Chiede i giorni di malattia ma va a giocare a calcio: licenziato e reintegrato

Il tribunale di Napoli ha deciso per il reintegro, dato che un decreto del periodo fascista prevedeva per casi simili la sospensione, ma non il licenziamento

Chiede i giorni di malattia ma va a giocare a calcio: licenziato e reintegrato

Aveva detto all'azienda dove lavorava di essere affetto da cefalea e, per questo, aveva preso un permesso per malattia. Invece andava a giocare a calcio o girava per i supermercati.

Un dipendente dell'Ente autonomo Volturno, l'Eav, era stato licenziato in tronco, a causa della scorrettezza commessa, dato che aveva violato "gli obblighi di correttezza, lealtà e diligenza in forza del rapporto di lavoro". Il tribunale di Napoli, però, ha ritenuto il comportamento del lavoratore non adeguato, ma non al punto da giustificare un licenziamento improvviso. I giudici, quindi, hanno disposto il reintegro del dipendente. Ma non finisce qui, perché il tribunale ha anche condannato l'azienda a pagare le spese e a risarcire l'uomo, al quale deve essere pagato un anno di stipendio arretrato, come riporta Tgcom24. La decisione è stata presa sulla base di un regio decreto che risale all'epoca fascista, sul quale viene definita "comportamento sleale" la simulazione di malattia. Tuttavia, questa non implica il licenziamento, ma la sospensione.

L'azienda, in disaccordo con la sentenza, ha

presentato una denuncia circostanziata, specificando gli spostamenti del proprio dipendente che, il 27 e 28 ottobre, era uscito da casa sia per fare la spesa che per andare a giocare ad una partita di calcio.

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