Luca Zaia, governatore del Veneto, ammette di non dormire sonni tranquilli a causa del continuo aumento dei contagi, ieri 78mila in tutta Italia e ben 7mila solo nella sua regione. Il leghista è anche conscio del fatto che nei prossimi giorni il numero dei positivi dovuto alla diffusione della variante Omicron potrebbe anche aumentare.“Però dobbiamo guardare l'ospedalizzazione e lì i numeri sono un terzo rispetto ad un anno fa. Lo scenario è cambiato radicalmente” ha tenuto a sottolineare Zaia intervistato dal Corriere.
Il problema della quarantena
Il presidente di Regione ha spiegato che “la crescita è esponenziale. Oggi in Veneto ci sono 80mila persone positive, poco più di un mese fa erano 8mila. Questi numeri dipendono dalla quantità di tamponi e noi ne facciamo più di tutti gli altri. Non a caso abbiamo un indice di positività del 4,89%, ben al di sotto della media nazionale (7,57%)”. Ma Zaia ha voluto precisare anche un altro aspetto, ovvero che tra ospedalizzati, contagiati e contatti stretti il rischio è quello di mandare in quarantena mezza Italia.“Sono migliaia le persone che hanno già fatto la terza dose e che pur essendo asintomatiche sono costrette a rimanere in isolamento per 7 giorni in quanto hanno avuto un contatto con un positivo” ha quindi ricordato, precisando inoltre che negli Stati Uniti hanno scelto di limitare la quarantena a 5 giorni per tutti. E oggi è anche il giorno in cui si riunirà il Comitato tecnico scientifico per fare il punto sulla situazione e decidere come muoversi per affrontare questo problema mondiale.
Zaia: "Troppe ore di attesa per i tamponi"
Zaia, dopo aver premesso di aver sempre avuto un ottimo rapporto di collaborazione con il governo e con gli organismi di cui si avvale, chiede però di valutare se coloro che hanno già ricevuto la terza dose, e sono asintomatici, possano evitare la quarantena. Neanche ridurla, proprio evitarla.“I tecnici sono loro, ma penso che per chi ha già fatto le tre dosi e non ha alcun sintomo si possa gettare il cuore oltre l'ostacolo. Non si tratterebbe di una novità” ha spiegato il governatore veneto riferendosi al marzo del 2020, quando la quarantena era allora di 15 giorni e il governo, su loro richiesta, fece un decreto per consentire ai sanitari asintomatici che avevano contatti con positivi di continuare a lavorare. In caso contrario le strutture ospedaliere sarebbero rimaste senza personale sanitario. Zaia ha però tenuto a dire: “L'ultima cosa che mi interessa è aprire un dibattito tra pro e contro. Bisogna agire con buon senso. Le scene a cui stiamo assistendo in questi giorni, le lunghe file e le ore di attesa per i tamponi, non sono un bello spettacolo. Dobbiamo farci qualche domanda”.
E le domande da farsi sono sempre quelle, come per esempio: “Una persona asintomatica che ha avuto un contatto con un positivo oggi deve fare un tampone ad inizio quarantena, la quarantena e un altro a fine isolamento. Perché non pensiamo di eliminare questi tamponi, lasciando la quarantena, destinandoli solo ai sintomatici? Penso soprattutto ai bambini”. Solo in Veneto si è arrivati a 160mila al giorno. Zaia è preoccupato anche per quanto riguarda il tema dei magazzini rispetto a tamponi e reagenti che rischia di farsi sentire. Da non dimenticare che con numeri così alti di contagi anche il tracciamento è saltato:“Con 7mila contagiati in un giorno occorre fare 7mila telefonate, pensate che call center serve. Se poi ognuno di questi ha avuto contatti stretti con 3-4-5 persone, avete presente le dimensioni del fenomeno. Possiamo continuare così? È chiaro che con questi volumi il tracciamento salta del tutto”.
Il tampone fai da te
Un’alternativa secondo il governatore leghista potrebbe essere l’uso del tampone fai da te, come ha raccomandato nei giorni scorsi il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie trasmissibili (Ecdc), almeno per i soggetti asintomatici. In passato questa soluzione era stata proposta più volte al governo ma non è mai stata accolta. Secondo Zaia invece sarebbe opportuno investire maggiormente sul rapporto di fiducia con i cittadini perché porterebbe a fare un gioco di squadra. Il turismo è un settore fondamentale per il Veneto, così come per altre regioni, e purtroppo a causa delle quarantene e del timore di contagio stanno arrivando molte disdette. “Ogni cambio di scenario richiede un cambio di strategia. Su un campo di battaglia non si può andare alla ricerca della perfezione. Come dice quel detto? Il meglio è nemico del bene. Ora abbiamo l'87% di vaccinati, la nostra vita è tornata normale. L'alternativa sarebbe stata la chiusura totale e la conta dei morti, come un anno fa. Ce lo siamo dimenticati?”. Zaia sembra però convinto che Draghi debba restare a Palazzo Chigi perché con questi numeri la continuità nell’azione di governo è la cosa migliore. Anche perché il giudizio del governatore sull’operato del premier è positivo. Per la partita del Quirinale c’è ancora tempo.
Il documento per cambiare le regole
Il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, questa mattina ha anticipato su Facebook: "Tra poco in Conferenza delle Regioni presenteremo un documento per cambiare al più presto le regole delle quarantene e del contact tracing. Non possiamo paralizzare l'Italia". Toti ha anche sottolineato: "Treni cancellati per mancanza di personale, 21mila liguri costretti a casa. Non possiamo bloccare il Paese con le quarantene dei contatti di positivi. Il covid è cambiato, la maggior parte della popolazione è vaccinata, dobbiamo rivedere anche le misure per affrontarlo".
I governatori sembra un po' tutti sulla stessa linea, anche per quanto riguarda l'abolizione della quarantena per i soggetti che hanno ricevuto la terza dose di vaccino. Massimiliano Fedriga, governatore del Friuli Venezia Giulia e presidente della Conferenza delle Regioni, intervistato da Repubblica, ha dato un giudizio positivo sui provvedimenti che l'esecutivo si appresta a mettere sul campo. Secondo il governatore serve infatti una “nuova organizzazione della macchina, incentrata non più sul tracciamento ma su una vaccinazione ancora più spinta e su una modifica delle regole dell'isolamento”. Fedriga, sempre se vi fosse il parere positivo degli esperti, vorrebbe addirittura abolire la quarantena per chi ha già ricevuto le tre dosi di vaccino. “Partiamo da una premessa. È ormai illusorio pensare di riuscire a tracciare ogni contatto. Inutile la corsa al tampone, se non per i sintomatici. E sarebbe ora di dirottare altro personale sanitario sui vaccini, per non disperdere le forze. In sintesi, sarebbe assurdo affrontare l'emergenza come un anno fa. Quando erano appena arrivati i vaccini e c'era una variante diversa. Serve capacità e rapidità nel riadattare la macchina” ha sottolineato il presidente.
Fedriga: "Corretto ridurre i giorni di isolamento"
L’ultima parola spetta però al Comitato tecnico scientifico e al Consiglio dei ministri. Del resto, come ha tenuto a ricordare, “sembra che la variante Omicron abbassi nettamente il rischio di malattia grave per chi è immunizzato. Per questo ritengo corretto ridurre il periodo di isolamento per i contatti stretti dei positivi. Negli Stati Uniti questo termine, per chi ha fatto anche il booster, è stato anzi azzerato. Se gli scienziati fossero d'accordo, sarei felice si facesse anche in Italia”. Anche se tra gli scienziati c’è ancora chi prevede 100mila contagi al giorno entro la fine di gennaio. Fedriga è contento di aver spinto affinché nella valutazione dei colori da attribuire alla Regioni venisse introdotto anche il criterio delle ospedalizzazioni. Ha infatti sottolineato che l’anno scorso tutta l’Italia era colorata di rosso, mentre adesso le regioni sono tutte o bianche o gialle. Ma, nel momento in cui qualcuna dovesse vedere l’arancione, non cambierà comunque nulla per i cittadini che hanno il super Green pass.
Parlando del Quirinale Fedriga ha asserito: “Al di là della pandemia, mi auguro un'elezione del Presidente della Repubblica già alla prima votazione. Sarebbe un bel messaggio per il Paese. Oggi abbiamo strumenti adatti a tenere in sicurezza luoghi a rischio come gli ospedali. Ci sarebbe anche il voto a distanza, seppure su questa modalità il dibattito in Italia non si sia mai concretizzato”. Su Draghi non sembra avere alcun dubbio: “Draghi è una personalità che non può essere dispersa. L'autorevolezza che dà al Paese è una questione di interesse nazionale”. Ha quindi tenuto a sottolineare l’ottimo rapporto che il premier ha con le Regioni e la necessità del centrodestra di trovare consenso comune su un candidato. “Berlusconi candidato al Colle non è uno sfregio alla democrazia.
È un candidato longevo, che ha avuto una robusta esperienza di governo. E mi permetto di rammentare che per tre volte è stato votato per rappresentare la maggioranza di questo Paese. Sbagliato fare esclusioni a priori” ha infine concluso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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