"Francesco investito su un'arteria mortale. Roma 'maglia nera' d'Europa"

L'avvocato Domenico Musicco, tra i promotori del reato di omicidio stradale, alla nostra redazione: "Le leggi ci sono e vanno applicate". Poi sulla sicurezza: "Più controlli sulle strade e alcol test a campione"

Francesco in un momento felice / Paola Di Caro (Twitter)
Francesco in un momento felice / Paola Di Caro (Twitter)

Lo scorso 11 ottobre, due turiste di nazionalità belga sono state uccise a Roma, all’altezza di Tor Cervara, da un pirata della strada, risultato poi positivo ai test di droga e alcol. Stessa drammatica sorte è toccata a un 18enne, Francesco Valdiserri, figlio di due giornalisti del Corriere della Sera, travolto sul marciapiede da un’auto che viaggiava ad altissima velocità. L’investitore, una 23enne sotto l’effetto di hashish e alcol, si trova agli arresti domiciliari con l’accusa di omicidio strdale.

"Le pene ora ci sono e vanno applicate. Nei casi più gravi arrivano anche a 18 anni di carcere con revoca perpetua della patente. Ma serve un piano nazionale di sicurezza stradale il prima possibile", spiega alla nostra redazione l’avvocato Domenico Musicco, presidente di Avisl Onlus, un’associazione che offre sostegno e consulenza gratuita alle vittime di incidenti stradali, sul lavoro e malasanità.

Avvocato Musicco, in meno di un mese ci sono stati tre incidenti mortali a Roma due dei quali proprio sulla Colombo. Com’è possibile?

"Gli incidenti stradali sulla Colombo ormai non si contano nemmeno più, quella è un’arteria mortale. Addirittura stiamo parlando di un ragazzo che è stato investito sul marciapiede. Non è concepibile che una sola strada sia così pericolosa”.

Secondo lei, qual è il problema?

"Ci sono indubbiamente delle criticità infrastrutturali. Mi riferisco alla presenza di buche, radici e alla segnaletica sbagliata. Poi mancano dei controlli fissi su quella strada che è, molto probabilmente, tra le più pericolose della Capitale".

Cosa intende per "controlli fissi"?

"Mi riferisco sia alla presenza di autovelox, che però non siano utilizzati solo per fare cassa, sia alla necessità di avere pattuglie che vigilino sul traffico con tanto di verifiche a campione con alcol test. Su quest’ultimo punto, devo ammettere con grande rammarico che siamo il fanalino d’Europa".

Quale tra le città italiane conta il numero più elevato di morti per incidenti stradali?

"Purtroppo Roma è la maglia nera tra le capitali in Europa con 50 morti all’anno. A Oslo, per fare un esempio, ce ne sono zero".

Quante sono le vittime di incidenti stradali nel nostro Paese ogni anno?

"In Italia, contiamo 3200 vittime all’anno. Un numero altissimo se pensiamo che in Inghilterra ce ne sono ‘appena’ 1000".

Come spiega questo divario?

"Il problema principale è la mancanza di un piano di sicurezza nazionale e di interventi infrastrutturali a livello delle amministrazioni locali. Inoltre vengono fatti pochissimi controlli sulla velocità e sull’uso dei cellulari mentre si è alla guida. Per non parlare degli alcol test: se ne contano appena un milione all’anno".

Indicava Roma come "maglia nera" d’Europa. Ma qual è la situazione nelle altre città italiane?

"La situazione è desolante da Nord a Sud dell’Italia. Ma il nocciolo della questione è sempre lo stesso: bisogna rinforzare la presenza di pattuglie della polizia sulle strade. A Milano, ad esempio, ci sono solo 3 pattuglie che sorvegliano il traffico stradale di notte. Stiamo parlando di una città con circa 2 milioni di abitanti. Credo che i numeri parlino da soli".

Sembra che non ci siano abbastanza agenti da impiegare per la sicurezza stradale.

"Se ciò fosse vero, allora bisogna affidare ai militari il compito di vigilare le strade durante la notte. Di certo non si può rischiare sulla pelle dei cittadini".

A livello normativo, che tipo di provvedimenti ritiene necessari?

"Oltre agli interventi infrastrutturali e alla realizzazione di un piano di sicurezza nazionale, è fondamentale considerare anche quelli sanzionatori. Le multe e le sanzioni sono il miglior deterrente contro i reati stradali. Perché, non dimentichiamolo, in alcuni casi si parla di veri e propri crimini".

Si riferisce al reato di omicidio stradale?

"Sono stato tra i promotori del reato di omicidio stradale che, per fortuna, è stato riconosciuto nel 2016. Il punto è che in molti casi, non viene applicato. Oppure, ci sono delle applicazioni in senso buonista che depotenziano il valore deterrente della legge. Prendiamo il caso dell’investimento mortale avvenuto ieri a Roma. La persona che era alla guida, risultata positiva al test di droga e alcol, si trova ai domiciliari quando avrebbe dovuto - da legge - essere in carcere con revoca perpetua della patente di guida. Quindi, come può ben vedere, le norme ci sono ma non sempre si applicano. Chiaramente questo discorso non vale per le cosiddette ‘stragi del sabato sera’".

Qual è la situazione relativa alle stragi del sabato sera?

"Purtroppo i numeri non sono incoraggianti. Il Veneto è tra le regioni italiane con il più alto numero di giovani sotto i 30 anni morti nelle stragi del sabato sera. Tant’è che insieme al presidente Zaia abbiamo parlato di istituire un osservatorio per monitorare il fenomeno. È una situazione che va affrontata il prima possibile, ovunque non solo in Veneto".

In tal caso, però, si tratta anche di un problema sociale. Non crede?

"Sicuramente. Ed è per questo che noi di Avisl abbiamo proposto di introdurre un’ora di educazione stradale nelle scuole. Col governo precedente la richiesta è rimasta inevasa. Confidiamo che le nuove forze politiche ci diano ascolto".

Nella casistica degli incidenti stradali rientrano anche i monopattini elettrici. Cosa si può fare al riguardo?

"Un’altra nota dolente. Non è pensabile che i monopattini elettrici siano liberi di girare per strada senza controlli adeguati. Stiamo parlando a tutti gli effetti di mezzi di trasporto che, in molti casi, non sono neanche assicurati. Inoltre bisognerebbe imporre delle regole quali, ad esempio, l’obbligo di indossare il casco. Va benissimo incentivare la micro mobilità sostenibile ma non a discapito della sicurezza".

L'associazione Avlis vi batte da anni per una maggiore sicurezza stradale. Crede che prima o poi la situazione migliorerà?

"La situazione può e deve migliorare.

Bisogna applicare le leggi che già ci sono e mettere a punto un piano di sicurezza nazionale nel più breve tempo possibile. Il tema della sicurezza stradale non è marginale rispetto ad altri, specie se c’è in gioco la vita dei nostri figli".

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