Gli anticorpi neutralizzanti garantiscono davvero l'immunità contro una reinfenzione da Coronavirus? La risposta è sì. Lo conferma uno studio a firma di alcuni ricercatori della University of Washington e del Fred Hutchinson Cancer Research Center disponibile in versione prestampa sulla piattaforma medRxiv dal 19 agosto 2020 (qui il link diretto al documento). Gli scienziati Oltreoceano hanno appurato, mediante un esperimento condotto a bordo di un peschereccio, che un particolare aggregato di proteine globurali coinvolte nella risposta immunitaria all'infenzione SARS-CoV-2 nei pazienti positivi sono in grado di inibire il virus. Anzi, la loro efficacia sarebbe tale da scagionare il rischio di riammalarsi.
L'esperimento sul peschereccio
Lo studio, supportato da un grant del National Institute of Allergy and Infectious Desease (centro degli statunitensi Nih) potrebbe segnare la svolta per una cura contro il Covid-19 in attesa del vaccino definitivo. A raccontare la dinamica dell'esperimento, è lo scienziato italiano Enrico Bucci, ricercatore in Biochimica e Biologia molecolare nonché professore alla Temple University of Philadelpia. Gli studiosi hanno esaminato i dattagli di un'epidemia che ha colpito la flotta di un peschereccio. Prima della partenza, "gli oltre 100 membri testati - racconta Bucci sulla sua pagina Facebook - per la presenza di Rna virale (tampone) e per la presenza di anticorpi contro il virus (test sierologico)". Nessuno dei componenti dell'equipaggio è risultato positivo all'Rna virale, mentre 6 membri dell'equipaggio "hanno dimostrato di avere gli anticorpi prima della partenza". Fra questi 6, 3 mostravano di avere anticorpi neutralizzanti. "A causa probabilmente di un falso negativo nei test all'imbarco - continua ancora lo scienziato - a bordo si è diffusa un'epidemia di Covid-19: si è contagiato l'85% dell'equipaggio (a proposito di immunità di gregge)", secondo i numeri riportati in un estratto del lavoro 104 persone su 122. L'infezione deve essere stata causata da un singolo caso indice, perché il sequenziamento del virus nei pazienti dimostra un'origine unica. Le tre persone con anticorpi neutralizzanti non si sono ammalate né infettate. Anzi, al contrario, gli altri tre con anticorpi non neutralizzanti sembrano essere stati attaccati dal virus, come quasi tutto il resto dell'equipaggio.
Esito dello studio
Dall'osservazione dei dati raccolti emerge, in estrema sintesi, che chi ha contratto l'infenzione non dovrebbe riammalarsi.
Il condizionale è d'obbligo perché, come spiega lo stesso Bucci: "Se il pre-print non risulterà essere affetto da difetti metodologici, che io per ora non riesco a vedere abbiamo imparato che: la diagnostica inaccurata può portare ad outbreak del virus; in ambienti in cui il virus può circolare liberamente fra molte persone, il tasso di attacco del virus è alto (indipendentemente dall'età), e quasi tutti si infettano; la sieropositività, da sola, non è indice di protezione da reinfezioni; gli anticorpi neutralizzanti, esattamente del tipo di quelli evocati dai vaccini in studio, sono protettivi dalla reinfezione".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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