"Anche chi aveva un infarto...", la verità sui decessi da Covid

Bassetti denuncia l'errore commesso dall'Italia: "Abbiamo un peccato originale che riguarda marzo e aprile. Chiunque arrivasse in ospedale e risultasse positivo al tampone, veniva classificato come morto a causa del Covid"

"Anche chi aveva un infarto...", la verità sui decessi da Covid

Mentre in Italia permane l'allarme e si continua a parlare di emergenza sanitaria, con tanto di rigidi provvedimenti e chiusure in alcune regioni, l'infettivologo Matteo Bassetti dell'ospedale San Martino spiazza tutti con alcune sue affermazioni circa i decessi attribuiti al Covid-19. Stando a quanto dichiarato dal direttore della clinica Malattie Infettive ci sarebbero stati degli errori nei conteggi.

Bassetti riporta una simile notizia nel corso del suo ultimo intervento a l'Aria che tira, trasmissione in onda su La7 e condotta da Myrta Merlino. Invitato a fare il punto della situazione, l'infettivologo, che da mesi tenta di riportare la calma dando dei dati oggettivi sull'epidemia, afferma che nelle prossime settimane potrebbero ancora esserci delle pressioni sulle terapie intensive degli ospedali ma che non sarebbe corretto monitorare l'andamento della situazione sanitaria basandosi sulle morti, come invece è stato fatto. È Myrta Merlino che, riportando gli ultimi dati del Paese, secondo i quali vi è ora un rapporto del 14,6 tra tamponi effettuati e soggetti risultati positivi, a parlare di"numeri brutti sui morti" e di incremento di ricoveri nelle terapie intensive.

"La situazione ha raggiunto un plateau", spiega Bassetti."C'è però da dire che quella crescita esponenziale che avevamo visto nelle scorse settimane si è fermata, e lo dimostra il fatto che siamo arrivati ad un 18% di tamponi positivi. Sul totale dei fatti, adesso siamo a meno del 15. Continueremo però a vedere nelle prossime 2 o 3 settimane una pressione sulle terapie intensive", prosegue il direttore della clinica Malattie Infettive. "Abbiamo bisogno di 2-3 settimane, come del resto continueremo a vedere dei numeri importanti dei decessi, che ricordo non è lo strumento per monitorare come va questa epidemia". L'infettivologo, che da mesi si trova in prima linea nella lotta contro il Covid, aggiunge: "Dobbiamo sempre ricordarci che ogni giorno in Italia muoiono 2500 persone. E se noi guardiamo i numeri oggi, sono tanti decessi, ma sono distribuiti su tutto il territorio nazionale. Nella prima parte di marzo-aprile noi avevamo i decessi che erano localizzati in 5 regioni, quindi su una popolazione intorno ai 15-20 milioni di abitanti. Oggi abbiamo una situazione di decessi che ovviamente nessuno vuol dire che non ci sono – ci sono, e li piangiamo – ma sono distribuiti su tutto il territorio nazionale. Ripeto: quello che ci fa paura, e chi ci ha fatto paura per il sistema sanitario, non è tanto il numero di decessi quanto quella che noi chiamiamo morbilità, cioè la quantità di persone che contemporaneamente stanno male a causa della stessa malattia".

Ed è qui che Bassetti sgancia la "bomba", parlando di sbagli sul calcolo della mortalità."Noi abbiamo contato in maniera diversa rispetto a come ha contato il resto dell'Europa. Vogliamo dirlo questo, o vogliamo continuare nell'errore? Abbiamo un peccato originale che riguarda marzo e aprile". All'epoca, spiega Bassetti, chiunque arrivasse in ospedale e risultasse positivo al tampone, veniva classificato come morto a causa del Covid. "Anche chi aveva avuto un infarto", spiega l'infettivologo. "Se oggi, a distanza di 9 mesi, non sappiamo guardare indietro ed ammettere un errore, continueremo ad essere considerati i peggiori d'Europa.

Da medico, non mi piace questa cosa che abbiamo una letalità 3 volte superiore rispetto agli altri, perché siamo noi che abbiamo insegnato come fare ai tedeschi ed ai francesi", attacca Bassetti. "Eppure ci troviamo ad avere una letalità che è più alta di quella che ha l'India. È evidente che c'è un problema, soprattutto di conteggio".

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