Corea del Sud, una setta religiosa al centro del contagio: a messa fedeli col Covid-19

Il Paese, attualmente uno dei più colpiti dalla diffusione della patologia, era riuscito a studiare piani per il contenimento. Ma l'omertà di alcuni fedeli della Chiesa Shincheonji ha fatto sì che la malattia si diffondesse sempre di più

Corea del Sud, una setta religiosa al centro del contagio: a messa fedeli col Covid-19

La Corea del Sud, attualmente uno dei Paesi più colpiti dal coronavirus, fino al 17 febbraio scorso contava, a causa della patologia, 30 contagiati e nessun decesso. E si dice anche che lo Stato fosse pronto più di altri ad affrontare la diffusione della nuova malattia già da novembre. Eppure, secondo quanto riportato da La Stampa, qualcosa è andato storto, con l'infezione della paziente 31, membro della Shincheonji, la Chiesa di Gesù e del Tempio del Tabernacolo della Testimonianza, una setta segreta con circa 240mila seguaci in 29 Paesi.

La diffusione della malattia

In base a quanto riportato dal quotidiano, infatti, per la congregazione coreana, infatti, questo virus rappresentava una forma di peccato, che non si sarebbe dovuto curare con i farmaci ma con la preghiera. Precisamente tenendosi per mano, anche tra malati, nelle strutture religiose che li accolgono. E siccome i membri sono tenuti alla segretezza anche con i familiari, i casi di Covid-19 sono aumentati in Corea, salendo a 4.335 con 31 morti. In base a quanto diffuso, il 60% di questi contagiati apparterrebbe alla Chiesa di Shincheonji.

Il capillare controllo coreano

Qualche mese fa, il Centro per la Prevenzione e il controllo delle malattie coreano aveva studiato un piano per testare ogni genere di coronavirus, eliminando Sars e Mers e isolandone nuove varianti (dato che nel 2015 il virus Mers aveva ucciso 38 sudcoreani, il numero più alto di decessi fuori dal Medio Oriente, dove si era diffuso maggiormente). L'istituto aveva monitorato gli spostamenti dei viaggiatori arrivati dalla Cina, controllando persino le loro spese con carta di credito e verificando le immagini delle videocamere a circuito chiuso. Inoltre, aveva chiesto ai suoi cittadini di scaricare un'applicazione per aggiornare le autorità sul proprio stato di salute. L'elenco di chi aveva contratto il virus era online e delle persone contagiate si sapeva tutto: movimenti, incontri, viaggi.

La setta religiosa

Secondo quanto riportato dal quotidiano, dieci dei primi 30 pazienti contagiati risultavano guariti e tornati nelle loro case. Ma la paziente 31, iscritta alla setta religiosa, in cui il fondatore 88enne, Lee Man-hee, giurerebbe di essere il Cristo risorto che porterà "una nuova Israele spirituale alla fine dei giorni". Secondo il santone, quell'epidemia altro non era che "un male causato da chi è geloso della nostra crescita", una sorta di male che non avrebbe dovuto interrompere il lavoro della congregazione semi-cristiana.

I fedeli contagiati

In base a quanto ricostruito, la paziente 31 si sarebbe recata a due di queste cerimonie con la febbre alta, poi sarebbe andata a un matrimonio e, infine, a una conferenza. Era stata ricoverata in ospedale per un incidente d'auto, ma aveva rifiutato di sottoporsi al test per il Covid-19. Un altro dei membri, sempre con febbre alta, sarebbe fuggita da una struttura sanitaria durante un esame quando era stata informata dell'obbligo della quarantena. Una donna, poi, aveva ammesso di essere parte della setta soltanto quando la sua temperatura non si abbassava (a seguito di un'operazione di trapianto).

Liste segrete

Le autorità del Paese asiatico avrebbero cercato i seguaci per testarli, ma le liste (per volontà del leader) sarebbero rimaste segrete fino a pochi giorni fa. Nelle ultime ore si è scoperto che all'inizio del mese di febbraio, molti "fedeli" erano riuniti al funerale del fratello del fondatore, il quale avrebbe visitato alcune delle 19 chiese della congregazione in Cina.

In base a quanto ricostruito, nell'ospedale dove si è registrato il suo decesso si sarebbero registrati 114 contagi (tanti tra i pazienti psichiatrici, che non sarebbero addirittura mai usciti dall'ospedale). Attualmente, il leader e 11 degli associati sarebbero indagati per aver nascosto le liste dei membri e sono accusati di "omicidio per consapevole negligenza".

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