"Ho perso la persona più importante, rinnegatemi". La lettera di Turetta ai genitori

Filippo Turetta, a processo per l'omicidio di Giulia Cecchettin, si prepara all'interrogatorio del prossimo 25 ottobre. Agli atti una lettera che scrisse ai genitori

"Ho perso la persona più importante, rinnegatemi". La lettera di Turetta ai genitori
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È cominciato ieri mattina il processo a carico di Filippo Turetta, il 23enne reo confesso dell'omicidio di Giulia Cecchettin, la studentessa di Vigonovo (Padova) uccisa lo scorso 11 novembre e il cui cadavere venne ritrovato sette giorni dopo nella zona del lago di Barcis, in provincia di Pordenone. Il prossimo 25 ottobre, il ragazzo si sottoporrà all'interrogatorio davanti ai giudici della Corte d'Assise di Venezia, poi seguiranno altre quattro udienze e infine la sentenza, attesa per il 3 dicembre. Non ci saranno testimoni, ma agli atti del processo c'è una lettera che Turetta scrisse ai genitori nelle ore successive al fermo in Germania.

"Ho paura"

Come anticipa il Corriere della Sera, la missiva risale a novembre del 2023. Dopo aver ucciso l'ex fidanzata ed essersi disfatto del corpo, Turetta si diede alla fuga in Germania. Lungo l'autostrada che da Monaco porta a Berlino, più o meno all'altezza di Lipsia, il ragazzo venne fermato per un controllo dalla polizia tedesca e confessò l'omicidio. Subito dopo, venne trasferito nel carcere di Halle in attesa dell'estradizione. "Sono qui da 48 ore circa. - scrive il giovane - Finora qui in Germania sono stati tutti molto professionali e bravi, nessuno mi ha picchiato e torturato. E io penso che questa sia una cosa molto positiva". Nelle righe successive, il ragazzo mette nero su bianco le sue paure, specie riguardo al rientro in Italia. "Ho un po’ di paura a tornare in Italia anche per questo. - aggiunge - Non sapevo e non avrei immaginato che sarei diventato così famoso e questo mi fa tanta paura. Ho generato tanto odio e tanta rabbia. E me lo merito. Sì… ma tutto questo è terribile, ho peggiorato il mondo in qualche modo. Mi merito tutto questo dopo quello che ho fatto. Non sono neanche riuscito ad uccidermi. … vivrò la mia intera vita in carcere… … no potrò più laurearmi, conoscere persone, avere una famiglia e godere di quello che ho già…".

"Ho perso la persona più importante per me"

Nel testo non manca un riferimento a Giulia, che Turetta definisce "la persona più importante" della sua vita. "Ho perso la persona che è tutto per me e che da due anni penso ininterrottamente ogni giorno, - prosegue la lettera - la persona più bella e speciale che potessi mai incontrare… e tutto questo per colpa mia… Non so perché l’ho tatto, non avrei mai pensato o voluto succedesse niente del genere. Io non sono cattivo, lo giuro…. Vorrei tutto tornasse indietro e non fosse successo niente…".

"Ho rovinato la vita a tante persone"

Nel passaggio successivo, Turetta sembra aver preso consapevolezza della gravità di quanto commesso e dell'impossibilità di rimediare. "Non esiste perdono o qualcosa del genere e io non lo voglio, non lo merito. Ho rovinato la vita a tante persone, troppe, senza averci pensato prima… - scrive - Spero che tutto questo non influenzi la vostra vita in peggio. Spero che nessuno vi giudichi negativamente, vi guardi male, rovini la vostra situazione lavorativa o affettiva o le amicizie. Non c’entrate assolutamente niente… anzi, dovreste essere aiutati perché siete sempre stati degli ottimi genitori… mi avete sempre educato al meglio...".

"Meglio un figlio morto che come me. Ho provato a uccidermi"

Nelle righe conclusive della lettera, il 22enne si rivolge direttamente ai genitori: "Capirei e accetterei se d’ora in poi volete dimenticarmi e rinnegarmi come figlio… e probabilmente sarebbe la scelta migliore per la vostra vita". Seguono parole lapidarie: "Penso che probabilmente sarebbe meglio un figlio morto che un figlio come me…". Infine Turetta racconta di aver tentato il suicidio: "Ho provato a soffocarmi con un sacchetto di plastica in testa ma all’ultimo l’ho strappato. Volevo fare un incidente mortale, un frontale contro un muro o albero, che non mi lasciasse scampo ma neanche in questo sono riuscito".

E in ultimo: "Invidio molto chi ha avuto il grande coraggio di farlo, a differenza mia. Sono stato la maggior parte delle ore degli ultimi giorni seduto in macchina puntandomi il coltello alla gola o al torace aspettando di riuscire a sferrare i colpi".

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