C’è forse un motivo ben preciso per il quale il Viminale nei giorni scorsi ha presentato, per l’ennesima volta, un piano che chieda all’Europa un meccanismo di ricollocamento automatico dei migranti che sbarcano seguendo la rotta del Mediterraneo. Una lettera – appello quella, condivisa con i ministri dell’interno di Spagna, Grecia, Malta e Cipro.
In poche parole, l’Europa mediterranea è tornata a chiedere ricollocamenti obbligatori ed automatici, un superamento de facto del meccanismo previsto dal trattato di Dublino, con l’Europa del nord invece che al momento ha risposto negativamente alla proposta. L’impressione è che la sfida sui ricollocamenti è un interesse soprattutto italiano.
E come detto ad inizio articolo, c’è forse un motivo ben preciso e riguarda la Libia. Qui sarebbero almeno ventimila i migranti pronti a partire, almeno secondo i report dei servizi segreti. Per la verità il numero potrebbe essere anche sottostimato: nei giorni scorsi le stesse Nazioni Unite hanno paventato la presenza di almeno 650.000 migranti in Libia.
La stragrande maggioranza di loro non sarebbe in lizza per partire verso l’Italia al momento, tuttavia non si può escludere che nelle liste dei trafficanti le persone in procinto di salpare siano ben oltre le ventimila unità.
Ed a questo occorre aggiungere anche un altro spauracchio non da poco, questa volta politico. Tripoli potrebbe ricattare Roma sulla vicenda migratoria. Così come si legge sul Corriere della Sera, sono molti i sentori sulle intenzioni del governo di Fayez Al Sarraj di allentare i controlli lungo le coste e battere cassa al governo italiano.
In ballo ci sono fondi, soldi e forniture previste dal memorandum del 2017 rinnovato nei mesi scorsi. Ma la partita, come detto, è anche se non soprattutto politica: Al Sarraj vorrebbe spingere l’Italia ad un maggiore appoggio a suo favore, dopo i tentennamenti di Roma degli ultimi mesi. Il nostro Paese è rimasto ai margini del dossier libico, sorpreso dal protagonismo turco che da novembre ha portato Ankara ad essere il nuovo principale partner di Al Sarraj, con la diplomazia quasi incastrata nelle ragnatele della posizione “equidistante” tra il governo di Tripoli ed il generale Haftar.
Con quest’ultimo in ritirata dalla Tripolitania, adesso Al Sarraj ha tutto l’interesse a mettere pressione sull’Italia ed il nodo principale in tal senso non può che essere quello migratorio. In poche parole, tra il report dei servizi e le questioni politiche, a breve dalla Libia potrebbe partire l’ennesimo esodo verso le nostre coste. Ed il governo giallorosso prova a correre ai ripari, creando un fronte mediterraneo sui ricollocamenti.
Ma è una corsa contro il tempo affannosa e che probabilmente non porterà da nessuna parte, visto che il tema è da anni discusso e mai del tutto affrontato seriamente in sede comunitaria.
E sulla questione, è da registrare anche l'intervento dell'ex ministro dell'interno Matteo Salvini: "I nostri servizi segreti lanciano l'allarme invasione, con almeno 20mila immigrati pronti a partire per l'Italia - ha dichiarato il leader della Lega - Questo senza dimenticare la sanatoria nel caos, con l'ombra del racket pronto a comprare e offrire documenti, i porti spalancati alle Ong, l'aumento delle spese per l'accoglienza, con numerose questure che segnalano irregolarità e anomalie".
I dati parlano da soli: 1.878 sbarchi dal primo gennaio al 5 giugno di un anno fa, diventati 5.
461 nello stesso periodo di quest'anno - ha proseguito il segretario del carroccio - Eppure l'Italia annuncia di aver scritto all'Europa per chiedere la redistribuzione di chi arriva: ma non c'era l'accordo di Malta, che Conte-Lamorgese rivendicavano come successo straordinario? Questo governo mette in pericolo l'Italia".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.