La scomparsa, la fonderia e il maialino: tutte le tappe dell’omicidio di Mario Bozzoli

L’iter di indagini e giudiziario che ha portato a una condanna all’ergastolo per la morte dell’imprenditore 50enne Mario Bozzoli

La scomparsa, la fonderia e il maialino: tutte le tappe dell’omicidio di Mario Bozzoli
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Ci sono voluti quasi 9 anni e tre gradi di giudizio, ma ora termina in parte l’iter della giustizia per Mario Bozzoli, per il quale è stato condannato all’ergastolo il nipote Giacomo Bozzoli. Ma il corpo dell’uomo non è mai stato ritrovato: si è proceduto quindi a processi indiziari che probabilmente passeranno alla storia della giurisprudenza, anche per via di un esperimento molto speciale.

La scomparsa di Mario Bozzoli e di Giuseppe Ghirardini

È l’8 ottobre 2015. Mario Bozzoli è nella sua fonderia di Marcheno: alle 19.12 telefona alla moglie Irene per avvertirla di un ritardo e invece di raggiungerla al ristorante scompare. L’auto e i vestiti restano nella fonderia, come se l’uomo avesse ancora addosso l’abbigliamento da lavoro, scarpe antinfortunistiche comprese. Non si trova però il telefono. Alle 22 uno dei suoi figli va a cercarlo, su sollecitazione della madre, e non lo trova. In quell’ultimo turno di lavoro, Mario Bozzoli non sarebbe stato solo: tra i presenti i nipoti Giacomo e Alex Bozzoli e alcuni operai.

Il 14 ottobre scompare anche un operaio, 50enne come Bozzoli, Giuseppe Ghirardini, ritenuto il lavoratore più anziano della fabbrica. Annulla una battuta di caccia in programma, prende l’auto e scompare, venendo ritrovato cadavere il 18 ottobre in un bosco della Valcamonica. Si sarebbe suicidato, come stabilisce successivamente l’autopsia, ingerendo una capsula di cianuro. Per istigazione sarebbero stati indagati e poi archiviati Alex e Giacomo.

Le indagini e gli indizi

Gli inquirenti passano al setaccio le videocamere di sorveglianza, trovandole fisse su punti ciechi. Così iniziano a osservare Giacomo e Alex che ne possiedono i codici. Giacomo viene inquadrato l’8 ottobre tra le 19.33 e le 19.55 mentre entra ed esce più volte dalla fabbrica con il suv. Intanto dalla fonderia esce una fumata bianca. Giacomo respinge i sospetti: sostiene che Mario Bozzoli abbia puntato le telecamere sugli spogliatoi e su un deposito a seguito di alcuni furti.

Ma da più parti si punta il dito proprio contro Giacomo Bozzoli: sua zia Irene Zubani racconta agli inquirenti che il marito sarebbe stato minacciato dopo aver espresso la volontà di una denuncia a seguito di alcuni problemi di produzione. L’ex fidanzata di Giacomo, Jessica G., avrebbe addirittura parlato di un presunto piano con tanto di depistaggio via Telepass, raccontando inoltre di sentimenti di odio per lo zio.

Così gli inquirenti iniziano a ipotizzare dapprima che Mario Bozzoli sia stato ucciso e trasportato fuori dalla fabbrica, successivamente che il suo corpo possa essere stato distrutto nei forni della fonderia, nonostante le analisi delle scorie dell’anatomopatologa Cristina Cattaneo attestano che non ci fossero tracce umane nel forno. Il giudice di Brescia Roberto Spanò predispone un esperimento particolare: fa bruciare nel forno un maialino di oltre 13 chili. Il risultato: completa distruzione dell’animale e una fumata bianca identica a quella inquadrata la sera della scomparsa di Mario Bozzoli.

Il lungo e complesso iter giudiziario

È il 2022, inizia il processo di primo grado, l’unico imputato è Giacomo Bozzoli, sebbene siano stati indagati inizialmente anche alcuni operai per favoreggiamento. È stato rinviato a giudizio con le accuse di omicidio volontario con l’aggravante della premeditazione e distruzione del cadavere. Giacomo viene condannato all’ergastolo in base all’ipotesi di un movente economico legato a una truffa assicurativa: in base alla ricostruzione, l’uomo avrebbe aggredito lo zio, dando il compito a Ghirardini di disfarsene, cosa che sarebbe avvenuta appunto nel forno della fonderia: “Alla responsabilità penale di Giacomo Bozzoli convergono sempre tutti i diversi itinerari probatori che si intendono percorrere”. Ghirardini sarebbe stato invece pagato per la sua azione.

L’ergastolo è confermato in appello per Giacomo Bozzoli. Non solo: per la corte “l’omicidio è stato commesso in un ristretto ambito spaziale e temporale in cui gravitavano, oltre all’imputato, unicamente Giuseppe Ghirardini e Oscar Maggi”. Su Ghirardini grava l’ipotesi che si sia suicidato per rimorso: in casa furono trovati 5mila euro in contanti, il presunto pagamento per la distruzione del corpo di Mario Bozzoli. E ora l’ergastolo viene confermato anche in Cassazione.

Ma non finisce qui.

Chiusa di recente, come riporta il Corriere della Sera, anche l’inchiesta bis, in cui sono state stralciate le posizioni di Aboyage Akwasi, un operaio e Alex Bozzoli, accusati di falsa testimonianza, mentre l’operaio Oscar Maggi risponderà di concorso in omicidio premeditato e distruzione di cadavere.

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