La folle mail dell'Inps: "Bonus? Deve chiederlo la figlia di 14 mesi"

La mamma della piccola, in cassa integrazione, si è vista arrivare la risposta dall’Inps. Se lavora anche solo qualche ora non ha diritto all’assegno per la baby sitter

La folle mail dell'Inps: "Bonus? Deve chiederlo la figlia di 14 mesi"

Una beffa in piena regola quella elaborata dall’Inps che ha recapitato a una mamma in cassa integrazione una risposta alquanto bizzarra: la domanda per l’asilo nido deve essere fatta dalla bambina stessa di soli 14 mesi. Come riportato da La Verità, dovrebbe essere la piccola a scrivere direttamente a Pasquale Tridico, presidente dell’Inps, per avere il contributo fino a 3.000 euro che viene dato alle famiglie con bambini in strutture pubbliche o private. La strana richiesta è stata spiegata dalla mamma di Anastasia, in collegamento ieri sera con la trasmissione di Mario Giordano “Fuori dal coro”, in onda su Rete4.

Il bonus asilo nido deve essere richiesto dalla bimba di 14 mesi

La signora Francesca Vicentini ha infatti spiegato che la risposta è arrivata per via telematica. Francesca ha 32 anni e vive con figlia e marito a Castelnuovo del Garda, in provincia di Verona. Da un giorno all’altro, per colpa del coronavirus, si è ritrovata in cassa integrazione. Prima era impiegata nell'ufficio marketing del Parco termale Aquardens a Santa Lucia, una frazione di Pescantina, distante circa dodici chilometri dalla sua abitazione. Adesso che la situazione è migliorata, la donna potrebbe tranquillamente fare ritorno al suo posto di lavoro. La mamma in ufficio e la bambina necessariamente al nido, anche perché il papà lavora in un’azienda di termosanitari e non saprebbero a chi lasciare la figlia.

Già lo scorso anno Francesca aveva richiesto il bonus e le era stato concesso senza problemi. Quest’anno ha rifatto domanda e spedito tutta la documentazione via internet. La cifra massima concessa, a decorrere dall’anno corrente, viene determinata in base all’Isee minorenni. Si parte da un importo minimo di 1.500 euro, 136,37 euro mensili, a un massimo annuale di 3.000 euro, suddiviso in 272,72 euro per 11 mensilità. La prima domanda è stata presentata ogni mese partendo da febbraio. Dei soldi però neanche l’ombra. A gennaio e febbraio 2020 gli asili erano ancora aperti e le rette erano state tutte saldate. I soldi mensili promessi dall’Inps sarebbero quindi stati una manna dal cielo, in un momento di crisi provocato dalla pandemia. Purtroppo però niente da fare.

A maggio la signora Francesca decide quindi di provare a contattare telefonicamente l’Istituto senza successo. Cambia strategia e decide quindi di scrivere una mail: “Volevo informazioni riguardo la mia richiesta di bonus asilo per mia figlia, non è ancora arrivato il pagamento”, specificando di essere in cassa integrazione dal 22 marzo e chiedendo se tutti i documenti allegati erano corretti. In soli due giorni arriva la risposta dall’Inps che lascia abbastanza spiazzata la povera mamma. Ecco quanto scritto: “Gentile utente, con riferimento alla sua richiesta con numero [] le comunichiamo quanto segue: buongiorno, la richiesta la deve fare sua figlia per il bonus nido”. Figlia che, ribadiamo, ha solo 14 mesi. Peccato però che sul sito dell’Istituto ci sia giustamente scritto che la domanda deve essere fatta dal genitore.

Le beffe sono due

Strano, dato che qualche giorno fa era stato annunciato direttamente da Tridico che l’Ente da lui presieduto aveva riempito di soldi le tasche degli italiani. La signora Francesca ha inoltre spiegato che “le famiglie si trovano sole, senza aver ancora visto un euro, con bonus nido che non arrivano e asili che iniziano a richiedere anche il pagamento per i mesi non usufruiti”. Ma non è finita qua.

Infatti la povera madre veronese ha anche scoperto che, qualora dovesse tornare al lavoro anche solo per qualche ora, non avrebbe diritto a chiedere il bonus baby sitter previsto dal decreto Cura Italia, in quanto usufruisce già di un sostegno al reddito.

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