La battaglia dei genitori di Alfie Evans per tenerlo in vita si è conclusa nella notte: il piccolo, affetto da una malattia neurodegenerativa sconosciuta, è morto. Da lunedì scorso non era più attaccato alle macchine che lo tenevano in vita. Di seguito la cronologia della vicenda.
MAGGIO 2016. Nasce a Liverpool il piccolo Alfie Evans dai genitori ventenni Tom Evans e Kate James. Il bambino, dopo i primi mesi di vita, sembra debole e viene sottoposto a diverse visite mediche.
DICEMBRE 2016. Il bimbo viene portato d'urgenza all'Alder Hey Hospital a Liverpool dopo aver perso conoscenza, in preda alle convulsioni. Le sue condizioni peggiorano e cade in coma. La diagnosi è infausta: Alfie soffre di una malattia neurodegenerativa sconosciuta.
ESTATE 2017. Il padre lancia su Facebook la pagina "Alfie's army", "l'Esercito di Alfie", raccogliendo il sostegno di migliaia di persone. I genitori si rivolgono al dottor Michio Hirano, il neurologo americano che aveva aiutato Charlie Gard, il bambino inglese protagonista di una vicenda simile. Speranze arrivano anche dallo Utah e dall'Italia.
DICEMBRE 2017. L'ospedale dichiara di aver esaurito tutte le opzioni possibili per Alfie e si oppone al desiderio dei genitori di trasferire il piccolo al Bambin Gesù di Roma per tentare nuove cure sperimentali. I medici esprimono l'intenzione di appellarsi all'Alta Corte per avere il via libera a staccare Alfie dalle macchine che lo tengono in vita. FEBBRAIO 2018. Il caso finisce in tribunale e il giudice Anthony Hayden dà il via libera al piano di fine vita dei medici, ma i genitori non si danno per vinti e promettono battaglia.
MARZO 2018. La richiesta di trasferire Alfie in Italia viene ripresentata in diverse sedi - Alta corte, Corte d'appello, Corte suprema e Corte europea per i diritti dell'uomo - ma viene sempre respinta.
APRILE 2018. Tra i ricorsi, prosegue la battaglia legale dei genitori. Papà Tom vola a Roma e incontra Papa Francesco che nelle sue udienze pubbliche ha più volte esortato a pregare per il piccolo Alfie. Il 23 aprile il governo italiano gli concede in extremis la cittadinanza, nella speranza che questo porti a un suo trasferimento a Roma. La sera stessa il bimbo viene staccato dalle macchine ma resiste e continua a respirare.
Il 24 aprile una nuova udienza dell'Alta Corte nega per l'ultima volta l'ipotesi di portarlo in Italia ma apre al suo ritorno a casa, condizione che non si riesce a realizzare. Il bimbo muore alle 2.30 di notte del 28 aprile- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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