Chi vuole i tecnici odia la democrazia

È stato definito il governo più a destra della storia della Repubblica

Chi vuole i tecnici odia la democrazia
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È stato definito il governo più a destra della storia della Repubblica, la sinistra nel corso del primo anno di vita dell'esecutivo ha tentato in maniera sempre più maldestra, nonostante esso poggi su una maggioranza ampia e solida, di indebolirne le fondamenta, perché nulla ai sedicenti dem è più indigesto della democrazia, da qui la richiesta continua di dimissioni di questo o quel ministro, sulla base di motivazioni grottesche e ridicole. Non sono mancate, come sempre, accuse di fascismo, razzismo, sessismo, omofobia, tutta roba che compone il glossario radical-chic a cui siamo oramai abituati e che non suscita più alcuna reazione né sortisce alcun tipo di effetto.

Il governo Meloni gode della fiducia degli italiani e non sarà neppure lo spread a corroderlo, sebbene qualcuno invochi i tecnici per risanare le casse da sempre disastrate dello Stato e per abbassare quello spread che, prima dell'insediamento di Meloni, ossia quando alla guida del governo c'era lo stimatissimo tecnico Mario Draghi, era di gran lunga più elevato. Se poco più di un anno addietro, questo non creava allarme e non minava l'esistenza dell'esecutivo, perché mai dovrebbe produrre adesso la caduta di Meloni? Questo è un mistero. Insomma, perché la lievitazione dello spread, quando al governo c'è la sinistra, non rappresenta qualcosa di pernicioso, mentre quando al governo c'è la destra, esso è preludio dell'apocalisse? È evidente che lo spread costituisce l'ennesima scusa per attaccare una maggioranza che è destinata, su mandato popolare, a restare al suo posto per altri quattro anni. Si rassegnino i nemici della democrazia, i sostenitori dei tecnici imposti dall'alto, esperti che hanno governato anche a lungo eppure senza mai risolvere, nonostante la perizia dichiarata e il curriculum, le problematiche per effetto delle quali erano stati chiamati al potere.

La pretesa di porre all'apice delle istituzioni individui che non sono mai stati eletti, nemmeno come rappresentanti di condominio, è quanto di meno democratico possa sussistere. La tecnocrazia, ovvero il predominio degli specialisti, è la perfetta antitesi del regime democratico o forse dovrei dire una stortura di una democrazia mal funzionante. Essa potrebbe pure operare in efficienza qualora gli esperti si limitassero a fornire consulenze, per definizione non vincolanti, e non fossero investiti del potere politico, che è prettamente decisionale. Stupisce che le stagioni degli esecutivi tecnici non ci abbiano ancora indotti a comprendere che essi sono il cancro della democrazia e non la soluzione a questo o quel problema ora finanziario, ora sanitario, ora economico, eccetera. Se i politici fanno male, i tecnici riescono a fare persino peggio. Soltanto che, nel primo caso, il popolo sovrano può ritenersi responsabile della propria cattiva scelta e dunque scegliere diversamente la volta successiva; nel secondo caso, invece, esso sviluppa una incandescente frustrazione nonché una pericolosa sfiducia nello Stato. Si sente escluso, quindi si esclude. Si sente deprivato della propria sovranità, quindi per ribellione la rigetta. Si arriva all'astensionismo, al disimpegno, alla rassegnazione, all'apatia.

Il più grande merito di Giorgia Meloni è quello di stare ricucendo quel rapporto di fiducia tra popolo e Stato. E non mi riferisco soltanto alla maggiore percezione della presenza stessa dello Stato in quelle aree dell'Italia e in quei quartieri dove le divise non potevano entrare. Mi riferisco soprattutto al fatto che, dopo lustri, finalmente, il politico più votato in Italia, leader del partito preferito, è stato nominato primo ministro e sta dunque al vertice dell'esecutivo. Era di questo che la gente aveva bisogno ed era questo che chiedeva.

E ora non sarà lo spread a determinare il crollo del governo degli italiani. Il debito pubblico non lo ha fatto Meloni, a lei il compito gravoso di ereditarlo e tenerlo sotto controllo. Ma questa verità nessuno la sottolinea.

A sentir parlare o a leggere i progressisti sembra che Giorgia ci abbia paurosamente indebitati nel giro di dodici mesi, mentre ella sta tentando da dodici mesi di risanare lo stato di collasso delle casse statali aggravato da misure, quali bonus edilizi incontrollati e reddito di cittadinanza concesso a cani e porci, che hanno permesso a chiunque abbia voluto di rapinare beatamente lo Stato.

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