Un appello alle famiglie che hanno deciso di aiutare a distanza gli orfani bielorussi: “L’aiuto da parte delle famiglie italiane non deve terminare con l’uscita dei ragazzi dagli orfanotrofi”.
A parlare è Lucia Grandi, presidente del Forum per i diritti dei bambini di Chernobyl comitato di Mantova che spiega come poter sostenere nel migliore dei modi questi bambini abbandonati a se stessi a partire dai 15 anni. "La nostra associazione gestisce diversi bambini bielorussi che periodicamente vengono in Italia per trascorrere del tempo con le famiglie che hanno deciso di prendersene cura. Legalmente, secondo le leggi Bielorusse, questi bambini hanno diritto agli aiuti fino ai 15 anni età in cui vengono allontanati dalla struttura per frequentare le scuole superiori".
Questo è il problema principale che la presidente sottolinea: "Durante le scuole superiori i ragazzi alloggiano in uno studentato il problema però nasce nel momento in cui varcata la soglia della “libertà” e di un’indipendenza precoce, la maggior parte si incammina verso brutte strade. Proprio qui è necessario l’appoggio e il sostegno delle famiglie italiane che fino ai 15 anni si sono occupate a distanza e di persona dei ragazzi".
Si crede spesso infatti che l’aiuto sia necessario solo ai bambini, ma la realtà dei fatti è che più i ragazzi crescono più possono sfruttare la loro libertà in modo scorretto. "Io mi occupo da anni di due ragazzi, ora maggiorenni, bielorussi. Sono nel loro paese ma io cerco di essere sempre presente, di informarmi se vanno a scuola o meno, di ciò che fanno e ogni volta che ne ho la possibilità, vado a trovarli. Solo così si può garantire loro un futuro dignitoso in un paese difficile".
La presidente accenna anche alle adozioni da parte delle famiglie italiane, argomento delicato: "Le adozioni purtroppo non sono facili, le tempistiche della Bielorussia sono davvero lunghe e si rischia spesso, se non sempre, di dover aspettare anni prima di poter terminare le pratiche dell’adozione. Questo fa in modo che il ragazzo adottato arrivi in Italia a 13 anni il che rende più complesso l’inserimento in un nuovo ambiente. Per questo, molte delle poche adozioni riuscite, non hanno esiti del tutto positivi portando i giovani infelici a compiere azioni pericolose dettate da un mancato adattamento alla nuova realtà".
Il consiglio della signora Grandi è quindi quello di perseverare se si vuole adottare, ma in particolare, di fornire un sostegno e un’assistenza continuativa, a
distanza, a questi ragazzi, in particolare dai 15 anni in poi. "Impegnatevi e continuate ad aiutare i vostri ragazzi a diventare adulti e onesti lavoratori così da garantire loro un futuro più felice rispetto al loro passato".
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