Orlandi-Gregori, il giudice che indagò sui cold case: "Rapite e uccise dai servizi segreti dell'Est"

L'audizione davanti alla Commissione parlamentare del giudice Martella, che indagò sia sull'attentato al Papà che sui sequestri di Emanuela e Mirella: "Fu lasciato un messaggio di rivendicazione dei due rapimenti"

Orlandi-Gregori, il giudice che indagò sui cold case: "Rapite e uccise dai servizi segreti dell'Est"

Emanuela Orlandi e Mirella Gregori "furono sacrificate a qualcosa di incredibile, che si può definire ragione di Stato". Lo ha dichiarato il giudice Ilario Martella davanti alla Commissione parlamentare d'inchiesta sui cold case delle due ragazze scomparse a Roma nell'estate del 1983, a distanza di circa un mese e mezzo l'una dall'altra. Il magistrato, ora in pensione, indagò sui sequestri di Emanuela e Mirella dal 1995 al 1980. Inoltre, fu titolare della seconda inchiesta sull'attentato a Papa Giovanni II, avvenuto il 13 maggio 1981 in piazza San Pietro.

"Un intrigo internazionale"

Come anticipa il Corriere della Sera, nell'audizione di ieri Martella ha tracciato la rotta storica che avrebbe portato ai rapimenti delle due ragazze capitoline, rilanciando l'ipotesi "dell'intrigo internazionale". Così "come ebbe a dire Papa Wojtyla quando andò a casa Orlandi in occasione del natale 1983". Secondo il magistrato, i sequestri furono "un'operazione di distrazione di massa ideata e compiuta dalla Stasi (i servizi segreti dell'allora Germania", per evitare che "la Bulgaria e tutto il mondo dell'Est venissero coinvolte nell'attentato al Papa, dopo che Ali Agca, interrogato da me, aveva iniziato ad accusare tre funzionari bulgari". Quanto alle sorti delle giovani rapite, Martella ha detto: "Credo siano state sacrificate, uccise non subito, ma magari dopo un po'. Tenerle in vita sarebbe stato pericoloso perché avrebbero potuto essere dei testimoni fondamentali".

"L'antefatto delle sparizioni è l'attentato al Papa"

Al tempo Martella svolse un lavoro certosino sul caso Orlandi-Gregori, senza mai perdere di vista il contesto politico che fece da sfondo alle due scomparse. Da qui l'ipotesi che i sequestri avessero un antefatto storico di assoluta rilevanza: l'attentato a Papa Giovanni II. "La scomparsa di queste ragazze, avvenuta ormai oltre quarant’anni fa, impone di dare particolare rilievo alle fonti storiche. Dico questo riferendomi all’assoluta rilevanza dei documenti della Stasi, i servizi segreti dell’ex Germania orientale. L’antefatto delle due sparizioni - ha precisato il magistrato -è rappresentato dall’attentato al Papa, compiuto nell’81, che portò subito alla condanna di Ali Agca all’ergastolo, che non presentò ricorso".

"Operazione di distrazione di massa"

Il giudice fu titolare della seconda inchiesta sull'attentato al Papa e dunque indagò sui presunti complici del turco. "Nella primavera del 1982 mi chiamarono dal carcere per dirmi che Agca voleva iniziare a collaborare e in breve arrivai a identificare tre cittadini bulgari, indicati dal turco su un libro di 56 foto prive dei nomi, - ha spiegato Martella - nei confronti dei quali avevo raccolto indicazioni molto precise, che avevano trovato riscontro. Inoltre gli alibi dei tre, il più noto dei quali era il caposcalo della Balkanair Antonov, erano disastrosi. E c’era la clamorosa coincidenza temporale di un Tir bulgaro in arrivo a Roma il 9 maggio, guarda caso alla vigilia dell’attentato del 13 maggio 1981". Secondo il magistrato i servizi segreti agli ordini di Mosca organizzarono una operazione sotto copertura per salvare la Bulgaria dalle accuse di complicità nell’attentato a Woityla. "La scomparsa delle ragazze - ha puntualizzato -fu il frutto di un programma ben preciso di distrazione di massa, consistente nel deviare l’attenzione dell’opinione pubblica dai possibili mandanti e salvare così, insieme ad Antonov e gli altri due imputati, tutto il mondo dell’Est".

Le rivendicazioni dei sequestri Orlandi-Gregori

Martella ritiene che possa esservi una correlazione tra le due inchieste: "Non sono coincidenze", ha insistito riguardo ai sequestri di Emanuela e Mirella. Inoltre ha parlato di "rivendicazioni" che avvalorano l'ipotesi di un intreccio tra le scomparse e l'attentato. "Basti pensare che il 10 luglio 1983 fu lasciato un messaggio di rivendicazione del rapimento delle ragazze a Fiumicino, - le parole del magistrato - nelle ore in cui io stavo partendo, dallo stesso aeroporto, per una rogatoria in Bulgaria. Ciò dimostra che ero pedinato". E poi, un altro episodio: "Quando organizzai un sopralluogo per verificare le dichiarazioni di Agca sui suoi movimenti in zona San Pietro prima dell’attentato, proprio nel bar di via Traspontina che il turco mi aveva indicato come quello dove aveva preso un caffè fu fatto recapitare un altro messaggio fortemente intimidatorio, che chiedeva la scarcerazione dell’attentatore in cambio della liberazione di Emanuela e Mirella".

"In Vaticano c'è un dossier"

Quanto all'eventuale e presunto coinvolgimento della Santa Sede nei sequestri, Martella ha precisato che "Il Vaticano, se ha una responsabilità, è quella di non aver dato molto aiuto nelle prime indagini, ma non credo sia tanto coinvolto, come si è cercato di dire di recente, in maniera inconcepibile". Poi ha aggiunto: "Io comunque penso che in Vaticano un dossier sul caso Orlandi-Gregori ci sia e sarei felice se intervenisse l’attuale pontefice, perlomeno per dire cosa pensa della traccia fornita a suo tempo da Wojtyla, quando parlò di intrigo internazionale".

"Accetti? Meschina messinscena"

Infine Martella ha concluso la sua audizione parlando del supertestimone Marco Accetti, che nel 2013 si autoaccusò dei sequestri. "Personaggio che ha fatto perdere molto tempo alla Procura, quando si è trattato solo di una meschina messinscena, una sceneggiata da parte di una persona che ha recuperato un vecchio flauto facendo credere di essere stato lui l'autore dei sequestri.

Piuttosto - ha concluso il magistrato -non condivido una certa benevolenza dei giudici, il fatto che Accetti non sia stato processato per calunnia e autocalunnia, trattandosi di soggetto dalla forte capacità criminale".

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