Nel mondo moderno sta lentamente scomparendo l'abitudine all'argomentazione e alla dimostrazione. Guardate i dibattiti in televisione in cui i partecipanti possono dire solo brevi frasi, mai esporre un ragionamento completo. Se lo fanno vengono subito interrotti da una battuta, da una notizia urgente, dall'arrivo di un nuovo protagonista. Così chi sa fare battute, chi è più brillante, finisce per contare più del competente e dello studioso. E, poco a poco, questi vengono allontanati dallo schermo, che resta in mano allo stesso gruppo di opinionisti.
Il modo di parlare senza argomentare è estremamente diffuso fra i giovani. Basta ascoltare una delle loro radio dove si alternano canzonette, lettere, commenti, battute senza alcun ordine. E lo stesso avviene in Facebook o in Twitter, dove ci si scambiano caoticamente fotografie, fatti, battute, impressioni, ma non si legge un articolo: troppo lungo. Soprattutto i più giovani, che non si sono formati sui libri, pensano di trovare ogni cosa su Google o su Wikipedia. Ma per approfondire un problema bisogna sapere che domande fare, che parole usare e invece loro conoscono solo le parole correnti e restano sempre in superficie.
Però attenzione, a volte su internet o su qualche blog trovi saggi, lettere o immagini stupendi, segno che nel pubblico ci sono dei veri scrittori, dei veri poeti, dei veri artisti, ma queste gemme preziose vengono coperte da ondate di mediocrità e di banalità. Siamo in un'epoca in cui tutti possono comunicare ma i più numerosi e banali seppelliscono i migliori. E le centinaia di canali televisivi che potrebbero far fiorire la cultura più elevata sono spesso usate per vendite, dibattiti modesti, fiction e film polizieschi che si assomigliano tutti, farciti come sono di sparatorie, agenti federali, spie, mafiosi e serial killer. Non c'è quasi mai riflessione, visione, respiro.
Il materiale hollywoodiano è così scadente che vengono spesso ripresentati film del passato e perfino dell'epoca d'oro del cinema italiano. E questo avviene in un Paese vivo, creativo, ma che non ha ancora inventato un linguaggio e degli strumenti di comunicazione che gli consentono di esprimere culturalmente il meglio di sé.
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