"Fabrizia morta perché emigrata". Vescovo non nomina mai l'islam

Monsignor Angelo Spina, vescovo di Sulmona, dà colpa alla disocuppazione per la morte di Fabrizia Di Lorenzo. Non ai jihadisti

"Fabrizia morta perché emigrata". Vescovo non nomina mai l'islam

Nessuno ha osato citare l'islam. Mai. Nemmeno quando si riferiscono a Anis Amri vicino alla parola "terrorista" osano apporre il giusto aggettivo "islamico". Non lo hanno fatto il Vescovo di Sulmona, il sindaco né il presidente Pd della Regione Abruzzo durante i funerali di Fabrizia Di Lorenzo, l'unica italiana rimasta uccisa dalla furia islamica a Berlino.

Sì, perché è di questo che si parla. Di islam. Non di altro. Secondo il Vescovo Angelo Spina, invece, ad uccidere Fabrizia sarebbe stata la disoccupazione, o meglio il dover avuto "lasciare questa terra che non riesce a dare speranza a questi giovani per il lavoro". L'emigrazione, capito? Mica l'islam e i jihadisti. A proposito, piccola parentesi: com'è che per i nostri giovani sarebbe giusto permettergli di trovare un'occupazione nel loro Paese, mentre per i migranti che vengono dall'Africa bisogna accoglierli e non "aiutarli a casa loro"?

Chiusa parentesi. Il 19 dicembre ad ammazzare Fabrizia non è stato un tir impazzito, una fatalità, un incidente stradale. Ma un soldato di Allah. Mettiamocelo in testa.

Sergio Mattarella ha parlato di "una nostra giovane connazionale rimane, all’estero, vittima della insensata ed esecrabile violenza del terrorismo", senza mai però specificare che oggi l'unico terrorismo internazionale ad ucciere è quello islamico. Il presidente della Regione Abruzzio, Luciano D'Alfonso, di "una terribile e insopportabile vicenda di sangue", come se fosse capitato quasi a caso. Per errore o casualità.

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