Botta e risposta tra Cesare Battisti, Maurizio Campagna, Potito Perruggini e Alberto Torregiani. L'ex terrorista dei Pac, dal carcere di Rossano, a Cosenza, ha raccontato ai suoi familiari del rischio (e della paura) di poter essere trasferito in cella assieme ai jihadisti. Secca la replica di Campagna, fratello di Andrea, agente della Digos di Milano ucciso proprio dai pac: "Mi viene da ridere". "È in pieno delirio", ha invece commentato Perruggini, nipote del brigadiere della polizia Giuseppe Ciotta ucciso a Torino nel 1977 da Prima Linea.
La conversazione di Battisti
In una conversazione telefonica registrata dai parenti dell'uomo, e inviata al suo legale, Davide Steccanella, Battisti ha spiegato che avrebbero voluto trasferirlo insieme ad alcuni affiliati dell'Isis e che al suo rifiuto "hanno minacciato di usare la forza". A quel punto, sempre secondo quanto riportato dal dialogo, proposto dall'agenzia Adnkronos, "hanno deciso di avvisare prima il Ministero con una dichiarazione dove io ribadisco le minacce ricevute dall'Isis e da Al Qaeda nel 2004 e 2015 più il libro che ho in corso che tratta della Siria".
Detto altrimenti, Battisti ha paura dei "jihadisti" detenuti con lui nel regime di Alta sicurezza del penitenziario calabrese. L'ex terrorista ha dichiarato che le autorità avrebbero fatto ricerche ma che non risulterebbero minacce. "Se poi il Ministero deciderà che devo andare con i jihadisti – ha proseguito - mi porteranno via con la forza. Dicono anche di avere il famoso parere favorevole dell'antiterrorismo che dicono non esista, ma invece esiste".
La risposta dei familiari delle vittime
Le parole di Battisti hanno trovato la pronta replica di Maurizio Campagna. Il fratello dell'agente ucciso dall'ex terrorista ha affidato la sua risposta sempre all'Adnkronos. "Queste sono tutte cose che fanno parte del suo repertorio. Sta tirando fuori le sue armi per ottenere sconti e benefici. Armi che non uccidono più come quelle che usava, ma comunque strumenti per ottenere qualcosa", ha dichiarato riferendosi alle esternazioni dello stesso Battisti.
Campagna non crede alla versione di Battisti e alle presunte minacce dei jihadisti: "Ma cosa gli potrebbero fare poi? Torturarlo in cella? Che poi, ad essere sinceri, tra loro e lui, non so chi sia peggio. Per me, per la mia famiglia, chiaramente lui". Insomma, per Campagna, Battisti starebbe utilizzando una strategia "magari per farsi trasferire nel carcere di Frosinone dove è già scappato nel 1981". "Battisti era, è, e rimarrà per sempre un terrorista", ha concluso.
Sulla stessa lunghezza d'onda di Campagna troviamo anche Potito Perruggini, che ha definito "incommentabili" le dichiarazioni di Battisti. "Prima è un povero delinquente immischiato nel terrorismo quasi per caso, ora addirittura un uomo così pericoloso da dar fastidio anche ai jihadisti. Spero non siano ulteriori occasioni di messaggi in codice ai suoi complici", ha dichiarato Perruggini.
Neppure Perruggini crede alla versione di Battisti: "Quante altre ancora ne dovremo sentire da questo killer senza dignità e senza scrupoli?". "Se vuole parlare così tanto allora racconti finalmente un po' di verità sulle complicità politiche istituzionali che lo hanno finora coperto durante i lunghissimi anni di latitanza e vita dorata", ha affermato.
"Si lamenta sempre, ora che i musulmani lo minaccino in Calabria mi sembra davvero esagerato. Non si capisce più nulla sulle sue lamentele e dove voglia andare a parare. Ma avevo già avvertito che saremmo arrivati a questo".
Così, invece, si è espresso, sempre all'Adnkronos, Alberto Torregiani, il figlio del gioielliere ucciso dai Pac in una sparatoria nel 1979 e rimasto ferito lui stesso da un proiettile che gli ha fatto perdere l'uso delle gambe.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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