"Le ho chiesto scusa, poi ho accoltellato Sharon". La confessione di Sangare

Il killer di Sharon agli inquirenti: "L'ho vista camminare guardando le stelle e dentro di me ho sentito un feeling"

"Le ho chiesto scusa, poi ho accoltellato Sharon". La confessione di Sangare
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L’omicidio di Sharon Verzeni assume contorni sempre più scioccanti. Soprattutto ora che Moussa Sangare, il quasi coetaneo con aspirazioni musicali che ha confessato di averla uccisa, ha rivelato agli inquirenti i dettagli di quella tarda serata del 30 luglio 2024 a Terno d’Isola.

Al momento dell’assassinio, Sharon era uscita per una passeggiata: il nutrizionista glielo aveva consigliato e con il caldo di quei giorni, la 33enne barista era uscita a quell’ora per avere un po’ di sollievo dall’afa estiva. Sangare, 30 anni, che viveva a Suisio in una casa occupata, era giunto a Terno in bicicletta.

Ho visto questa ragazza che camminava guardando le stelle e ascoltando la musica e dentro di me ho sentito un ‘feeling’”, ha spiegato l’uomo agli inquirenti, come riporta il Corriere della Sera. Il “feeling” sarebbe una sensazione, o meglio una sorta di impulso. Sangare in effetti, com’è trapelato immediatamente dopo il suo fermo, aveva parlato di “raptus”, ma soprattutto di vittima scelta “a caso”: in altre parole sarebbe potuto accadere a tutti quello che è accaduto a Sharon.

Tante le contraddizioni di Sangare che hanno spinto gli inquirenti a scavare più a fondo: l’uomo avrebbe visto Sharon in via Castegnate per poi fare il giro in modo da prenderla alle spalle. È proprio per una spalla che Sangare l’avrebbe artigliata, per poi dirle: “Scusa per quello che sta per succedere” e cercare di colpirla al centro della schiena per poterle trafiggere il cuore.

Stando al racconto del killer, ci sarebbe però stato un ostacolo, forse una costola che avrebbe respinto il coltello. Sharon si sarebbe, a quel punto, liberata dalla morsa - la vittima ha infatti attraversato la stradina dell’aggressione da un lato all’altro - ma poi è stata colpita da altre tre pugnalate sempre alla schiena. Le sue ultime parole: “Perché? Perché? Perché?”.

Non c’è un perché - a meno che Moussa Sangare non ritratti questa sua prima confessione - e questo è un risvolto che aggiunge orrore all’orrore. L’uomo sarà sottoposto all’interrogatorio di convalida del fermo il prossimo lunedì 2 settembre alle 9 nel carcere di Bergamo. L’accusa è omicidio aggravato dalla premeditazione.

Intanto le persone iniziano a parlare. Una vicina della casa occupata di Suisio, Clotilda, ha raccontato all’Adnkronos: “Avevamo paura. Dicevo a mio marito e mio figlio di stare alla larga da lui. È un anno che denuncio, ho chiamato sindaco, assistenti sociali e carabinieri. Qua deve succedere il fatto perché qualcuno intervenga”.

La donna, che da 7 anni viveva nello stesso condominio, ha affermato di aver sentito più volte botte di notte - in altre parole Sangare avrebbe picchiato i propri famigliari, stando a queste dichiarazioni - e avrebbe incendiato

casa sua, oltre a essersi mostrato sotto effetto di stupefacenti. Per la donna Sangare è “una persona con rabbia accumulata, che nel subconscio ha il male. Non era gentile, era fuori di sé”.

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