmet Ali Ağca trova subito una corrispondenza: è colui che ha sparato a papa Giovanni Paolo II. A pochi mesi dal rapimento di Emanuela, qualcuno iniziò a rivendicarlo, legando a esso appunto il nome di Ali Ağca: tra le testimonianze più note quella di un’audiocassetta, con un lato appunto una lunga rivendicazione che ha portato alla nascita della cosiddetta “pista turca”, mentre nell’altro lato si odono grida di dolore che si ipotizza siano conseguenza di torture. La pista turca è stata ritenuta inconcludente, ma nel 2024, Ali Ağca è tornato a parlare, ribadendo che Emanuela e Mirella Gregori - una coetanea scomparsa sempre nel 1983 - fossero state rapite per mirare alla sua liberazione.

Enrico De Pedis e Sabrina Minardi

Enrico De Pedis

Enrico De Pedis, com’è noto, è stato uno dei boss della Banda della Magliana, conosciuto con il nome di “Renatino”. A lui è liberamente ispirato il personaggio del Freddo in “Romanzo criminale”. De Pedis muore in un agguato nel 1990, ma molto dopo la sua morte sorgono diverse speculazioni sul suo ruolo nel rapimento Orlandi. Nel 2005 una telefonata anonima a “Chi l’ha visto?” ha invitato a cercare Emanuela “nella cripta della basilica di Sant’Apollinare” e di indagare sul “favore che Renatino fece al cardinal Poletti”. Aperta la tomba, erano presenti solo i resti di Renatino, che successivamente fu collocato in altra sepoltura.

Nella pista che porta a Renatino c’è però la testimonianza, considerata tuttavia non attendibile dagli inquirenti, di Sabrina Minardi, al tempo del rapimento Orlandi amante di De Pedis. Stando al suo racconto, Minardi avrebbe visto Emanuela, con i capelli “tagliati in maniera oscena”, e De Pedis le avrebbe consigliato di far finta di niente, di non averla mai vista. Ma i riscontri incrociati non hanno attestato le affermazioni di Minardi, seppur queste restano molto suggestive per l’opinione pubblica.

Marco Accetti/l'Amerikano

Marco Accetti
Screen "Chi l'ha visto?"

Infine nel caso Orlandi si annovera un fotografo, in passato al centro di un’altra vicenda di cronaca nera che nulla ha che vedere con Emanuela. Si tratta di Marco Accetti, che arrivò ad autoaccusarsi del rapimento, tanto da affermare di essere in possesso del flauto della ragazza.

Il nome di Accetti torna in forme varie nelle differenti piste. La più importante: secondo un’ipotesi (e una perizia fonica), Accetti sarebbe l’Amerikano, ovvero l’uomo che con un accento straniero avrebbe telefonato a casa Orlandi a ridosso del rapimento.

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