Dopo l'annuncio arriva la firma. Il segretario della Cei Nunzio Galantino ha siglato oggi un accordo con il Governo Italiano per l’avvio di "corridoi umanitari" che consentano l’ingresso nel nostro paese di profughi in fuga da guerre, persecuzioni e miseria. Il Protocollo di intesa permetterà l’arrivo in Italia, nei prossimi mesi, di 500 profughi eritrei, somali e sud-sudanesi, fuggiti dai loro Paesi per i conflitti in corso. A firmare il "protocollo tecnico" al Viminale sono stati quattro soggetti: la Conferenza Episcopale Italiana (che agirà attraverso la Caritas Italiana e la Fondazione Migrantes) con il segretario generale, monsignor Nunzio Galantino, e la Comunità di Sant’Egidio con il suo presidente, Marco Impagliazzo, come promotori; il sottosegretario all’Interno Domenico Manzione e il direttore delle politiche migratorie della Farnesina, Cristina Ravaglia, per lo Stato italiano. "Troppo spesso ci troviamo a piangere le vittime dei naufragi in mare, senza avere il coraggio poi di provare a cambiare le cose: questo Protocollo consentirà un ingresso legale e sicuro a donne, uomini e bambini che vivono da anni nei campi profughi etiopi in condizioni di grande precarietà materiale ed esistenziale", ha sottolineato monsignor Galantino.
"La Chiesa Italiana - ha aggiunto - si impegna nella realizzazione del progetto facendosene interamente carico - grazie ai fondi 8 per mille - senza quindi alcun onere per lo Stato italiano; attraverso le diocesi accompagnerà un adeguato processo di integrazione ed inclusione nella società italiana". "Questo accordo per nuovi corridoi umanitari, che siamo felici di realizzare con la Cei, risponde - ha commentato il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi - al desiderio di molti italiani di salvare vite umane dai viaggi della disperazione. Si tratta di un progetto che offre a chi fugge dalle guerre non solo la dovuta accoglienza ma anche un programma di integrazione. L’Europa, tentata dai muri come scorciatoia per risolvere i suoi problemi e troppe volte assente, guardi a questo modello di sinergia tra Stato e società civile replicabile anche in altri Paesi".
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