Il colpevole è la giustizia, non la prescrizione

I morti di amianto non meritano speculazioni e bugie. Il problema sono i tempi, non abbattere un principio

Un manifestante vestito da scheletro all'entrata della Corte di Cassazione
Un manifestante vestito da scheletro all'entrata della Corte di Cassazione

I morti di amianto del caso Eternit non meritano anche questo. Non meritano il balletto sulla prescrizione che c'è stato ieri all'indomani della sentenza che non è riuscita a condannare i colpevoli di disastro ambientale. Non meritano speculazioni. Non meritano altre bugie. Sull'onda emotiva del caso, il premier Matteo Renzi e l'Associazione nazionale magistrati hanno detto che va cambiata la norma sulla prescrizione dei reati. Ecco la bugia, ecco la speculazione, ecco il miglior modo di non vedere il problema: non la prescrizione, ma la durata dei processi. Tutti quelli che diranno e scriveranno che l'Italia è l'unico Paese dove si applica mentiranno. C'era già nell'antica Grecia, c'è in Francia, c'è in Germania, c'è in Spagna. Tempi e modi diversi, ma c'è. La prescrizione non c'è in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, dove però vige una prassi che fa impallidire i nostri tribunali: la durata dei processi è in media di due anni. In Italia è di otto. Per andare nello specifico: ricordate il caso di Erin Brockovich? Ci hanno fatto un film di successo ed è molto simile a quello Eternit: il processo è durato tre anni. Quello sulla vicenda amianto italiana dieci anni. Quello per il disastro della piattaforma Bp nel Golfo del Messico meno di due anni, da noi quello del petrolchimico di Porto Marghera è stato tra i più rapidi ed è arrivato a sentenza dopo 8 anni.

È questo lo scandalo, non la prescrizione. Che si può modificare, certo, ma non togliere. È un caposaldo del diritto: non si può avere la propria vita appesa a pm e giudici. Soprattutto in un Paese come il nostro, dove la giustizia non funziona. Direte: e allora chi la vita l'ha persa, come a Casale Monferrato? Ecco: i familiari dei morti sono i primi ad avere diritto a un processo veloce e giusto. E a loro, e alla memoria di chi hanno perso, che lo si deve.

Con i nostri tempi e con le oscenità del nostro sistema giudiziario, senza la prescrizione i processi durerebbero all'infinito, perché spesso è solo il rischio della prescrizione che fa muovere i

magistrati e accelerare le procedure. Ecco un bel paradosso per l'Anm e per Renzi. Il problema è avere giustizia, non abbattere un principio perché ora si hanno sulla coscienza dei morti. La prescrizione è un diversivo. Una scusa.

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