Capri, l'isola più bella del mondo, simbolo del turismo è, a detta dei suoi abitanti, molto svantaggiata.
Gli isolani si sentono così tanto discriminati, rispetto ai cittadini del continente, che hanno raccolto le firme per un referendum che modifichi l'articolo 119 della Costituzione, che regola l'amministrazione delle regioni, delle province e dei comuni. I capresi vorrebbero inserire la dicitura: "Lo Stato riconosce il grave e permanente svantaggio naturale derivante dall’insularità e dispone le misure necessarie a garantire una effettiva parità e un reale godimento dei diritti individuali e inalienabili".
Anche il sindaco di Capri, Giovanni de Martino, sottolinea che, nonostante la bellezza dell'isola, gli abitanti del luogo sono svantaggiati, perché il mare che circonda lo scoglio implica una condizione di completo isolamento. Gli isolani si ritengono vittime di disservizi, sovrapprezzi e limitazioni e chiedono che venga riconosciuto alla loro terra lo status di isola. L'obiettivo del primo cittadino di Capri, come riportato dal Corriere della sera, è quello di garantire ai suoi compaesani gli stessi diritti di cui godono gli abitanti della terra ferma.
Per questo, il sindaco non solo sostiene il referendum richiesto dai capresi per modificare la Costituzione, ma ha deciso di aderire all'iniziativa messa in atto dall'Ancim (Associazione nazionale delle isole minori). La lotta che unisce le isole minori è partita dalla Sardegna che, unita ad altre 35 isole minori e a Capri, ciede il riconoscimento dello svantaggio che la condizione insulare porta con sè e la messa in atto, da parte dello Stato, di misure necessarie a garantire "un reale godimento dei diritti individuali e inalienabili".
Il sindaco sostiene che gli insulari devono godere degli stessi diritti di cui godono i cittadini del continente, riferendosi in particolare alla possibilità di curarsi, di studiare e di lavorare. Tali diritti sono resi difficili da esercitare proprio a causa dell'isolamento tipico delle isole, che danneggia i pendolari di mare, cioé insegnanti, medici, operai, che ogni giorno sbarcano sull'isola per lavorare. A Capri i costi, a causa del grande turismo che affolla l'isola, sono molto elevati e per questo, chi vive o lavora nel territorio caprese, dovrebbe essere agevolato dallo Stato. "Ma ciò non accade - sollinea de Martino - anzi. Si pensi soltanto al costo del biglietto dell'aliscafo che si aggira sui 40 euro al giorno. E questo si traduce nella difficoltà di reperire personale per le scuole, per l’ospedale, per gli uffici pubblici che spesso rimangono chiusi quando siamo isolati".
Anche la sanità risente di questa situazione di svantaggio: sull'isola è presente un unico presidio medico, per cui è stata portata avanti una battaglia che lo mantenesse in funzione senza
ridimensionamenti, e non è semplice trovale personale disposto a lavoraraci.I capresi non voglio creare un Principato, come auspicava l'ex sindaco Federico, ma semplicemente godere di pari diritti degli abitanti del continente
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