La Cina, l'Occidente e i nodi al pettine

Il Partito Comunista Cinese rappresenta la sfida più pericolosa e complessa che il mondo libero abbia avuto di fronte negli ultimi decenni

La Cina, l'Occidente e i nodi al pettine

Le nazioni di tutto il mondo affrontano sfide strategiche crescenti, ma nessuna è più pericolosa dell'aggressiva campagna di coercizione economica e intimidazione militare del Partito Comunista Cinese. Nel mio ruolo di 70° Segretario di Stato degli Stati Uniti e di Direttore della CIA, sono stato testimone degli sforzi incessanti di Pechino volti a minare la sovranità e la sicurezza in ogni continente. Questo tipo di aggressione richiede una risposta globale immediata e coordinata.

Per decenni, i sostenitori della Cina hanno affermato che il suo coinvolgimento in campo economico avrebbe portato alla liberalizzazione politica. Questa idea, pericolosa e sbagliata, ha fatto crescere l'economia cinese e ha incoraggiato il Pcc, che a sua volta ha potuto stringere il suo pugno di ferro in patria ed estendere aggressivamente la sua subdola influenza all'estero. Le prove di questa espansione predatoria sono sempre più chiare. La «Belt and Road Initiative», la principale iniziativa di politica estera cinese, non è altro che una forma di imperialismo economico mascherata da sviluppo infrastrutturale. Pechino attira le nazioni vulnerabili con promesse di investimenti, per poi intrappolarle sotto un debito schiacciante quando non riescono a rispettare le condizioni applicate. Dallo Sri Lanka al Pakistan, fino a Gibuti, il Pcc si è impossessato di beni strategici dei diversi Paesi quando questi non sono riusciti a ripagare i prestiti concessi a condizioni draconiane di sfruttamento. Non si tratta di assistenza allo sviluppo, ma di una strategia calcolata per stabilire un moderno sistema di vassallaggio con Pechino al centro. L'aggressione militare rappresenta una minaccia altrettanto allarmante. L'Esercito Popolare di Liberazione si sta espandendo a rotta di collo, con una spesa per la difesa che è salita alle stelle, oltre il 500% dal 2000. Pechino ha costruito la più grande marina militare del mondo per numero di navi, ha militarizzato le isole artificiali nel Mar Cinese Meridionale e, in flagrante violazione del diritto internazionale, assilla abitualmente i suoi vicini con incursioni sempre più provocatorie.

Le recenti esercitazioni militari su larga scala intorno a Taiwan - con esercitazioni a fuoco, operazioni di portaerei e blocchi simulati - rappresentano una pericolosa escalation delle tattiche di intimidazione. Questi giochi di guerra provocatori, condotti con il minimo preavviso e la massima minaccia, dimostrano la volontà del Pcc di mettere a rischio la stabilità regionale per perseguire le proprie ambizioni territoriali. La loro pericolosità nei confronti di Taiwan rischia di innescare un conflitto che distruggerebbe milioni di vite, devasterebbe la sicurezza globale e interi sistemi economici.

Nel settore tecnologico, aziende cinesi come Huawei e ZTE fungono da cavalli di Troia per il vasto apparato di sorveglianza del Partito comunista. Quando queste aziende costruiscono infrastrutture di telecomunicazione critiche all'estero, creano «backdoor» che rendono le nazioni sovrane vulnerabili allo spionaggio e ad azioni violente. Nel frattempo, il furto sistematico di proprietà intellettuale da parte di Pechino ha saccheggiato le innovazioni tecnologiche delle aziende di tutto il mondo, finendo per costare miliardi in termini di mancati introiti e perdita di vantaggi competitivi.

Durante il mio mandato di governo, gli Stati Uniti hanno affrontato di petto queste minacce. Abbiamo imposto tariffe sostanziali sui beni cinesi, sanzionato i funzionari del Pcc per le gravi violazioni dei diritti umani, stroncato operazioni di spionaggio mascherate da missioni diplomatiche, e abbiamo invitato decine di Paesi a rifiutare le apparecchiature di telecomunicazione cinesi. Queste azioni non erano rivolte contro il popolo cinese, che rispettiamo profondamente, ma contro un regime comunista che minaccia la libertà e la sicurezza globale.

Il recente annuncio del Presidente Trump di nuove tariffe aggressive sulle esportazioni cinesi rappresenta un gradito ritorno a questo indispensabile approccio. Una tale coraggiosa azione economica dimostra che gli Stati Uniti non tollereranno più le pratiche commerciali sleali, il furto di proprietà intellettuale e la coercizione economica di Pechino. Il messaggio è chiaro: le nazioni che apprezzano la concorrenza leale e la sovranità economica devono essere pronte a usare misure economiche concrete, non solo parole, per contrastare il comportamento predatorio dei comunisti cinesi.

Il mondo libero deve ora costruire su queste basi con misure ancora più forti. Ogni nazione che tiene alla sovranità e alla sicurezza dovrebbe muoversi secondo quattro linee di azione.

Primo: sviluppare in modo aggressivo catene di approvvigionamento alternative e piani di investimento che forniscano autentici partenariati economici senza i lacci e lacciuoli politici introdotti immancabilmente da Pechino. In secondo luogo, rafforzare le alleanze militari e la cooperazione in materia di difesa per contrastare l'espansionismo cinese, in particolare nella regione indo-pacifica, dove la minaccia è più grave. Terzo, proteggere le tecnologie critiche attraverso una solida applicazione delle norme sulla proprietà intellettuale e uno screening degli investimenti per prevenire il furto e la sistematica infiltrazione tecnologica da parte del Pcc. Quarto, parlare con sincerità della natura fondamentale del Partito Comunista Cinese: un'organizzazione leninista che vede le relazioni internazionali come un gioco a somma zero che intende vincere a tutti i costi.

Infine, formare una coalizione globale di nazioni libere disposte a resistere alle intimidazioni e alle coercizioni di Pechino. Il Pcc conta di dividere i suoi avversari e di eliminarli uno per uno. Attraverso l'unità, possiamo preservare la nostra sovranità e un ordine mondiale basato sulla libertà piuttosto che sul controllo autoritario.

Il Partito Comunista Cinese rappresenta la sfida più pericolosa e complessa che il mondo libero abbia avuto di fronte negli ultimi decenni. Affrontare questa minaccia richiede un chiaro riconoscimento delle vere intenzioni di Pechino, una resistenza coordinata alle sue tattiche coercitive e un impegno incrollabile orientato ai valori della libertà, della trasparenza e dello Stato di diritto.

La sicurezza e la sovranità delle nazioni in tutto il mondo - e la libertà delle generazioni future - dipendono dal nostro coraggio, dalla volontà di agire con decisione adesso.

Nel corso della storia, le nazioni libere si sono sempre opposte con successo all'espansione dei regimi autoritari. Con unità di intenti e forza di volontà, ci riusciremo anche questa volta.

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