Milano, omicidio Di Nardo: Livrieri doveva essere recluso in una Rems, ma non c'era posto

L'uomo, che avrebbe ucciso per motivi economici, nel 2021 era già stato in carcere per violenza sessuale. Per lui era stato predisposto il trasferimento in una residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza, ma non essendoci posto era tornato a casa

Milano, omicidio Di Nardo: Livrieri doveva essere recluso in una Rems, ma non c'era posto
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Domenico Livrieri, il 46enne accusato dell'omicidio della vicina di casa Marta Di Nardo, avrebbe dovuto trovarsi in una Rems, una Residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza, ma nella struttura non c'era posto per accoglierlo e lui era rimasto libero, in balia della sua tossicodipendenza e dei suoi problemi psichici. L’uomo viveva nello stesso stabile della sua vittima, in via Pietro Da Cortona a Milano, lei nella scala D, lui in quella C. Da un mesetto circa avevano iniziato a frequentarsi, facendosi compagnia e aiutandosi a vicenda.

Marta, infatti, era ludopatica e soffriva di depressione. Nel suo appartamento, la mattina del 4 ottobre, Livrieri avrebbe attirato Marta con la scusa di volerle restituire venti euro, poi si sarebbero seduti sul bordo del letto e quando la donna si è girata lui l’avrebbe accoltellata. Il corpo della vicina di casa, tagliato a pezzi, è rimasto nascosto a casa sua per oltre due settimane, prima sotto il letto e poi in un soppalco in cucina. Così come rilevato dalle indagini, nei giorni seguenti l'uomo avrebbe prelevato 170 euro dal bancomat della vittima.

Come ricorda il gip Alessandra Di Fazio nell'ordinanza con cui ha convalidato l'arresto e disposto il carcere, il 46enne era già finito in un istituto penitenziario nel luglio del 2021 per violenza sessuale e lesioni. Pochi mesi dopo, però, la misura era stata sostituita con quella della libertà vigilata e nel marzo del 2022 con quella della Rems. Ma Livrieri non è mai riuscito ad andare nella struttura "per mancanza di disponibilità, nonostante i ripetuti solleciti del pm alle autorità di competenza". Proprio nell'ambito di quel procedimento, su Livrieri erano state effettuate "due consulenze psichiatriche, la prima su incarico del pm che concludeva per la diagnosi del vizio parziale di mente, pur sottolineando la pericolosità sociale, trattandosi di un soggetto che necessitava" di "intraprendere un inserimento in una comunità protetta psichiatrica".

La seconda, poi, parlava di "un quadro di elevato rischio psicopatologico di ricaduta clinico comportamentale apprezzabile nei termini di una permanente pericolosità sociale". Accusato di omicidio volontario, vilipendio e occultamento di cadavere, Livrieri al momento deve rimanere in carcere, anche perché "tutte le misure di sicurezza precedentemente applicate - chiarisce il gip - sono state vane". L'unica soluzione "sarebbe stata il ricovero in Rems, ad oggi mai eseguito".

Nell'ambito del procedimento per omicidio, poi, è necessaria una "nuova perizia sulla capacità di

intendere e volere che si sollecita al pubblico ministero". Intanto Livrieri dal carcere conferma il movente economico: "Vorrei solo dire che mi dispiace, che non è stata colpa mia ma dei miei familiari che non mi aiutavano".

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