Chi sbaglia non paga e la violenza esplode

Una donna con precedenti tutt'altro che irrilevanti, anziché essere in carcere, era in libertà vigilata, a casa sua, libera quindi di sfogare la sua furia criminale su soggetti innocenti

Chi sbaglia non paga e la violenza esplode
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Caro Direttore Feltri,
in Italia la Legge è uguale per tutti, ma soggetta alla libera interpretazione del giudicante. Viale Faenza, periferia milanese, pomeriggio di mercoledì 8 novembre. A seguito di una accesa discussione tra un 61enne e la sua dirimpettaia 45enne, la donna, cui non bastava danneggiare al vicino la porta d'ingresso con una mazza, è tornata e gli ha infilato un cacciavite nell'occhio attraverso lo spioncino mentre il poveretto cercava di capire l'origine del baccano. Anche i poliziotti, chiamati dall'aggredito, hanno avuto lo stesso trattamento (il solito cacciavite e un coltello) dalla donna che poi si è scoperto avrebbe precedenti per lesioni e sequestro di persona. Mi permetto di aggiungere: oltre alla libera interpretazione dei reati da parte dei giudici si aggiunge la penuria di celle carcerarie e manicomi.
Un cordiale saluto
Luigi Fassone
Camogli (Ge)

Caro Luigi,
comprendo il tuo sconforto nel leggere certe notizie: una donna con precedenti tutt'altro che irrilevanti, anziché essere in carcere, era in libertà vigilata, a casa sua, libera quindi di sfogare la sua furia criminale su soggetti innocenti, come appunto questo vicino di casa, che si è ritrovato gravemente danneggiato all'occhio, organo estremamente delicato, mi auguro non in maniera irreversibile. E poi l'aggressione agli agenti di polizia, che ogni dì sono costretti a fronteggiare delinquenti di ogni tipo senza neppure essere posti nelle condizioni di difendersi come si deve allo scopo di non incorrere in accuse e condanne. Sembra un mondo al contrario, lo so bene. Certe situazioni sono grottesche e aberranti. Insomma, ci si aspetterebbe che in uno Stato civile i soggetti pericolosi stiano dietro le sbarre e che gli operatori della sicurezza non siano sottoposti a processi disciplinari, o addirittura penali, se, loro malgrado, sono obbligati a ricorrere alla forza per evitare il peggio. Invece, in questa società alla rovescia, succede il contrario.

La questione di diritto che tu sollevi ha una sola risposta: ebbene sì, i giudici devono e possono interpretare la legge ed è la stessa legge ad autorizzarli a farlo e chiedere loro di farlo, in quanto il dispositivo va applicato al caso concreto, inoltre determinate norme possono presentare delle lacune, che il giudicante è chiamato a colmare. Quindi dovremmo davvero smetterla di considerare l'interpretazione fatta dal giudice come un abuso e di considerare i giudici quali nemici del popolo. Certo è che gradiremmo un minore permissivismo, una maggiore severità, non dico già intransigenza, poiché l'applicazione della giustizia non deve essere compiuta e non deve realizzarsi senz'anima. Insomma, siamo stufi di sapere che certa gente entra ed esce dagli istituti penitenziari come se fossero alberghi ad ore. Forse se la signora di cui lei scrive avesse incontrato una risposta più dura da parte della giustizia, avrebbe esitato, o avrebbe del tutto evitato di porre in essere una condotta di questo tipo ai danni di un cittadino senza colpe. Ecco, penso che il principio del chi sbaglia paga, che non contiene alcun carattere vendicativo, sia ormai eroso. E il guaio vero sai qual è, mio caro Luigi? Il guaio, ovvero il pericolo più temibile, è che a perdere credibilità è lo Stato.

E se lo Stato perde credibilità, esso non può pretendere il rispetto della legalità, inoltre la fiducia dei cittadini diminuisce, l'insicurezza cresce, la delinquenza dilaga, insieme a disordine e caos.

Un po' quello che sta accadendo

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