La violenza di Moussa: tutti gli allarmi inascoltati

Il 31enne, reo confesso dell'omicidio di Sharon Verzeni, era stato denunciato per maltrattamenti in famiglia. Il racconto della sorella: "Mio fratello ha tentato di uccidermi"

La violenza di Moussa: tutti gli allarmi inascoltati
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È cominciato alle ore 9 di questa mattina l'interrogatorio di convalida del fermo di Moussa Sangare, l'assassino di Sharon Verzeni. Il 31enne, reo confesso, ha risposto alle domande del giudice per le indagini preliminari Raffaella Mascarino, assistito dal suo legale, l'avvocato Giacomo Maj. Intanto, dal passato turbolento del giovane spuntano almeno tre denunce per maltrattamenti familiari nei confronti della sorella e della madre. "Eravamo in pericolo, nessuno si è mosso", spiega la ragazza, Awa Sangare, in un'intervista al Corriere della Sera.

"Mio fratello ha tentato di uccidermi"

È un racconto dell'orrore quello della 24enne, studentessa di Ingegneria a Bergamo. "Ho avuto paura di morire anche io. - dice - Mio fratello ha tentato di uccidermi. Quello che ha fatto a Sharon poteva succedere a me. Ne sono convinta". Lei e sua madre, che lavora come cuoca in una scuola, hanno provato ad aiutarlo: "È stata un’escalation. Non volevamo credere a quello che ha confessato. Con mamma siamo scoppiate in lacrime. Forse però se ci avessero ascoltate Sharon sarebbe ancora viva. Il nostro pensiero va a lei e alla sua famiglia".

"Dopo il viaggio in America Moussa è cambiato"

Moussa era un aspirante rapper. Anni fa, si era trasferito in America e poi in Inghilterra per poter coronare il suo sogno, ma aveva lavorato come cameriere. Al rientro in Italia, almeno secondo il racconto dei familiari, il suo atteggiamento è cambiato. "Non era più lui. - ricorda Awa - Quando è tornato dall’estero, nel 2019, Moussa ci ha detto che aveva fatto uso di droghe sintetiche". La giovane spiega di aver "fatto di tutto" per aiutare il fratello a liberarsi dalla dipendenza: " Ci abbiamo provato: hanno detto che doveva essere lui a presentarsi volontariamente. Non lo ha fatto".

Le tre denunce per maltrattamenti

All'inizio, Awa e sua madre hanno "tentato di contenerlo", ma poi la situazione è degenerata in una escalation innarestabile di violenza. Il primo episodio nell'aprile del 2023, quando il 31enne ha buttatto giù la porta di casa: "Voleva i soldi". Tre mesi dopo ha aperto il gas e incendiato la cucina. Poi il secondo episodio, a novembre dello stesso anno: "Mi ha detto 'Ti ammazzo' e mi ha gettato oggetti addosso", continua la 24enne. E infine lo scorso maggio: "Mi ha puntato contro un coltello, prendendomi alle spalle. Ero in cucina, ascoltavo musica con le cuffie". È scattato il codice rosso e Moussa è stato allontanato da madre e sorella.

"Nessuno ci ha aiutati"

Stando al racconto della giovane, nonostante le tre denunce, il giovane è rimasto a piede libero. "Tutti sapevano. - puntualizza Awa - Abbiamo chiesto aiuto ai servizi sociali e al sindaco. Siamo state lasciate sole".

Mamma e figlia sono state informate del fermo di Moussa per l'omicidio di Sharon dal loro avvocato, quando sono state convocate in caserma per raccontare le violenze subite: "Ci è crollato il mondo addosso". Il 31enne ora si trova recluso nel carcere di via Gleno a Bergamo, la 24enne non ha ancora deciso se vorrà incontrarlo: "Ora siamo distrutte. Vedremo come comportarci".

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