"Negativo", ma muore di Covid: quando i tamponi ingannano i sanitari

"Era stato dimesso perché negativo ai due tamponi". I sindacati: "Abbiamo diffidato la Asl e l'ospedale Riuniti perché non ci convocavano. Sapevamo le notizie dai giornali e invece sarebbe utile un tavolo permanente per la formazione degli operatori e tenerci informati"

"Negativo", ma muore di Covid: quando i tamponi ingannano i sanitari

Si riaccendono i riflettori su Foggia in questa epidemia. Quattordici operatori sanitari (due medici, nove infermieri, tre oss) in servizio nell'ospedale Riuniti sono risultati positivi al Coronavirus. L'azienda ospedaliera ha ricostruito la catena dei contagi che risale a un uomo di 80 anni arrivato asintomatico al pronto soccorso. Il paziente è risultato negativo al virus dopo due tamponi e dopo tutti gli accertamenti diagnostico-strumentali effettuati. Tutto "deponeva per l’esclusione di sintomatologie riconducibili a Covid" (e pertanto è stato dimesso) dichiara in una nota il direttore generale del policlinico "Riuniti" di Foggia, Vitangelo Dattoli.

Dopo alcuni giorni il paziente è tornato al pronto soccorso con sintomatologia evidente ed è stato sottoposto ancora una volta a tampone (il terzo) che ha dato esito positivo. "Sono stati attivati tutti i protocolli aziendali di sorveglianza sanitaria di carattere clinico e laboratoristico che hanno consentito la rilevazione di sei pazienti positivi immediatamente ricoverati presso l’unità operativa di malattie infettive Covid del policlinico" ha continuato Dattoli.

Poi sono stati effettuati i dovuti trasferimenti nei reparti di medicina interna classificati come "area grigia" (dove sostano i pazienti in attesa dell'esito dei tamponi per il Coronavirus), la bonifica e la messa in sicurezza degli ambienti di degenza del paziente positivo, si tratta del reparto di medicina interna universitaria. Infine, nelle mattinate del 21 e 22 aprile i dipendenti dirigenti medici, infermieri e oss sono stati sottoposti a tampone e quattoridici di loro sono risultati positivi. "Allo stato tutti i dipendenti appaiono tendenzialmente asintomatici e sono stati sottoposti a visita e/o controllo presso l’unità operativa di malattie infettive e disposti in isolamento domiciliare fiduciario" ha continuato Dattoli nella nota.

"La stessa cosa è accaduta a mio suocero deceduto pochi giorni fa per Coronavirus" dichiara a ilGiornale.it Giuseppe Mangiacotti, infermiere e segretario provinciale della Fials di Foggia. "Il primo aprile, dopo alcuni sintomi (tipici del Covid) è stato ricoverato nell'ospedale di Foggia, ha fatto tutto il percorso in medicina d'urgenza con tac negativa e primo tampone negativo, poi è stato trasferito in un altro reparto finché il 7 aprile è stato trasferito in medicina ospedaliera. Mio suocero è stato sottoposto ad un altro tampone e gli hanno diagnosticato una broncopolmonite e infiammazione della colicistica con euripsiasi ed è stato dimesso l'11 dopo il secondo tampone negativo. L'altro giorno, però, è deceduto perché dopo un po' di giorni si è aggravato con dispnea. Il 19 notte è stato malissimo, la mattina dopo alle 6.30 sono andato a vederlo (abitiamo nello stesso condominio), era in crisi respiratoria, ho allertato il 118, è stato ricoverato, il quadro clinico-strumentale ha deposto subito per una Covid conclamata, alle ore 11 si è aggravato ulteriormente e alle ore 13 mio suocero è morto, gli hanno fatto il tampone ed è risultato positivo." ha raccontato Mangiacotti continuando "Il tampone al 70 - 80 per cento è affidabile, oppure può essere che uno venga contagiato mentre è in ospedale. Adesso la compagna di mio suocero è ricoverata in ospedale positiva al Covid e noi parenti che siamo venuti a contatto con mio suocero siamo in quarantena fino al 4 maggio.".

Mangiacotto con la federazione italiana autonomie locali e sanità e la Fsi (federazione sindacati indipendenti) dall'inizio della pandemia si batte perché i sindacati vengano convocati, attraverso una videoconferenza, dalla Asl di Foggia e dall'ospedale "Riuniti". "Anche perchè avevamo reclamato la poca attenzione nei confronti degli operatori sanitari che avevano addirittura poco materiale e pochi dispositivi di protezione individuale, mancavano addirittura le divise per i neo-assunti, perché in questa situazione di emergenza hanno anche attuato assunzioni straordinarie per sopperire all'esigenza Coronavirus. Due giorni fa, finalmente, dopo tanto tempo, siamo stati convocati dall'ospedale Riuniti in video conferenza. L'incontro è stato più una perlustrazione, una prova di convocazione perchè si è parlato di tutto e di niente. È inconcepibile, e l'ho detto in conferenza, che loro facciano a meno del ruolo dei sindacati che, invece, potrebbero dare un apporto utile e dare suggerimenti per la prevenzione".

I due sindacati di categoria (Fials e Fsi) avevano diffidato il direttore generale della Asl di Foggia, Vito Piazzolla, e il direttore generale dell'ospedale Riuniti, Vitangelo Dattoli, "perché non ci convocavano". "Loro (Asl e ospedale), da un punto di vista contrattuale, devono informare i sindacati di quello che fanno, ad esempio ci sono state le assunzioni straordinarie e non ci hanno informati, lo abbiamo appreso dai giornali. Il nostro ruolo non può venire meno soprattutto in questa situazione." sottolinea Mangiacotto.

L'unica aperta ad un confronto costruttivo per la tutela della salute dei pazienti e degli operatori sanitari, a detta del sindacalista, è stata la "SanitàService", società in house della Asl di Foggia. Ci sono state già due video-conferenze per un confronto sulle adeguate misure da adottare. Mangiacotto dal 2001 è anche formatore e ha dato un apporto utile, durante gli incontri video, sulle mascherine da utilizzare. "Ad esempio ho detto che c'era una mascherina, la FFP2 usata all'interno degli ospedali, che non era conforme alle normative CEE. La stessa già a Bologna era stata bandita dall'utilizzo e quindi ho dato un consiglio che è stato ascoltato. La più idonea per chi lavora in ospedale è la FFP2 senza valvola perché permette di non contagiare e di non essere contagiati. Le mascherine chirurgiche, invece, servono solo per non contaminare il paziente, ma non tutelano gli operatori sanitari da eventuali pazienti di Covid.".

Insomma, quello che manca oltre, inizialmente, ai dispositivi di sicurezza adatti, anche la formazione. Potrebbe essere questo alla base dei contagi negli ospedali. Oltre ad una formazione accellerata e ai dpi, sono necessari anche i tamponi di massa, almeno per gli operatori sanitari come sostenuto da tutti gli ordini dei medici pugliesi in una nota inviata al governatore Michele Emiliano. "Lopalco era contrario ai tamponi a tappeto, ma noi siamo fermamente convinti della necessità che gli operatori sanitari debbano essere sottoposti a tampone. Ad esempio, in alcuni ospedali era stata attivata questa procedura e a Brindisi, su 649 operatori, 41 sono risultati positivi asintomatici.

Pensi cosa avrebbero potuto determinare queste persone se fossero state lasciate libere di continuare a lavorare". ha, infine, detto, a ilGiornale.it, Arturo Oliva, presidente dell'ordine dei medici di Brindisi e segretario regionale del Cimo (il sindacato dei medici).

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