Vuoi pagare il caffè con il bancomat? Ti costa 2 euro e 20 centesimi. Succede a Pordenone, dove decine di bar sono in rivolta contro la stretta del governo sui pagamenti elettronici, con incentivi (detrazioni) per chi usa la carta al posto dei contanti. Misura che va ad aggiungersi alla multa da 30 euro per i commercianti che si oppongono alla richiesta dei propri clienti di usare il bancomat, introdotta nel 2017 dal governo Gentiloni. Ma nella città friulana, come in altre parti d'Italia, non è andata come previsto. Nel senso che i pagamenti in contanti non sono diminuiti a sufficienza a causa di una sorta di tacito accordo tra esercizi commerciali e clienti.
Adesso, però, gli incentivi introdotti dall'esecutivo per incoraggiare i pagamenti con il bancomat - anche per le spese più piccole - preoccupano non poco i baristi di Pordenone e provincia. Che, come racconta Il Gazzettino, hanno reagito al pugno di ferro annunciato dal governo applicando un supplemento a coloro che proprio si rifiutano di pagare in contanti. Il motivo? La commissione che gli esercizi devono pagare tutte le volte che un cliente striscia la sua carta. Commissione che, nel caso di un caffè, arriva ad azzerare il guadagno.
Ecco perché, nel Pordenonese, qualcuno si è adeguato: ritoccando all'insù il prezzo della tazzina, da 1,40 euro nella stazione ferroviaria di Casarsa fino ai 2,20 euro in un locale del centro di Pordenone. Mentre a Zoppola, sulla statale, c'è un bar che esclude a suo piacimento alcuni servizi e prodotto dal pagamento tramite bancomat o carta di credito.
Una condotta chiaramente illegale. A cui spesso, però, alcuni negozi sono obbligati. La chiamano strategia di sopravvivenza. La commissione per ogni operazione telematica arriva a costare un euro, quanto i baristi incassano da ogni caffè.
In pratica, chi non paga la sua tazzina in contanti finisce per annullare il margine di guadagno di chi gliela serve. Mandandolo in rosso se la spesa è inferiore a un euro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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