Arriva dall’università di Brescia un’importante scoperta scientifica che potrebbe ridare speranza a chi da troppo tempo attende una cura più efficace per combattere il morbo di Parkinson, una malattia ad evoluzione lenta, ma progressiva, che fa ancora molta paura.
Il gruppo di ricercatori, guidati dalla professoressa Arianna Bellucci, sono riusciti ad identificare una particolare proteina che starebbe alla base della malattia, la Sinapsina 3.
Durante l’attività di ricerca, infatti, gli scienziati avrebbero notato un’irregolare ed ingiustificata raccolta di Sinapsina 3 nell’encefalo dei pazienti affetti dal morbo. Da questo indizio si è poi originato uno studio più accurato e meticoloso.
“Ci siamo chiesti se questa proteina fosse implicata nella patogenesi della malattia e se potesse rappresentare un nuovo bersaglio terapeutico” racconta la dott.ssa Bellucci, come riportato da Il Giorno.
Le ricerche hanno in seguito dato ragione agli studiosi. È stato dimostrato infatti che venendo a mancare la Sinapsina 3, si interrompe l’accumulo di proteine che con il tempo portano alla morte di una specifica tipologia di neuroni. Dunque, agendo sulla Sinapsina si potrebbe arrestare quel processo che porta inevitabilmente al manifestarsi di disturbi neuromotori, sintomo del morbo.
“I risultati che abbiamo ottenuto indicano che la modulazione di Sinapsina 3 potrebbe veramente rappresentare una strategia terapeutica innovativa per la cura di questo disordine neurodegenerativo” afferma la professoressa.
A far parte del progetto di ricerca, che è andato avanti per oltre due anni, sono stati anche i ricercatori dell’Istituto Italiano di Tecnologia dalle università di Padova e Lund (Svezia). A finanziare il lavoro di questi professionisti, la fondazione più nota e autorevole al mondo per quanto riguarda la lotta al Parkinson, la Micheal J. Fox Foundation, che ebbe proprio il celebre attore di Ritorno al futuro come fondatore.
“Attualmente il nostro gruppo di ricerca sta lavorando intensamente in collaborazione con un team internazionale di ricercatori al fine di sviluppare nuovi approcci terapeutici attivi su Sinapsina 3” conclude la dottoressa Bellucci. “Questi ultimi permetterebbero infatti di curare i pazienti agendo sulle cause primarie della malattia e non soltanto di alleviarne i sintomi”.
Riuscire a sviluppare un farmaco così mirato, infatti, darebbe finalmente una preziosa opportunità a chi ogni giorno si trova a combattere la malattia di Parkinson, oltre che portare un notevole contributo in ambito medico.
Ancora una volta, dunque, l’eccellenza italiana si fa sentire in ambito scientifico.
Lo studio dei ricercatori bresciani è stato riportato sulla rivista Acta Neuropathologica che, come obiettivo, ha proprio quella di raccogliere e pubblicare le più importanti scoperte in ambito neurologico.
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