Maria Chindamo è scomparsa a 44 anni il 6 maggio 2016 dalla sua azienda agricola di Montalto di Limbadi, in provincia di Vibo Valentia, in Calabria, lasciando orfani tre figli: Vincenzino, all’epoca dei fatti 20 anni, Federica, 15, e Letizia, 10. Rapita e fatta sparire dopo le 7 della mattina, la sua automobile venne trovata con lo sportello aperto e il motore ancora acceso, c'era sangue ovunque, ma di lei nessuna traccia. Ieri, la svolta. Nella maxi operazione Maestrale- Carthago, che ha portato all'arresto 84 persone in tutta italia per reati vari, è coinvolto anche Salvatore Ascone, indicato da diversi collaboratori di giustizia come l'assassino della donna.
Nel 2021, il collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso, 30 anni, ha rivelato agli inquirenti di sapere come è morta la donna. Secondo l’appartenente all’omonima famiglia ‘ndranghetista, Maria sarebbe stata uccisa, data in pasto ai maiali, sbranata per venti minuti, e poi, forse, triturata con una fresa. Mancuso sostiene di avere avuto queste rivelazioni da Rocco Ascone, dirimpettaio della Chindamo, l’unico, insieme al padre Salvatore, finora indagato e accusato di concorso nel delitto per aver manomesso l’impianto di sorveglianza della loro villetta.
Quel giorno di maggio, infatti, il dispositivo avrebbe potuto riprendere gli ultimi istanti di vita di Maria Chindamo, ma dalla sera precedente risultava non funzionante. La Cassazione ha stabilito l’assenza di manomissioni, per cui Salvatore Ascone è stato prosciolto, mentre per Rocco, all’epoca dei fatti minorenne, era stata chiesta l’archiviazione. Ieri Ascone è tornato in cella perché gli sono stati contestati alcuni delitti, nonché, appunto, l’omicidio, in concorso con altre due persone, di Maria Chindamo. Lo scorso maggio, la Dda di Catanzaro, nell’ambito dell’inchiesta Maestrale-Carthago, ha stabilito che la morte dell’imprenditrice sarebbe avvenuta per mano mafiosa, perché un clan locale, proprio quello dei Mancuso, avrebbe voluto i suoi terreni. Vincenzo Chindamo, fratello della vittima, pensa che il movente di questo delitto sia complesso: questo è quello che ha detto a IlGiornale.it.
Vincenzo Chindamo, lei crede davvero che sua sorella possa essere stata uccisa perché qualcuno voleva i suoi terreni?
“Non penso sia solo questo. Quale mostro potrebbe uccidere una donna solo perché interessato ai suoi beni, senza mai darle un avvertimento, farle una minaccia? Credo ci sia dell’altro”.
A cosa si riferisce?
"Mia sorella è cresciuta in un ambiente influenzato dalla cultura mafiosa, ma lei amava fare le sue scelte, essere libera. Si era sposata molto giovane, era innamorata di suo marito, avevano avuto tre figli. Nella loro famiglia si respirava serenità, finché un giorno si è accorta di provare dei sentimenti per un altro uomo, così ha deciso di mettere la parola fine al matrimonio. Questa sua scelta è stata molto chiacchierata dalle nostre parti. Mio cognato Nando Punturiero era un uomo buono, perbene, ma fortemente pressato da una famiglia che lo incitava a ribellarsi a questa separazione, finché non ce l’ha fatta più e nel 2015 si è tolto la vita. Ci aveva già provato una volta, ma io l’avevo salvato".
Dunque il movente potrebbe essere legato a suo cognato?
"Credo che qualcuno abbia voluto vendicarlo, e non è un caso che mia sorella sia stata uccisa esattamente un anno dopo il suicidio dell’ex marito. Chi l’ha uccisa potrebbe anche aver voluto fare gli interessi delle cosche locali, che vogliono avere il pieno controllo dei terreni della zona. Dunque penso a un movente misto".
Sua sorella ha lasciato tre figli. Chi si preso cura di loro?
"Sono stato io, e devo dire che è stato difficile, soprattutto con la più piccola, che appena un anno prima aveva perso l’adorato papà. Quella mattina è spettato a me dirle che anche la mamma non c’era più. Mia nipote, l'unica dei tre che vive ancora con me, ha sofferto tantissimo. Oggi è una adolescente che sta costruendo il suo futuro con serenità, anche se a volte nei suoi occhi vedo la malinconia di chi non ha più la propria famiglia. Cerco di darle tutto l’affetto che posso, a volte le do più di quanto non faccia con le mie due figlie, perché lei ha quasi timore nel chiedermi le cose. Le manca la sfrontatezza che di solito i ragazzi hanno con mamma e papà perché, in fondo, io sono solo lo zio".
Che cosa si
augura?"Che i responsabili della morte di mia sorella finiscano tutti dietro le sbarre e paghino il conto con la giustizia. Era una donna solare, creativa, libera. Quando guardo mia figlia Maria Paola, vedo lei. E sorrido".
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