Nessuna riparazione per l'ingiusta detenzione per Contrada

La rabbia dei legali dell'ex numero tre del Sisde, che annunciano di volersi nuovamente appellare alle normative europee

Nessuna riparazione per l'ingiusta detenzione per Contrada

La Corte d'Appello di Palermo ha deciso di respingere l'istanza di "riparazione per ingiusta detenzione" inoltrata dai legali di Bruno Contrada per ottenere un risarcimento a causa dei 10 anni di pena, tra carcere e domiciliari, inflitti al loro cliente dopo la condanna per concorso esterno in associazione mafiosa.

Una condanna che lo scorso 2017 era stata dichiarata "ineseguibile e improduttiva di effetti penali" dalla corte di Cassazione, che si era ispirata a una precedente sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo. I giudici di tale consesso avevano allora bollato il reato ascritto a Contrada come vago e contraddittorio, in quanto non ben definito dal punto di vista legale negli anni in cui l'ex numero tre del Sisde aveva commesso le condotte contestate. Per questo motivo i legali di Contrada avevano inoltrato una prima richiesta di risarcimento, respinta dalla Cassazione. Ora, in sede di rinvio, è arrivato un altro no all'istanza.

Le prossime mosse

Gli ermellini, nel gennaio 2021, avevano infatti annullato con rinvio l'ordinanza della Corte d'Appello di Palermo, che aveva deciso di riconoscere all'ex funzionario del Sisde la "riparazione per ingiusta detenzione", quantificata in 667mila euro di risarcimento. "Apprendiamo senza stupore il verdetto della Corte a seguito di un procedimento svoltosi in maniera assai poco serena, e alle cui conclusioni mi sono rifiutato di prendere parte", rivela all'AdnKronos l'avvocato Stefano Giordano.

"Formuleremo tutte le nostre deduzioni in ordine al malgoverno della legge penale e degli strumenti internazionali nel ricorso per Cassazione che verrà depositato ritualmente nei prossimi giorni", annuncia quindi il legale di Contrada. "Posso dire che l'ordinanza oggi depositata viola per ben due volte il giudicato della Corte Europea, su cui il giudice interno non ha alcun margine di discrezionalità per quanto riguarda la sua esecuzione", puntualizza ancora Giordano.

Secondo l'avvocato dell'ex numero tre del Sisde, assente in tribunale per motivi di salute, "ai sensi dell'articolo 46 della Cedu, il giudice interno si è sottratto all'obbligo di esecuzione delle sentenze europee che hanno dichiarato l'illegittimità del processo celebrato a carico di Bruno Contrada e la presenza di trattamenti inumani e degradanti nella illegittima detenzione del mio assistito".

Oltre ad un ricorso in Cassazione, quindi, il team di avvocati che assiste l'ex alto funzionario presenterà un articolato dossier al Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa, dato che "per l'ennesima volta, non solo lo Stato Italiano commette delle gravissime

violazioni ai danni dei suoi cittadini, ma reitera dette violazioni rifiutandosi di eseguire il giudicato europeo e causando gravi problemi di incompatibilità tra la giurisprudenza italiana e la normativa europea".

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