“Il sistema che stanno adottando non sta funzionando per niente”. Valeria, nome di fantasia della mamma di un bellissimo bambino di due anni, è visibilmente arrabbiata. È passata, ormai, più di una settimana da quando suo figlio Mario ha fatto il tampone per il Covid-19 e ancora non le è stato comunicato l’esito.
Tutta la tormentata vicenda ha inizio domenica 20 settembre. È l’ultimo week-end estivo e Valeria ne approfitta per andare al mare con la sua famiglia. A Cagliari splende il sole, ma una leggera brezza e un po’ di vento sono ‘fatali’ per Mario che è ghiotto di wafer al cioccolato. È bastato un pacchetto per procurargli una nottata all’insegna della febbre e della dissenteria. “La mattina dopo avrei dovuto portare Mario all’asilo nido e, non sapendo cosa fare, ho sentito la pediatra che, come da protocollo, ha prontamente fatto partire la segnalazione sebbene avessimo entrambe capito che poteva trattarsi di una semplice congestione”, ci racconta Valeria. Da quel momento passano due giorni prima che arrivi la telefonata dall’Unità di Crisi per fissare il giorno e l’orario in cui sottoporre Mario al tampone. “Glielo abbiamo fatto fare giovedì e l’esito sarebbe dovuto arrivare il giorno dopo dato che bastano 12 ore per analizzarlo, ma ancora oggi non abbiamo il referto”, ci dice la madre che aggiunge: “Mio figlio, però, sta bene già da martedì”. “Sono incredula, preoccupata, incazzata, ma la realtà è questa”, si sfoga la giovane madre disperata per non poter ancora rimandare suo figlio all’asilo nido.
“Non posso finché non arriva l’esito del tampone e, per me e mio marito, è un problema perché lavoriamo entrambi”, ci spiega Valeria che, nel frattempo, si è rincuorata nel vedere con i suoi stessi occhi che suo figlio sta bene e ha ripreso a mangiare di tutto senza problemi. Secondo lei c’è un problema nell’iter di comunicazione degli esiti dei tamponi. “Credo che, com’è giusto che sia, prima avvisino coloro che risultano positivi, poi gli ‘adulti negativi’ e temo che comunichino per ultimi gli esiti dei ‘bambini negativi’ come se non fossero una priorità. Ma, per i genitori che lavorano è un bel problema”, insiste Valeria, convinta che ciò nasca sicuramente dal fatto che il sistema sanitario sia al collasso perché gli operatori sanitari sono sotto organico.
“Noi, ad oggi, dopo più di una settimana, non sappiamo ancora se mio figlio è positivo o negativo”, ribadisce amareggiata la giovane madre che conclude: “Da quasi 2 settimane ho un figlio in casa in perfetta salute che ogni giorno piange a dirotto per poter andare all'asilo, vede il fratello uscire e lui piange”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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