L'autogol nel cacciare le spie russe, le oche di Santori e Putin: quindi, oggi...

Quindi, oggi...: la rincorsa di Marine Le Pen, il genocidio oppure no e il gas russo

L'autogol nel cacciare le spie russe, le oche di Santori e Putin: quindi, oggi...

- esagerato pezzo di Paolo Mieli per spiegare come mai Zelensky non dovrebbe usare la parola “genocidio” per descrivere quanto sta succedendo in Ucraina. Vabbé, avrà pure ragione. Ci sono delle sottigliezze tecniche tra crimine di guerra, atrocità e genocidio. Roba da tribunale internazionale dell’Aja. Però a chi sta sul campo un morto resta un morto, due morti sono due morti, tre morti sono tre morti. E ci sta che migliaia di scene simili appaiano come un “genocidio”. Anche se, effettivamente, ad oggi non ne ha i connotati

- Gramellini fa il solito predicozzo sui “non allineati” facendo finta di non capirne i ragionamenti. Il nostro parla di “artificio retorico emotivo” di chi ritiene che “tutte le guerre di assomigliano e tutti i sistemi politici si equivalgono”. Non è così, chiaro, ma il vero artificio lo compie chi non è in grado di ammettere gli errori del passato. Che la guerra in Iraq non fosse giustificata dalle armi chimiche di Saddam pare abbastanza acclarato. Che in Vietnam gli americani non si siano comportati da santarelli mi pare scontato. Che bombardare Gheddafi sia stata una disgrazia (per l’Italia e per la stabilità dei libici) pure. Vogliamo poi parlare di 20 anni di Afghanistan? O della Siria? La guerra è guerra. Anche se la chiamiamo “missione di peacekeeping” e la combattiamo sognando di esportare democrazia

- un sondaggio dalla Russia che, personalmente, non mi sorprende affatto: l’83% dei russi appoggia Putin e “il suo consenso crescerò ancora”. A riferirlo è un istituto demoscopico indipendente che può ancora operare a Mosca e dintorni. Dice il Levada Center: “Se i russi vedessero le foto di Bucha, penserebbero che la Russia abbia ragione di comportarsi così”. Ah, l’appoggio alla guerra è forte anche tra i giovani. Le sanzioni “non hanno spostato l’opinione di un singolo russo”. E i russi “sono fedeli al presidente” perché “si sentono liberi”. Colpa (o merito) della propaganda? Certo. Ma anche di un modo di essere dei russi che noi, forse, non comprendiamo. In fondo sono passati dallo Zar al comunismo all’oligarchia: un motivo ci sarà

- piccola domanda, collegata a quanto detto prima: ma nei primi giorni di guerra, i giornali non dicevano che il regime di Putin era prossimo al crollo e che le proteste contro la guerra si diffondevano a macchia d’olio in tutto il Paese?

- Mattia Santori, la sardina, parla in Consiglio Comunale del lutto tremendo di un amico a cui sono morte delle oche. Ripeto: due oche uccise da un molosso. Ma la cosa migliore è che le condoglianze le ha fatte “a nome del gruppo Pd”. Meraviglioso

- interessante sondaggio di Repubblica sulle armi da mandare a Kiev. Secondo i dati, sono più gli italiani che ritengono sbagliata la spedizione di armamenti all’Ucraina (38,6%) di quelli a favore (37,7%). Non solo: il 37% ritiene che le sanzioni alla Russia siano un male per l’economia e non aiutino a risolvere il conflitto. Mi pare un dato interessante, non esattamente rappresentato nel Parlamento italiano

- ve lo avevo detto qualche giorno fa, ma occhio ai dati che arrivano dalla Francia. Marine Le Pen infatti sogna il colpaccio e il merito potrebbe andare tutto a Eric Zemmour. Quando a destra della leader del Rassemblement National c’è uno estremista come lui, tu che fino a ieri venivi considerata una fascista diventi quasi moderata. Nessuno si ricorda che vieni dal Front National e magari al ballottaggio non si schiera contro di te aprioristicamente

- sul Domani Gianni Cuperlo, il parlamentare Pd, intervista il giornalista Michele Serra. Inversione dei ruoli. Ma vi pare una cosa normale?

- c’è un dettaglio che bisogna conoscere nella cacciata dei diplomatici russi dall’Italia. Erano spie? Probabile, così come noi mandiamo spie nelle nostre ambasciate di mezzo mondo (se non lo facessimo, saremmo dei cretini). Il punto è che normalmente quando una spia viene “pizzicata” all’interno del corpo diplomatico di uno Stato non la si espelle seduta stante. Anzi: la si tiene come un gioiello prezioso. Perché si tratta di un operativo di uno Stato ostile che non sa di essere già bruciato e opera come se non lo fosse. Diventa una fonte inesauribile, o quasi, di informazioni per il controspionaggio. Espellerli significa avviare un ricambio, quindi ripartire da zero con le indagini. E non bisogna essere James Bond per capire che non è affatto facile

- signori miei, che fine hanno fatto i “negoziati”? Sbaglio io, o sono scomparsi dai radar di questa guerra?

- “Credo ragionevolmente in un tempo che va da 24 a 36 mesi da oggi dovremmo essere indipendenti” dal gas russo, afferma il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani. Detto così sembra poco, ma avete iodea di quante cose succedono in 3 anni. Pensate a voi stessi: cosa succedeva 3 anni fa? Non avevate un figlio, lavoravate in ufficio, non c’era il Covid, Salvini era al ministero dell’Interno.

Una vita fa? Esatto: ci vorrà una vita per essere indipendenti dalla Russia, con tutti di dolori che ne conseguiranno

- l’ipocrisia dell’Occidente è un po’ questa: definisce Putin come Hitler e poi dall’inizio della guerra ha versato 1 miliardi di aiuti a Kiev e 35 miliardi a Mosca per il gas

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