C’è una fabbrica di sogni per i bambini ammalati

Alleviare il dolore significa anche regalare sorrisi a chi soffre. Un sito raccoglie i desideri, spesso gli ultimi, dei bimbi affetti da gravi patologie. E li esaudisce

C’è una fabbrica di sogni per i bambini ammalati

Il sogno più grande cercano disperatamente di esaudirlo i medici, per quanto possono, fin dove possono. Il resto potrebbe farlo chiunque di noi. Vedo in una foto Jovanotti che abbraccia forte la piccola Lisa, e fatico a capire chi dei due sia più raggiante. Di certo, è la conferma che certe persone, certi personaggi, nemmeno si rendono conto di quanto potere abbiano sulla vita dei sofferenti. Jovanotti dev’essere uno di quelli che ne sono perfettamente consapevoli: un gesto minimo, raccogliere il richiamo di Lisa, e un sogno immenso diventa realtà terapeutica. Per l’anima, ridotta alla disperazione più cupa dalle malattie più carogne, ma anche per lo stesso fisico, che misteriosamente è sollevato da questo balsamo naturale.

Girando per siti Internet, alla ricerca di acquisti convenienti o di gossip pecoreccio, è utile e istruttiva una fermata anche in questo luogo dello spirito chiamato «Make a Wish». Qui ci sono i bambini più malati che esprimono un desiderio, spesso l’ultimo, ci sono i volontari che lo raccolgono e ci sono i cuori generosi che lo realizzano. Può essere un Jovanotti che abbraccia Lisa, certo la più ispirata della sue fan, può essere un Del Piero che incontra Antonio, 16 anni, alle spalle una lunga serie di interventi, trapianto di cuore compreso. Ma non solo.

Era il 2004 quando Sune e Fabio Frontani, dopo aver sepolto la loro piccola Carlotta, 10 anni  appena, decisero di aprire a Genova la sede italiana del gruppo americano sorto anni prima, sull’idea bellissima di regalare ai piccoli malati il loro desiderio più grande. Da allora, sono 610 i ragazzini tra i 3 e 17 anni che hanno sorriso. Da allora, sono arrivati a 200 i volontari che si battono per farli sorridere. 

Racconta Gaia Ceccaroli, una di loro: «Non importa se il luogo dei sogni è una città vicina o l’Australia. Se il personaggio da abbracciare si chiama Jackie Chan e abita a Pechino o non ha ancora un nome famoso perché è un attore emergente. Non importa se il compagno di giochi dev’essere un chihuahua o un cavallo. Non importa se il bambino vuole essere per un giorno barista, se la bambina principessa. Tutti i desideri hanno lo stesso fine: trascorrere un giorno nella gioia. L’energia liberata in quei momenti ha spesso uno straordinario impatto anche dal punto di vista clinico».

In questa bella avventura, che trasforma le favole in storie vere, c’è un risvolto molto edificante: chiunque può entrare in gioco. Noi tutti, in tanti modi: possiamo diventare direttamente volontari, possiamo essere sponsor, possiamo fare una donazione, possiamo girare il 5 per 1000, possiamo acquistare le bomboniere da 5 euro per battesimi, cresime e matrimoni. Ma soprattutto possiamo buttarci nell’impresa più affettuosa: adottare uno dei sogni. C’è una lunga lista d’attesa. Basta consultare il sito per capire.

Marco, 11 anni, convive con una malattia genetica molto grave e molto rara, la sindrome di duplicazione XQ28: gli unici svaghi che gli restano sono le passeggiate in bicicletta, ma il papà non ce la fa più a portarlo sulla sua perché ormai il ragazzino pesa 40 chili. Ora Marco sogna una bici speciale, con cui riuscire ancora a pedalare lungo il lago, respirando l’aria di primavera.

Uskar è una ragazza rumena di 16 anni che combatte contro la leucemia: sogna semplicemente un iPhone4s, per tenere i contatti con gli amici, al suo paese. Sogna quello che per tanti suoi coetanei, nostri figli, può essere noia, moda, capriccio. È bello credere che sarà proprio uno dei nostri figli a privarsi del suo iPhone, per realizzare il sogno di Uskar e anche un sogno suo: il sogno di sentirsi migliore.

Alessia ha 10 anni e ha già subito il trapianto del fegato: vorrebbe andare allo zoo di Valencia. Giulia, anche lei 10 anni, soffre di artrogriposi multipla congenita, una delle tante malattie che si incontrano in questo viaggio e che nemmeno riusciamo a pronunciare, nemmeno sappiamo esistano sul serio: questa bambina ama il mare, da grande vorrebbe diventare biologa, forse, chissà, intanto sogna di farsi una bella nuotata con i delfini…

La lista è ogni giorno più lunga. Ma ogni giorno c’è anche un sorriso in più.

Carlotta, la figlia dei fondatori morta a 10 anni, aveva un sogno, il sogno più bello e più nobile, sogno che solo cuore di bambino può cullare: realizzare i sogni degli altri bambini malati. I suoi genitori gliel’hanno esaudito, realizzando così anche il proprio sogno più alto e più lieve: saperla finalmente felice.

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