La vicenda, da cui non escono bene né i maschi né gli attori porno e neppure i giornalisti, è scivolosa. Eccola.
Tra le interviste concesse dal divo dell'hard Rocco Siffredi per lanciare la serie tv a lui dedicata ce n'è una che finisce male. La giornalista che lo incontra riceve prima messaggi di apprezzamento (più come donna che come cronista, per la verità) e poi, dopo l'uscita del pezzo, di insulti. Lui dice essere stato frainteso, che le sue dichiarazioni sono state cambiate e che la giornalista è un'approfittatrice. Le frasi, più che volgari, sono vere molestie. E lei lo denuncia. Così la storia di un divo della pornografia diventa un caso di pornografia dei media. Un grande quotidiano, di solito alieno dal gossip, intervista la cronista vittima di stalking, ma senza pubblicarne il nome. Mentre il quotidiano concorrente, di solito bene disinformato, esce nella versione online con l'identità della giornalista. Intanto in Rete girano i messaggi vocali con gli insulti sessisti e i social si dividono: gli uomini difendono lui, le donne lei. Strano.
Ognuno adesso farà le proprie considerazioni. A noi ne vengono in mente tre. Le donne che fanno di tutto per apparire abbottonate - è una metafora...- sono quelle che più sperano di essere guardate svestite.
I porno attori che fuori servizio molestano le donne sono la prova che il maschio - già in agonia - è definitivamente morto. E le interminabili polemiche sui giornali dimostrano che il porno va bene per mezz'oretta. Poi è di una noia terribile.
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