Le chat e la cassetta con la voce di Emanuela Orlandi. Il fratello Pietro: "C'è un ricatto"

Il Vaticano e la procura di Roma indagano sulla scomparsa di Emanuela Orlandi. Il fratello Pietro a ilGiornale.it: "Ci sono messaggi Whatsapp che meritano approfondimenti. Abbiamo fatto i nomi"

Le chat e la cassetta con la voce di Emanuela Orlandi. Il fratello Pietro: "C'è un ricatto"

"Ci sono alcuni messaggi messaggi WhatsApp tra due persone vicine a Papa Francesco, inviati da telefoni riservati della Santa Sede, che parlano di movimenti legati alla vicenda di Emanuela". Lo rivela a ilGiornale.it Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela Orlandi, la 15enne scomparsa a Roma il 22 maggio 1983. Nel 2023 sia la procura di Roma sia la Santa Sede hanno aperto un fascicolo d'indagine che servirà a far luce sulla misteriosa vicenda. A giugno c'è stata anche l'approvazione da parte della Camera di una Commissione parlamentare d'inchiesta: "Spero ci sia l'approvazione anche da parte del Senato subito dopo la pausa estiva", continua Orlandi.

Pietro Orlandi, in queste settimane sono emersi alcuni dettagli relativi a una vecchia vicenda famigliare che coinvolge sua sorella Natalina e uno zio paterno, Mario Meneguzzi. Cosa c'è di vero?

"È un episodio accaduto nel 1978, che peraltro è stato travisato e ingigantito all'inverosimile. Non c'è stato alcun tipo di approccio fisico tra Natalina e mio zio, solo delle attenzioni verbali. C'è chi addirittura ha parlato di 'stupro' e 'abuso'. Trovo assurdo fare certe illazioni quando, già al tempo, la vicenda era stata ampiamente chiarita".

Secondo lei perché è saltata fuori adesso?

"Evidentemente qualcuno ha ritenuto che il momento fosse propizio per provare a scaricare le responsabilità della scomparsa di Emanuela sulla famiglia distogliendo, ancora una volta, l'attenzione dal Vaticano".

Dice?

"Ne sono convinto. Non è un caso che se ne sia parlato proprio mentre si deve decidere sulla Commissione parlamentare d'inchiesta. È stato un colpo basso, un tentativo ignobile di gettare fango sulla nostra famiglia e sminuire la vicenda di Emanuela".

Cosa glielo fa pensare?

"Sono andati a ripescare una storia di un assurdo coinvolgimento di un parente, mio zio, ipotesi approfondita ed esclusa già 40 anni fa. Sarebbe molto più proficuo, invece, se chi di dovere approfondisse i nuovi elementi di cui disponiamo e messi già a disposizione da mesi al promotore Diddi e alla Procura di Roma".

A cosa si riferisce?

"Parlo di alcuni alcuni messaggi WhatsApp tra due persone vicine a Papa Francesco, inviati da telefoni riservati della Santa Sede, che parlano di movimenti legati alla vicenda di Emanuela. Perché nessuno, né dal Vaticano né dalla procura di Roma, ha interpellato queste persone i cui nomi sono stati consegnati a entrambe le procure?"

Lei che idea si è fatto al riguardo?

"Che la verità è scomoda e a nessuno interessa cercarla davvero".

Però è stata aperta anche un'inchiesta in Vaticano sulla scomparsa di sua sorella. Non era mai successo prima.

"Certo. E all'inizio ero molto entusiasta di questa iniziativa della Santa Sede. Ma considerando la piega che stanno prendendo le indagini, dubito che la loro intenzione sia quella di far emergere la verità e dare giustizia a Emanuela”.

È sfiduciato?

"Sono quarant'anni che noi familiari chiediamo la verità sulla scomparsa di Emanuela. Se però continuano a puntare il dito sui 'soliti' nomi - mi riferisco a personaggi che in un modo o nell'altro hanno avuto un ruolo in questa vicenda - non si va da nessuna parte".

Tra i "soliti nomi" a cui accenna, c'è un riferimento implicito anche la Banda della Magliana o parla di altri?

"La Banda della Magliana, intesa come organizzazione criminale, non c'entra. Che vi sia stato un coinvolgimento di Enrico De Pedis, che aveva contatti col cardinale Ugo Poletti, mi sembra quantomeno plausibile. In ogni caso, se ha avuto un ruolo in questa vicenda, come ripeto da anni, è stato marginale, di 'bassa manovalanza'. Ma ci sono altre altre circostanze, più recenti, da approfondire".

A tal proposito, nelle ultime settimane si è parlato della presunta "pista di Boston" che accomunerebbe il destino di Emanuela a quello di altre ragazze misteriosamente scomparse in quel periodo. Ritiene che possa essere attendibile?

"No, a mio avviso non lo è. Così come non credo che il rapimento di Emanuela sia legato alla scomparsa di Mirella Gregori".

Sembra non avere dubbi.

"Non ci sono elementi che accomunano le due vicende, neanche le presunte rivendicazioni de 'l'amerikano'. Anzi, le dirò di più su Mirella Gregori: credo che bisognerebbe riaprire le indagini. A parer mio, ci sono dei verbali che andrebbero nuovamente esaminati".

Ritornando a sua sorella Emanuela, cosa può dirci riguardo alla doppia cassetta che fu recapitata alla sede romana dell'Ansa e in Vaticano a meno di un mese dalla scomparsa?

"Non ho dubbi che sul quel nastro ci sia impressa la voce di Emanuela. Lo hanno confermato anche le analisi del Sismi".

E gli altri suoni/gemiti che si sentono in sottofondo?

"Potrebbero essere dei frammenti di un film a luci rosse sovrapposti alla voce di mia sorella".

Secondo lei, chi potrebbe aver avuto interesse a orchestrare una cosa del genere?

"Qualcuno che aveva interesse a ricattare il Vaticano lasciando intendere di avere in mano una prova, o presunta tale, di ipotetiche circostanze che avrebbero gettato ombre sull'Istituzione".

E quindi un "ricatto nel ricatto"?

"C'è un ricatto mediatico e uno sotterraneo in questa vicenda. Come ripeto da quarant'anni: Emanuela è stata solo il 'mezzo' per colpire il Vaticano".

Non ha mai pensato a un'ipotesi alternativa?

"No. Tutti gli elementi emersi in questi quarant'anni, a partire dal famoso appello di Papa Wojtyla ai rapitori di mia sorella, non lasciano margine di dubbio. L'unica pista che sento di escludere è quella dell'allontanamento volontario. Mi sembra pura fantascienza".

Lo scorso 27 giugno c'è stata l'approvazione della Camera all'istituzione della commissione parlamentare di inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. Crede che sia un passo avanti?

"Certo. Anzi sono molto ottimista al riguardo. Ci ho sperato e credo che sia la strada giusta per arrivare alla verità. Mi auguro che ci sia l’approvazione anche dal Senato subito dopo la pausa estiva".

Ha sempre detto di cercare Emanuela "viva".

"E continuerò a farlo finché non avrò la prova del contrario".

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